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L'inaugurazione dell'Anno Accademico Universitario


Ieri pomeriggio mi sono recato all'Aula Magna del Monastero dei Benedettini di Catania per assistere alla cerimonia dell'inaugurazione dell'Anno Accademico Universitario, alla presenza del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
Sotto troverete le foto che ho ripreso.
Ma la sorpresa più grande è stata quella di ascoltare il rappresentante degli studenti, Giovanni Magni, parlare col cuore, con enfasi, con sicurezza, con fervore, con i toni di chi lancia la sfida della conquista del futuro, ma con la correttezza e l'educazione che tutti noi spesso non troviamo "in giro".
Mi aspettavo che si sarebbe emozionato ... invece ... mi sono emozionato io!
L'ho applaudito di cuore.
All'uscita l'ho incontrato; mi sono fermato. Mi sono presentato. Gli ho fatto i complimenti. Gli ho chiesto che facoltà frequentasse "Economia e Commercio" mi ha detto.
Gli ho fatto i complimenti più volte. Gli ho detto che avevo molto apprezzato il fatto che non si era commosso, e gli ho confessato che io invece si.
Gli ho dato una pacca sulla spalla. Gli ho fatto gli auguri e gli ho detto di continuare così.

Ammetto che conoscere ragazzi così determinati è una fortuna preziosa, che non capita tutti i giorni e che non capita a tutti.
Oggi sono stato fortunato.

Giovanni un esempio per tutti i ragazzi!

Ecco il testo del discorso che ha fatto:


Signor Presidente, magnifico Rettore, Autorità presenti, Professori, Personale tecnico amministrativo, Studentesse e Studenti, Signore e Signori vorrei iniziare ringraziando l’Università Pubblica che, seppure con grande difficoltà, è ancora qui con noi. Mi rivolgo ad essa come al più alto grado del sapere, l’apice del percorso formativo di ogni cittadino italiano. Credo proprio che molti in Italia non abbiano effettivamente compreso, o probabilmente preferiscono non curarsene, il ruolo preponderante che l’Università recita nel contesto della crescita della società e del Paese intero.
Martin Luther King diceva: “I have a dream” e se è vero che sono i sogni a dare forma al mondo, quale futuro può avere la nostra terra se non ridiamo un sogno ai nostri giovani ? Il mio sogno è quello di vivere, formarmi e realizzarmi professionalmente nel paese che amo, che mi ha dato i natali e soprattutto di contribuire attivamente al suo progresso.
L’Italia, un tempo paese di sogni e sognatori, non lascia più spazio alle ambizioni dei giovani, non accoglie più con fierezza i suoi “cervelli”, non li coccola e ne fa un fattore critico di successo, bensì li lascia andare all’estero, dove fanno la fortuna di altri paesi e imprese che, a differenza del nostro, sono disposti a scommettere su chi dimostra di valere o di volere.
L’Italia investe poco e male in formazione scolastica e universitaria, i continui tagli al settore pubblico ne sono la prova più lampante. Questo però deve portare tutti noi a riflettere sulla risposta ad una domanda basilare: c’è davvero qualcosa di più importante su cui investire rispetto alla formazione e al Diritto allo studio ?
Lo Stato deve investire di più e meglio. Non possiamo continuare a essere tra i Paesi che impegnano meno risorse nell’istruzione, non possiamo continuare a essere il fanalino di coda europeo per gli investimenti sul Diritto allo studio, non possiamo accettare di essere un Paese in cui gli studenti vengono spesso ascoltati con superficialità e paternalismo.
Bisogna precisare un aspetto cruciale, investire sull’università è differente dall’ investire sul Diritto allo Studio. Questi due percorsi devono essere seguiti parallelamente, in modo tale che il risultato finale sia un’Università di grande qualità e realmente accessibile a tutti.
Non è pensabile che studenti meritevoli ma privi di mezzi economici, non possano continuare i propri studi a causa dei tagli alle borse di studio che con sacrifici si sono conquistati, e che adesso vedono sfumare assieme a tutti i loro sogni . E’ innegabile che il sistema paese stia vivendo un momento economico poco florido, ma è allo stesso modo innegabile che i soldi a disposizione delle istituzioni siano investiti in maniera poco efficiente. La storia economica insegna che l’unico modo per uscire da una crisi è investire, e la nostra Regione deve prendersi la responsabilità di finanziare l’Università ed i suoi giovani migliori.
E’ l’unica via di fuga che abbiamo dalla situazione attuale, l’unica strada per risollevarci, e poi Signore e Signori, se non crediamo nei nostri mezzi, a cosa dovremmo credere?
Quello che mi sento di esprimere oggi è un sentimento di timore per ciò che aspetterà gli studenti nel post laurea. Non si vedono progetti validi che coinvolgano i neo laureati, la disoccupazione giovanile è ai massimi storici e l’imprenditoria sta attraversando un periodo drammatico. Nasce così la necessità di abbandonare questa terra e andare all’estero, d’altronde negli Stati Uniti si fa molta ricerca, in Canada si lavora tanto, in Germania vieni pagato il triplo e in Australia stanno disperatamente cercando laureati.
I dati Istat dicono che il numero di laureati che partono negli ultimi dieci anni è cresciuto di tre volte, superando addirittura le fughe dei non laureati. Noi ragazzi siciliani faremo la valigia una sola volta e torneremo in questa bella terra solo per le vacanze. Se non si riesce a invertire questo trend, sarete responsabili della perdita del capitale umano più pregiato, giovane, colto e preparato senza il quale non ci può essere futuro per la Sicilia e per l’Italia.
La necessità di partire per trovare lavoro non è ascrivibile a pura esterofilia, ma costituisce una perdita cospicua, economica, ma soprattutto culturale. Ebbene io credo che la collaborazione stretta tra l’Università e le Istituzioni, Regione in primis, sia la chiave di volta per sbloccare questa delicata situazione.
L’obiettivo che ci si deve primariamente porre è quello di rendere la Sicilia terra dove un futuro, non è solo possibile, ma auspicabile. Per fare questo però bisogna puntare sull’internazionalizzazione e sullo sviluppo del territorio; sulla creatività e sull’intelligenza dei giovani competenti; dobbiamo ridare ossigeno e credito a questo sistema universitario pubblico. Apriamo dei canali preferenziali con le imprese nostrane che mai come in questo momento hanno bisogno di menti sveglie e affamate.
Viene in mente quell’incredibile discorso rivolto ad un gruppo di studenti, come quelli che rappresento qui oggi, dal più grande visionario del secolo, Steve Jobs, del quale ognuno di noi dovrebbe cogliere l’essenza, vivere ogni giorno come se fosse l’ultimo, stay hungry, stay foolish, credetemi, un popolo con un indole più hungry e più foolish del nostro non esiste.
Signor Presidente, magnifico Rettore, Professori, Personale, Colleghi e gentili Ospiti vorrei concludere questo breve discorso con degli omaggi sinceri. Ringrazio gli studenti che ogni giorno si impegnano e si applicano per migliorare questa Università e che credono nel valore del Sapere e della Conoscenza. Ringrazio i veri Docenti che decidono di lavorare con passione, interesse e voglia di trasferire la propria esperienza agli studenti che guidano in questo percorso tanto complesso quanto affascinante. Ringrazio infine il magnifico Rettore, per l’aria di rinnovamento e di fiducia che il suo mandato ha portato a tutto l’Ateneo.
Oggi, signor Presidente, ci appelliamo a Lei come ultimo baluardo istituzionale di garanzia chiedendo di comprenderci, di farsi portavoce dei nostri sogni, della nostra visione e delle nostre speranze. Compito dell’istruzione universitaria è di preparare i giovani per un posto di lavoro? No. È di insegnare allo studente a pensare. L’istruzione è molto più di ciò.
La conoscenza è potere, e un maggior numero di persone istruite rappresenta un potenziale per l’intera popolazione. Creare pensatori critici, un popolo di intellettuali, è un progetto molto più serio e profondo rispetto a quello di preparare esclusivamente le persone in vista di un posto di lavoro.
Buon anno accademico a tutti noi.



































Commenti

  1. Discorso impeccabile. Purtroppo stride con la realtà dei fatti. Lo studente in questione non ha avuto il coraggio - e non posso biasimarlo per questo - di denunciare il nepotismo ancora imperante all' interno della casta dei docenti universitari, una delle principali cause della mancata affermazione della meritocrazia.

    Fabrizio L.C.

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