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Le letterine di Lina Arena - non uccidete il teatro


 Pubblico l'ultima "letterina" ricevuta dall'avv. Lina Arena.

 Dai social e dai giornali ci giunge  un  lungo e persistente  grido di dolore  che vuole impedire la fine del teatro. Il significato profondo del grido di dolore lo comprendono tutti. Tutti amano il teatro ed in molti ci hanno perso la vita ed i beni. Senonchè  la crisi in cui versa la Finanza italica  ha ucciso non solo il Teatro ma anche i teatranti. Il grido che ancora si avverte nelle contrade è solo un ECO, un ricordo del tempo che fu. Il sipario è calato su tutto. Ha coperto tutto. Ha seppellito financo le maschere e quelli che si nascondevano dietro le maschere. Dove sono gli attori, i registi, i costumisti, gli elettricisti, i truccatori , gli arredatori dei teatri?Dove sono i musicanti ed i fini dicitori? Mi risponderete: nelle sale di registrazione  a fare lo streaming. Li rivedrete nel vostro telefonino; nella vostra TV; sull'Ipad.Ma vi sbagliate. Non sono gli stessi di prima. Sono solo ombre. Sono fantasmi. Il teatro vero è solo quello che ti sta di fronte e che vuole o  essere applaudito oppure contestato. Ha bisogno del volto amico o nemico che gli dica in faccia, dal vivo, sei bravo oppure sei una schiappa. Per i viventi della vecchia generazione, il teatro era vita vera. Non amava le immagini in TV e diffidava delle registrazioni. Il teatro era l'ideologia vivente del sistema. Ti rimetteva nel corso dei binari delle idee della vita. Ti convalidava le idee buone e riusciva financo a far diventare arte l'aspetto cattivo della vita. Nell'oggi ,il cattivo rimane tale e quale e  neanche un clic riuscirà  a rimetterlo sulla scena in carne ed osa. A questo punto non  ci rimane che constatare la fine del teatro così come lo abbiamo conosciuto e praticato. E' vissuto perchè c'erano i soldi. Finiti i soldi è finito il teatro e con esso gli attori  e i teatranti. C'è solo da sperare  nell'etere.Nello spazio che fu di Chagal , il primo a capire che l'arte del dire e del musicare  avevano bisogno  dello spazio per volteggiare e far danzare le note. Senza l'etere , i corpi si afflosciano e le note si schiacciano contro le pareti di cemento  dei forzieri che i ricchi hanno costruito per nascondere quel che hanno sottratto all'umanità. Avrà un futuro il teatro? Riavranno un'anima gli attori ?  Forse riemergeranno da quegli spazi  che hanno  eliminato  il denaro come spina dorsale della vita e le divinità che hanno retto i cordoni delle Borse.  Sarà possibile? Forse , perchè ancora ci sono i folli che credono in un futuro del genere. 

Lina Arena 

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