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Inchiesta mozzarelle

Oggi è “di scena” una mozzarella molto diffusa. La “S. Lucia” della società Galbani.
Questa mozzarella viene prodotta negli stabilimenti italiani della Galbani del paesino di Corteolona in provincia di Pavia.
Il prezzo è di € 0,75 per la confezione singola e di € 1,78 per la confezione “tris”, con costo al chilo rispettivamente di € 7,50 per la prima, e di € 5,60 per la seconda.
Questa mozzarella, quindi, viene prodotta in Italia!

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Commenti

  1. QUESTA MIA E' UNA PROVOCAZIONE: SE SI ROCCOGLIESSE TUTTO IL LATTE REGIONE PER REGIONE E TRASFORMARLO NELLO STESSO TERRITORIO DELLA REGIONE STESSA, RAGGIUNGEREMO SECONDO LA MIA PROVOCAZIONE TUTTI I RISULTATI CHE VANNO DALLA QUALITA' DAL PREZZO SIA ALLA VENDITA CHE AL PRODUTTORE AVENDO COSI' LA TRACCIABILITA' ED IL CONTROLLO SUI PREZZI E SULLA QUALITA'.............

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  2. (PRIMAPRESS) ROMA - "Dalle frontiere italiane passano ogni giorno 3,5 milioni di litri di latte sterile, semilavorati, cagliate e polveri di caseina per essere imbustati o trasformati industrialmente e diventare magicamente mozzarelle, formaggi o latte italiani, all’insaputa dei consumatori. E’ quanto ha denunciato il presidente della Coldiretti Sergio Marini al valico del Brennero dove migliaia di allevatori e coltivatori provenienti dalle diverse regioni stanno manifestando a difesa del Made in Italy dopo lo scandalo della mozzarella blu prodotta in uno stabilimento tedesco e venduta con nomi italiani come “Fattoria Paradiso”. In Italia secondo i dati elaborati dalla Coldiretti sono arrivati nel 2009 ben 1,3 miliardi di litri di latte sterile, 86 milioni di chili di cagliate e 120 milioni di chili di polvere di latte di cui circa 15 milioni di chili di caseina. Complessivamente in Italia sono arrivati 8,8 miliardi di chili in equivalente latte (fra latte liquido, panna, cagliate, polveri, formaggi, yogurt e altro) utilizzati in latticini e formaggi all’insaputa dei consumatori e a danno degli allevatori perché non è obbligatorio indicare la provenienza in etichetta. Il 68 per cento del latte importato viene da Germania, Francia e Austria, ma è rilevante anche la quota da paesi dell’est come la Polonia (5 per cento), la Lituania (3 per cento), la Slovenia (3 per cento) e l’Ungheria (3 per cento). Si utilizza anche moltissima cagliata congelata (un semilavorato industriale) proveniente da paesi lontani come la Lituania che nel 2009 ha aumentato le importazioni verso il nostro paese del 20 per cento rispetto anno 2008. Considerando una produzione nazionale di 10,9 miliardi di chili, la Coldiretti stima che tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro venduti in Italia sono stranieri mentre la metà delle mozzarelle in vendita sono fatte con latte o addirittura cagliate provenienti dall’estero, ma nessuno lo sa perché non è obbligatorio indicarlo in etichetta. Le cagliate congelate da impiegare nella produzione di mozzarelle arrivano principalmente da Lituania, Ungheria, Polonia, Germania, ma la loro presenza non viene indicata in etichetta perché non è ancora obbligatoria l'indicazione di origine. Oltre ad ingannare i consumatori, si tratta di una concorrenza sleale nei confronti dei produttori che utilizzano esclusivamente latte fresco, perché per produrre un kg di mozzarella “tarocca” occorrono 900 grammi di cagliata dal costo di meno di 3 euro/kg, mentre il prezzo al pubblico di un kg di mozzarella vaccina di qualità non può essere inferiore ai 6/7 euro/kg. Le stalle italiane peraltro sono le più controllate e ci sono circa 6000 veterinari contro i mille della Francia, con una media di un controllo ogni 5/6 giorni. Tra gli obiettivi della mobilitazione presentati dal Presidente della Coldiretti Sergio Marini ci sono: Rendere obbligatoria l’indicazione in etichetta dell’origine territoriale del latte a lunga conservazione e di quello impiegato per le produzioni casearie. Rendere obbligatoria l’indicazione nell’etichetta dei formaggi, come le mozzarelle e i latticini, delle sostanze diverse dal latte quali le cagliate prelavorate utilizzate come ingredienti nonché la loro origine territoriale. Vietare l’uso di caseine, caseinati e proteine concentrate del latte nella fabbricazione dei formaggi. Rendere pubblici i dati relativi alle ditte di destinazione delle importazioni di latte dall’estero attraverso internet."
    Lo stesso discorso si può fare per l'olio imbottigliato in italia o prodotto con olive molite in italia ma dalla provenienza dubbia.
    L'unica cosa è andare direttamente in azienda a comprare frutta, verdura, carne, latte e formaggi ecc.
    Ci si renderà conto che tutte queste delizie non crescono sui banchi dei supermercati e che sono frutto del duro lavoro degli agricoltori, lavoro che è sempre più sottopagato.

    Nino Miceli

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  3. Disegno di legge sull'etichettatura obbligatoria di origine degli alimenti.

    Il problema non riguarda pero' solo le mozzarelle poiché, due prosciutti su tre venduti come italiani che sono provenienti da maiali allevati all'estero, tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro sono stranieri senza indicazione in etichetta, oltre un terzo della pasta ottenuta da grano che non è stato coltivato in Italia all'insaputa dei consumatori.

    Per questo va sostenuta in Parlamento l'approvazione del disegno di legge sull'etichettatura obbligatoria di origine degli alimenti che al Senato e' già stato ampiamente condiviso' sia in commissione Agricoltura che in Aula.

    Un segnale incoraggiante è appena arrivato dal Parlamento Europeo che, sotto il pressing della Coldiretti, ha votato finalmente a favore dell'obbligo di indicare il luogo di origine/provenienza per carne, ortofrutticoli freschi e appunto prodotti lattiero caseari.

    Per l'Italia significa anche valorizzare il vero Made in Italy in una situazione in cui negli ultimi anni con la mobilitazione a favore della trasparenza dell'informazione, la Coldiretti è riuscita a ottenere l'obbligo di indicare la provenienza per carne bovina, ortofrutta fresca, uova, miele latte fresco, pollo, passata di pomodoro, extravergine di oliva ma ancora molto resta da fare con l'etichetta che è anonima per circa la metà della spesa: dai formaggi ai salumi, dalla pasta ai succhi di frutta.

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