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La clessidra

3859009140_0c643b98e3Una valanga di telefonate, una decina di email!
Ecco come riassumo la mattinata di oggi.
Il P.A.I. (Piano Aziendale degli Investimenti) fornito dall’Assessorato Agricoltura e Foreste, indispensabile per i progetti da finanziare con la misura 121 del PSR oggi è bloccato. Cosa è successo? Semplice: il “file” è limitato nel tempo, come fosse un software (ma software non è!!!!!) shareware.
E che ci trattano come “clienti” che “crackiamo” programmi?
Intanto il 10 di novembre si avvicina, ovvero la scadenza della prima sottofase, ma non siamo in grado di avere la versione finale del PAI; poi quella che abbiamo si blocca….è tutto dire!!!
Unico trucco per far funzionare il file è quello di portare la data del pc a ieri.
Ma è mai possibile che dobbiamo combattere anche per questo?
Ho chiamato il dott. Motisi dell’Assessorato, al quale ho riferito l’accaduto; dapprima non ci credeva, poi, appena verificato, mi ha detto che avrebbe provveduto a far risolvere il problema.
”Chiami il dott. Ciccarella” ho risposto “e faccia disinibire la protezione in scadenza”.
Il dott. Motisi mi è sembrato davvero senza parole.
Io … resto di stucco, perchè tocchiamo con mano una approssimazione che non ha pari nella storia! In 25 anni di professione, di approccio con la Pubblica Amministrazione questo è davvero il fondo!
Siamo stanchi di subìre queste cose, siamo davvero stupefatti. Sarebbe ora di darsi una bella regolata!

Il PAI risponde ad una clessidra, che oggi ha finito di far scorrere la sabbia!
Al posto della sabbia resta solo la rabbia!

Commenti

  1. Avv. Salvatore Blogghetti25 settembre 2009 alle ore 13:17

    Illustre Dottore Vigo,
    mai avrei potuto immaginare di spendere parte del mio – poco - tempo a perorare una causa che dista anni ed anni luce dal mio attuale vivere e sentire. Mai prima di oggi e, soprattutto, mai con la inconsueta modalità con cui mi accingo a farlo; ma ciò che ho testè letto mi da il destro per esporle quanto segue.

    La mia personale contiguità al mondo agricolo (perché di mondo si tratta con tutto ciò che ne consegue) è oramai ridotta a qualche sparuta amicizia e a qualche miserevole brandello di terreno che le insaziabili fauci del mio figliolo non sono riuscite a fagocitare.
    Ma, tant’è, nell’imponderabile alternarsi delle responsabilità e dei ruoli, ritorna sempre il tempo in cui gli anziani padri devono rifarsi carico dei propri figlioli.
    La prego, pertanto, di voler preliminarmente accettare le mie scuse sincere per il tempo che inopinatamente Le carpisco e La ringrazio sin da ora per la compiacenza che avrà avuto nel leggere la presente.

    Or bene, il mio figliolo non riesce a darsi pace per il da egli paventato mal funzionamento di un per me non meglio qualificabile strumento informatico per la elaborazione di dati messo a disposizione dalla Pubblica Amministrazione al fine di rappresentare il gramo bilancio economico-finanziario della Sua azienda agricola; elaborazione dati le cui risultanze starebbero a dimostrare – inequivocabilmente – se l’azienda agricola è nelle possibilità o meno di sostenere un investimento i cui costi sarebbero in parte coperti finanziariamente da una pubblica erogazione di denaro.

    Il mio sistema neuro vegetativo mal si adegua a riflettere con cognizione di causa sulla materia; cosa invece che, per Ella, ritengo essere un argomento di banale leggibilità così come dovrebbe esserlo per il mio figliolo che, dall’età di sei anni, ha vissuto più tempo riverso su per me incomprensibili diavolerie elettroniche che al desco coi propri genitori.

    Stante che, a leggerLa, le lamentele del mio figliolo hanno un qual fondamento, alcune riflessione di ordine generico e non specifico, quindi, mi permetto umilmente di farle e di porle alla Sua rispettabilissima attenzione.

    Se lo strumento informatico è, come potrei dire, preparato dalla P.A. (che per il sottoscritto, è sempre stata il massimo punto di riferimento in ordine alla ufficialità ed alla certezza di atti e provvedimenti) come può verificarsi il fatto che tale strumento non funzioni?

    La P.A. non è più quella dei mie bei tempi andati quando, armati di pesantissimi registri e di matita, si mandava avanti lo Stato; sissignori: lo Stato.
    Oggi essa è costituita da un vero e proprio (mi perdonino il termine) esercito di specialisti, di tecnici, di amministrativi, di legali, di contabili, eccetera, eccetera; come possono costoro permettere che ciò accada?
    Quale impegno profondono nell’affrontare la loro personale missione di pubblici funzionari?
    Come è possibile che la P.A. sia giunta al punto di trasmettere perplessità agli utenti-cittadini anziché sicurezza e certezza?

    Egregio Dottore, io non ho risposte degne d’essere trascritte ma, un mio personale timore mi permetto di rappresentarglielo: ritengo che il cuore del problema sia insito in un atto dispositivo tanto nobile quanto pernicioso: la DELEGA.

    Voglia gradire i miei deferenti saluti.
    Avv. Salvatore Blogghetti

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  2. Ha ragione,l'avvocato deleghiamo tutto,il vestiario ai cinesi,il grano,ai messicani,la frutta al sud africa,e noi come disse un esimio economista vendiamo idee supportati dal nostro Governatore e dai suoi accoliti,che ci governa con le truppe del 27.

    RispondiElimina
  3. C'è da accaponare la pelle coi fatti resocontati dal ... buon Vigo.

    Siamo nelle mani di nessuno o meglio nella piena incapacità della Direzione dell'Assessorato Regionale dell'Agricoltura.

    Ma perchè questi elementi (lautamente ben pagati) non vanno a fare le mondine od i braccianti agricoli !

    Non ne possiamo più.

    RispondiElimina
  4. Solo rabbia, caro Corrado?
    Solo rabbia?
    Io sono esausto di questi qui!

    RispondiElimina
  5. Fascicoli aziendali che non si allineano all'AGEA, errori palesi, correttive aperte e chiuse, verifiche di campo a 250 e rotti euro a contraddittorio (e paga l'agricoltore), l'INPS che da parte sua cala l'asso e procede (non so a che titolo) a trattenere dai contributi erogati agli agricoltori, che ricordo essere soldi già usciti dalle tasche delle imprese, presunte "somme dovure" senza che al malcapitato agricoltore (che magari, anche in ritardo, li ha pure pagati ed ho avuto modo di poterlo verificare personalmente), venga uno straccio di documento ufficiale o un pizzino dove si attesti a che titolo sono state trattenute quelle somme (che tra l'altro il più delle volte essendo contributi previdenziali possono essere portati in detrazione nella dichiarazione dei redditi), la DIA che scade a fine anno, i sindacati che fanno finta di niente (sempre); gli ordini professionali che non contano più nulla (se non ad assegnare a pochi eletti ...), insomma la nausea più totale.

    Finalmente (credo) che abbiamo toccato il fondo della più pura incompetenza.

    PERSONALMENTE, SE POTESSI, LI MANDEREI TUTTI A CASA.

    Cordialmente, Daniele.

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