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Assalto ortofrutticolo

Quante volte l'ho scritto ... quante volte lo scriverò ...
La GDO da un lato continua ad aprire punti vendita, indicandoli come possibili sbocchi occupazionali, dall'altro lato...  rimane imperturbabile alle continue richieste di mettere in vendita prodotti locali, o comunque nazionali.
Loro fanno acquisti centralizzati, e si comprende pure, con aste internazionali, alle quali partecipano tutti.
Risultato? Abbiamo un assalto internazionale dell'ortofrutta, ma anche dei prodotti da forno, dei detersivi, insomma ... siamo assaltati da produzioni internazionali.
E su questa problematica la parte politica che fa? Non dovrebbe intervenire? Non dovrebbe in qualche modo tutelare le produzioni nazionali?
E, come vedete dalle foto ... al MAAS, il mercato ortofrutticolo di Catania, arrivano bancali di pere dalla Spagna ... che mi auguro non vengano vendute come "pere di Bronte".

Commenti

  1. " E su questa problematica la parte politica che fa? "
    ARROTONDA!!! E si comporta come le famose tre scimmiette.
    Agogna l'apertura di nuovi punti vendita, non tanto per la formazione di nuovi posti di lavoro ma per avere essa un "vergine" bacino dove attingere a piene mani voti e consensi.

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  2. Siamo alle solite. Il nazionalismo continua a mietere vittime. Ma ci rendiamo conto che lItalia intanto è una parte dell'Europa e qui vige la libera circolazione della merce come delle persone. Chiedere cosa debba fare la parte politica presupponendo atti aut archivi è anacronistico. Il problema resta per il fatto che la nostra agricoltura non è sufficientemente competitiva in quanto ancora occupa troppe persone e per una mancata politica dei suoli che favorisce la rendita parassitaria e soprattutto l'agricoltura meridionale non è produttiva.

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    Risposte
    1. Egregio signor Puglisi, in riferimento all’accusa di Nazionalismo, credo che Ella faccia una “leggera” confusione tra Comunità Europea, che non tutti hanno capito bene cosa sia, e così articolata a cosa serva se non a favorire alcuni paesi comunitari, e gli inesistenti Stati Uniti d’Europa, che di sicuro sarebbero ben altra cosa. Pertanto appartenere alla C.E. non esclude l’identità Nazionale e un buon sano nazionalismo ben ci sta.
      Vero è che all’interno della Comunità vige la libera circolazione delle merci, ma delle merci prodotte dai paesi comunitari, nel rispetto della dichiarata provenienza d’origine.
      Le sembra corretto che nazioni come la Germania, dove l’agricoltura riveste un ruolo di secondaria importanza nell’economia nazionale, importi grandi quantitativi, ben oltre il fabbisogno nazionale, di prodotti agricoli da paesi extra-comunitari (non conto il Marocco in quanto c’è stata quella porcata di accordo), al fine di garantirsi l’export di quanto essa produce, e dopo aver intascato la tassa di sdoganamento si autolegittima a far liberamente circolare all’interno della C.E. nei punti vendita della sua GDO tali prodotti agricoli importati??? “intossicando” così tutte le piazze dei paesi produttori appartenenti alla comunità
      Ancor più grave c’è il fatto che non tutti i paesi appartenenti alla C.E. applicano le stesse aliquote e la stessa tassazione sui prodotti importati da paesi extra-comunitari, ma a nessuno questo interessa, così facendo si favoriscono canali preferenziali d’ingresso, il tutto a favore del paese importatore, (che spesso coincide con un non produttore di tali merci), il tutto a discapito e danno delle regioni comunitarie produttrici.
      Per quanto riguarda l’insufficiente competitività dell’agricoltura nazionale devo darle “ragione” ma non si può essere assolutamente competitivi se si è costretti a produrre a costi europei, e grazie al gioco sporco di alcuni paesi membri, vendere i prodotti a prezzi da terzo mondo…… Mediti su questo prima di sentenziare!!! Le ricordo che l’agricoltura in Italia è stato l’unico settore economico che sta sopportando meglio i contraccolpi della crisi.
      In quanto al fatto che secondo Lei l’agricoltura meridionale non sia produttiva, devo prenderne atto a capo chino, ma a parte i timidi tentativi (spesso falliti) di cooperarsi, in un territorio dove le vie di comunicazione sono cosi obsolete e/o inesistenti, dove la burocrazia soffoca ogni tentativo di crescita e non per ultimi la corruzione, la criminalità e il clientelismo regnano sovrani, più di quanto faccia il comparto agricolo per essere competitivo non credo sia possibile fare.

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