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risposta al virus dell'arancia pazza 3°

III PUNTATA
Oltretutto, in agricoltura sarebbe più semplice prevedere e prevenire perché le “mutazioni” sono quasi sempre la conseguenza prossima o futura delle decisioni politiche nazionali e soprannazionali. Il fatto è un altro. A chi interessa l’agricoltura ed i suoi virus? Dove sono gli uomini preparati nelle “fabbriche” della burocrazia e delle segreterie politiche? Eppure l’agricoltura è un bene sociale, ha rappresentato da sempre e rappresenta ancora la più grande polizza assicurativa di uno Stato ed è il primo soggetto a garantire la tutela del territorio concretamente. Oppure, oggi, non è più tempo di temere “carestie” grazie alla Cina, ad una certa Africa, a certe Americhe ecc. che assicurano il nutrimento (o l’avvelenamento) agli italiani ed agli europei e, circa la difesa del territorio, ci pensa, ormai, Pecoraio Scanio? La verità è che la nostra agricoltura è un po’ come la salute: ci si accorge quanto sia preziosa quando non la si ha più! Consentitemi, ora, di fare un salto a Castiglione di Sicilia prima di prendere la discesa per Taormina. Il concetto di Eradicazione. Vi sarete chiesti come mai sul “bugiardino” di alcuni farmaci (soprattutto antibiotici) spesso trovate la seguente avvertenza (più o meno):: continuare la terapia per 24 ore anche dopo la scomparsa dei sintomi. Non vi annoierò sul significato di questa avvertenza ma alla base vi è il concetto di eradicazione della causa e la totale remissione dell’organismo da quell’evento ed evitare pericolose ricadute per la presenza di qualche “ceppo” che si è mostrato “resistente” e che alla sospensione “precoce”della cura si troverebbe a pascolare e svilupparsi senza concorrenti. Ma voi ricordate qualche intervento agricolo che abbia fatto scomparire i sintomi? Personalmente non ricordo neanche di avere registrato iniziative che abbiano dato solo segnali positivi sui sintomi. Altro che continuare anche nelle 24 ore successive ….. ! Questa avvertenza ed altri comportamenti fin qui in parola, andrebbero copiati tali e quali per curare il virus dell’arancia pazza e di tutti gli altri virus agresti. La immaginate (anzi non bisogna immaginare nulla perché è tutto vivente) un’agricoltura mai guarita dalla disorganizzazione di mercato, dalle carenze infrastrutturali, dalla presenza di cooperative e associazioni inutili (che, spesso, si sono mangiate anche quelle buone) dove arrivano al pascolo pecore cinesi, africane, americane ed il gregge della generale libera concorrenza? Ovviamente, qui, oltre all’incapacità reattiva dell’agricoltura i cui mali non sono mai stati eradicati, c’è anche la politica. (continua)

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