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EPAP botta e risposta 2°

Pubblico oggi un articolo del collega dott. agr. Alberto Grimelli; domani la replica del dott. geol. Arcangelo Pirrello, Presidente dell'EPAP.
Gestione Epap. E' ora di cambiare: mors tua, vita mea 
Le scuse stanno a zero, quasi quanto i quattrini in cassa. La gestione finanziaria dell'Epap è deficitaria. 
Vi sono 75,5 milioni di  ragioni  a  testimoniarlo.  Scoperti  i  responsabili  forse  è  il  caso di applicare  un vecchio detto: chi rompe paga e i cocci sono suoi 
di Alberto Grimelli

Gentile Presidente Pirrello, 
sono lievemente turbato dai toni e dai contenuti dei suoi ultimi editoriali che, naturalmente, essendo iscritto Epap, seguo con attenzione, sperando di trovarvi segnali di speranza e di ottimismo. 
Ogniqualvolta ricevo infatti un articolo da parte del Dott. Roberto Accossu ho un travaso di bile. Possibile che i soldi vengano gestiti con tale e tanta disinvoltura? Possibile accumulare, anno dopo anno, perdite tanto gravi? 
Va bene Lehman Brothers ma ormai è accaduto anni fa e le perdite dovrebbero essere già ripianate. Invece la falla si apre sempre più, almeno stando ai dati e ai numeri, mai confutati, forniti dal Dott. Accossu. 
In  effetti,  glielo  debbo  riconoscere,  è  parecchio  arduo  confutare  numeri  che  provengono  dagli  stessi  bilanci dell'Epap o, tutt'al più, dalla Corte dei Conti, ma almeno si può provare, magari con un po' di umiltà e rispetto nei confronti degli iscritti alla Cassa. 
Già, perchè, il sottoscritto si sente bellamente preso per i fondelli, dal che un doppio travaso di bile, quando lei afferma “investire non è facile, ciascuno di noi, oggi come oggi, se ereditasse mezzo milione di euro avrebbe serie difficoltà ad investirlo in modo sicuro e redditizio, provare per credere.” La prossima mossa dell'ente quale sarà? Indire un referendum su quale investimento è migliore? Avviare una consultazione pubblica per ricevere suggerimenti e consigli? In realtà, poi, per avere rendimenti migliori di quelli ottenuti nel 2012 e da lei dichiarati (4%)  sarebbe  bastato  investire  in  Btp  italiani.  Non  parlo  della  Borsa,  che  per  lei  certamente  ha  un  profilo eccessivamente “speculativo”.  Mi riferisco proprio ai  tanto  deprecati  titoli di  debito pubblico  italiani.  Rischiosi forse? Più dei titoli tossici della Lehman Brothers? 
Va beh, andiamo oltre. “E allora succede che un titolo può guadagnare e un altro può perdere; tutto questo è 
contenuto  in  un  ben  definito  progetto  di  investimento  che  coinvolge  il  Consiglio  di  Indirizzo  Generale  e  il Consiglio d’amministrazione, oltre a un consulente e a esperti dell’ufficio finanziario interno all’Epap” Lo ha detto lei, nero su bianco. Bene, bene. Scopriamo alcune cose. Prima di tutto che i nostri soldi vengono giocati come al Casinò. Rosso vince, nero perde... Da rabbrividire e in secondo luogo che queste scommesse sono avvallate da un bel terzetto: CDA, CIG e consulenti vari. Finalmente, c'è voluto un po' ma meglio tardi che mai, possiamo scoprire i nomi e i cognomi dei responsabili dei conti in disordine dell'Epap. 
Già  che siamo  in vena  di proposte, gliene  lancio io  una. Perchè non  applicare anche all'Epap un vecchio  e saggio  detto? Chi rompe paga  e i  cocci  sono  suoi... Mi  ballano  in testa 75,5 milioni di  ragioni  per  applicare questo proverbio. A titolo personale, esprimendole la mia più sincera sfiducia nella gestione della Cassa, chiedo gentilmente o le dimissioni, in massa, dei suddetti organi, o la fornitura, già a partire da quest'anno, di una nutrita 
scorta di Maloox per ciascun iscritto. Sono sicuro che il bruciore di stomaco aumenterà alla lettura del nuovo 
bilancio e prevenire è meglio che curare. Almeno  si  eviterà  di avere  un'intera generazione  di agronomi con 
l'ulcera. 
Come ha  infatti avuto la compiacenza  di ricordare  a un  giovane professionista come  il  sottoscritto,  la nostra pensione sarà da fame, almeno avrò la speranza di non mangiarmela tutta in medicine. 
Condivido, forse l'unico punto su cui siamo d'accordo, il suo appello alla creazione di montanti più sostanziosi al fine di avere pensioni adeguate. 
Da qui in poi, però, le strategie divergono completamente. Lei vuole aumentare i contributi, tutti, soggettivo e integrativo, al fine di garantire questo risultato. Di per sé non è una strategia sbagliata se non fosse che io devo avere fiducia nelle persone a cui verso una buona percentuale del mio reddito, altrimenti tenderò a tenermelo e a gestirmelo in proprio. La fiducia si conquista giorno per giorno e sulla base dei risultati ma questi ultimi scarseggiano in Epap. Sapere che la gestione dei fondi  viene fatta come al Casinò non mi conforta, anzi,  a questo punto, sperpero per sperpero,  preferiscono giocarmeli  dove voglio  e  con  chi  voglio.  Li  perderò?  Almeno  me  li  sarò  goduti.  Forse  è  questa  la  motivazione  per  cui  solo un'esigua minoranza si avvale della possibilità di pagare percentuali di contribuzione più elevate?  Forse non solo il sottoscritto si sente cornuto e mazziato. 
E' la  stessa sensazione,  ahimè,  che  sentiranno  a  breve  chi, come il sottoscritto,  è  passato per il triennio di contributi dimezzati. Infatti per i primi tre anni di iscrizione alla Cassa, il professionista può versare la metà dei contributi  previsti.  A  prima  vista  un'agevolazione,  solo  dopo  qualche  tempo  si  percepisce  la  fregatura. 
Versamenti dimezzati equivale a pensione dimezzata. Era sicuramente nobile l'intento di aiutare l'avvio d'attività da  parte  dei  giovani  ma  così  li  si  penalizza.  Sarebbe  stato  molto  diverso  se  la  differenza  tra  quanto effettivamente versato e il dovuto fosse stata coperta con contributi figurativi, a spese dell'Epap. Già ha un costo, che però potrebbe essere coperto dal fondo di riserva, riempito con i guadagni di un'attenta gestione finanziaria. 
Con  un  fondo  di  riserva  si  possono  fare  molte  cose,  come  ad  esempio  chiedere  al  Ministero  vigilante  di aumentare i montanti. 
Già, che stupido, dimenticavo. Ora è vuoto. O quasi. 
Chiudo con un'altra locuzione, latina ma d'origine medioevale: mors tua, vita mea. Francamente non ho molta 
voglia di morire di fame in vecchiaia. Tragga lei le conclusioni. 
Distinti saluti 
di Alberto Grimelli 

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