Sfatiamo oggi il concetto che alcuni "politici" vogliono far passare, ovvero quello dell'acqua "privata".
L'acqua, da che mondo è mondo, è pubblica, ma viene concessa ai privati per la ricerca, la captazione, l'utilizzazione e la distribuzione.
Ovviamente i costi vanno rimborsati ed insieme ad essi anche un guadagno per chi la "gestisce".
Poi ci sono i Consorzi, ma questa è un'altra storia, dove l'efficienza non è quella delle società private.
E ci viene in soccorso sul concetto di acqua pubblica la Legge n. 36/1994, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 14 del 19-01-1994 - Suppl. Ordinario n. 11, che all'art. 1 recita:
Tutela e uso delle risorse idriche1. Tutte le acque superficiali e sotterranee, ancorche' non estratte dal sottosuolo, sono pubbliche e costituiscono una risorsa che e' salvaguardata ed utilizzata secondo criteri di solidarieta'. 2. Qualsiasi uso delle acque e' effettuato salvaguardando le aspettative ed i diritti delle generazioni future a fruire di un integro patrimonio ambientale. 3. Gli usi delle acque sono indirizzati al risparmio e al rinnovo delle risorse per non pregiudicare il patrimonio idrico, la vivibilita' dell'ambiente, l'agricoltura, la fauna e la flora acquatiche, i processi geomorfologici e gli equilibri idrologici. 4. Le acque termali, minerali e per uso geotermico sono disciplinate da leggi speciali.
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