Un altro modo per poter "reperire" acque è quello di attivare le procedure per poter effettuare il "riuso" delle acque.
Acque utilizzate per gli usi domestici riutilizzate per l'agricoltura, per destinazione industriali, insomma, accumulare grandi quantità di acque per redistribuirle successivamente in altri settori, che altrimenti andrebbero disperse.
In questo campo le soluzioni ci sono, ma spesso per attuarle servono investimenti onerosi e, soprattutto, la realizzazione di reti di captazione e successiva redistribuzione.
Ma in situazioni di gravità, come quella in cui siamo attualmente in Sicilia, qualunque strada va percorsa.
Siamo a gennaio e sono mancate le piogge di novembre e dicembre scorso; la fine di gennaio ed la prima quindicina di febbraio sono altri mesi statisticamente piovosi: speriamo che le piogge siano abbondanti, altrimenti l'estate prossima sarà tragica per tutti.
E, per fortuna, la zona del catanese "ai piedi" dell'Etna, è parzialmente "salva", grazie alle falde che vengono alimentate proprio dal sistema idrico sotterraneo presente; ma tutto il resto della Sicilia?
No! no... signore no. Quello è il dito. Il Dottore Vigo sta indicando il gruppo stellare delle Pleadi.....
RispondiEliminaE' la strada da seguire nell'ottica della ottimizzazione della risorsa idrica complessiva, ma la mancanza di direttive da parte della Regione Siciliana ha consegnato alla burocrazia l'alibi per opporsi o quanto meno ritardare ogni processo di sviluppo in tale direzione. Dai nuovo governo ci si aspetta un segnale nel merito.
RispondiEliminauna goccia d'acqua che va mare in Sicilia è uno sacrilggio
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