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La perdita di identità nazionale 2°

Ho sempre lamentato che qui sul blog in pochi, rispetto alla mole dei visitatori, non commentino i post, e non solo: quando lo fanno ... lo fanno in modo "anonimo".
Su Facebook, invece, i commenti "con nome e cognome" fioccano a volontà. Non lo comprendo ...
Comunque ... pubblico qui sotto, per "i non possessori di profilo Facebook", i commenti di ieri ricevuti sul social network a questo post, così che tutti possano leggere.


  • Lina Arena non mi sorprende la presenza degli stranieri nelle nostre o ex nostre imprese agroalimentari. Se siamo in tempi di globalizzazione e cerchiamo disperatamente l'investimento straniero non capisco poerchè le imporese agroalimentari non debbano varecare il confine.
  • Franco Nastasi È proprio la globalizzazione che sta portando al fallimento molte imprese, soprattutto agricole.
    23 ore fa tramite cellulare · Non mi piace più · 2
  • Umberto Liuzzo Speriamo ci resti l'intelligenza e la fantasia !
  • Pierpaolo Vecchio ........e l'elenco mi sembra incompleto!!
    Mah?
    21 ore fa tramite cellulare · Non mi piace più · 1
  • Gaetano Trovato Mi viene il panico!
  • Felice Genovese Non si capisce come questo trend verso l'estero non venga bloccato dai nostri governanti dalle nostre istituzioni creando condizioni interessanti per il mantenimento delle aziende, per facilitare le assunzioni, per minimizzare contributi e burocratichese ,ma dove li vogliono cercare i posti di lavoro? Nel perdere quelli che ancora resistono con grandissime difficoltà !?!?!?!?!?
    20 ore fa tramite cellulare · Non mi piace più · 1
  • Salvatore Fiore troppo tardi ci accorgiamo di cosa ci succede davanti al naso, già dalla fine degli anni 90 e nel primo quinquennio del 2000 con la fusione ed il disinteresse delle associazioni di categoria e delle unioni dei produttori, il mercato dell'agroalimentare...Altro
  • Delfo Fusillo Il trend presente nell'agroalimentare esiste anche nel settore del lusso (pensiamo a Valentino Gucci Bulgari Loro piana etc finiti in mani straniere) ed è riconducibile semplicemente alle nuove dinamiche commerciali e ai mercati sempre più globali ed interconnessi. Personalmente gli ingressi stranieri non mi preoccupano perché l'integrazione di aziende medio-piccole in grandi gruppi permette loro di raggiungere nuovi mercati in modo più competitivo (penso a Lactalis nell'alimentare e Lvmh nel lusso). Inoltre se l'azienda è sana e produce bene la proprietà straniera non dovrebbe avere nessun interesse a smembrare. La difesa dell'italianità a tutti i costi, vedi Telecom e Alitalia, produce orrori.
    19 ore fa tramite cellulare · Non mi piace più · 2
  • Franco Nastasi Vorrei solo che il prodotto si vendesse bene, dopodichè non mi interesserebbe più il premio unico, mis 214, 121, eccecc. Vorrei solo che si lavorasse bene con giusti profitti senza elemosinare alcunchè.
  • Francesco Sorge Ma i nostri "politici" capiscono questo? 
    Provi a spiegare loro, attraverso la Sua associazione, il significato della Sua corretta interpretazione di questo fenomeno che di seguito ripeto: ***non ci troviamo in uno di quei tanti casi che un imprenditor
    ...Altro
  • Gaetano Piazza Tema enorme che coinvolge anche l'evoluzione o involuzione organizzativa delle aziende arrivate alla ennesima generazione che spesso non intende più proseguire l'attività degli avi... L'Italia soffre anche di una gravissima forma di deimpreditorialità... (almeno a certi livelli) unita ad un'assurda e tendenzialmente fallimentare voglia di finanziarizzazione dei patrimoni aziendali. Altrettanto grave vedrei la moria continua di piccole attività artigianali e delle produzioni alimentari di nicchia che condividono col primo caso la perdita di interesse dei figli, attratti al Sud da modelli di vita e lavoro diversi che in fondo rifiutano l'evoluzione delle loro imprese con quel pizzico di managerialità che potrebbe salvarle e garantire i risultati economici. Siamo allo sbando, senza visione del futuro, incapaci di affermare coi fatti i principi e i valori che potrebbero salvare la nostra economia. Parlarne aiuta, non bisogna perdere la speranza e la voglia di provare a cambiare le cose.
    19 ore fa tramite cellulare · Non mi piace più · 1
  • Delfo Fusillo Due temi importanti toccati da Gaetano Piazza: la deimprenditorialità Italiana collegata ad un capitalismo troppo spesso di relazione e troppo poco legato agli investimenti e alle strategie aziendali di medio-lungo periodo. Sulla finanziarizzazione del patrimonio aziendale basti pensare a cosa era diventata con i Tanzi la Parmalat (passata poi ai francesi di Lactalis).
    16 ore fa tramite cellulare · Non mi piace più · 2
  • Francesco Di Pino Rifletto spesso sulle parole che Oscar Farinetti ripete in tutte le occasioni, il mondo intero apprezza il made Italy se solo riuscissimo a valorizzare le nostre risorse agro alimentari e il nostro patrimonio turistico diventeremmo la prima economia mondiale. Quello di cui siamo carenti è una classe politica e imprenditoriale. Non possiamo continuare a demandare ad altri il ruolo di vendita dei nostri prodotti.Non si va da nessuna parte se noi agricoltori non riusciamo a fare squadra.
  • Paolo Rapisarda Si dice sempre che l'Italia ha due eccellenze: i beni culturali immateriali e materiali e i prodotti agroalimentari. I primi languono in uno stato di quasi abbandono a causa della assenza di una politica di sviluppo; i secondi, è il caso di prenderne atto, salvo rare eccezioni (Barilla, Ferrrero), non sono più sotto controllo italiano e questo si riflette anche sulla qualità delle produzioni che si rivolgono sempre più ad un consumatore globalizzato senza confini geografici e di produzione. Il ‘galbanino’, la birra ‘peroni’ o il ‘cornetto algida’ possono essere prodotti in Italia, ma anche in Albania o Romania. Il nuovo approccio disinvolto del marketing sviluppato dalle multinazionali titolari dei marchi è quello di porre in evidenza la ‘marca’ e non l’origine geografica del prodotto. 
    Caro Corrado, ci rimangono ancora, non so per quanto tempo, le medie, piccole e micro imprese che valorizzano le specificità agroalimentari di nicchia e che con tante difficoltà e sacrifici si scommettono ogni giorno privilegiando al proprio interno la tradizione e la qualità.

Commenti

  1. rimango basita di fronte alla critica feroce che gli esperti del settore rivolgono agli investimenti stranieri. Ma allora diciamolo chiaramente che la globalizzazione è solo una favola per gli allocchi. Se il galbanino viene prodotto in Albania mi può solo preoccupare per le condizioni igieniche locali ma non certamente per la produzione in sè e per sè.. Se l'Albania produce e mette il latte od altro prodotto ci sarà un utile anche per noi. Oppure no? Dove le mettiamo le regole dell'economia capitalistica ? Dove sta Paolo Giglio? Perchè non interviene?

    RispondiElimina
  2. Secondo me bisogna considerare che in una certa misura l'Europa ha degli organi di controllo e se la liberalizzazione dei mercati arriva dall'Europa, ma noi non facciamo che criticarla, facciamo un grande favore ai potentelli nostrani. L'Europa ha anche degli organismi di controllo per cui sarebbe utile anche utilizzarli.

    Ad esempio, in questo portale sono segnalate alcune procedure semplificate di gestione di atti, che se effettuate tramite la Comunità europea, divengono direttamente esecutivi rispetto alle istituzioni (burocrazia) nazionali: https://e-justice.europa.eu/home.do?plang=it&action=home

    Poi per i rapporti (a volte critici) con gli organi comunitari c'è il mediatore europeo (obundsman): http://www.ombudsman.europa.eu

    Poi c'è l'ufficio di tutela della concorrenza, date un occhio a questa pagina (purtroppo son tutte scritte in inglese): http://ec.europa.eu/competition/sectors/professional_services/overview_en.html

    Insomma le tutele ci sono, però in Italia i nostri politici e burocrati fanno lo sport di parlar male della Comunità europea e poi scaricano su di essa la responsabilità delle loro manchevolezze, così ai cittadini sfiduciati mai verrebbe in mente che proprio la Comunità europea li può aiutare..

    Concorrenza: http://ec.europa.eu/competition/sectors/professional_services/overview_en.html
    e
    http://ec.europa.eu/competition/index_en.html

    saluti a tutti

    RispondiElimina

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