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Poveri agricoltori 2°

Ricevo da un altro collega e pubblico.
200138162-001Caro Corrado,
è da lungo tempo che seguo il tuo Blog con molta attenzione, anche perchè molto spesso è una preziosa fonte di informazione, una voce forte contro le innumerevoli cose che non vanno, ecc.ecc.; ma solo adesso mi sono deciso a scriverti spinto anche dalla pubblicazione della mail di un collega (certo xyxyxy) che lamenta a chiare lettere la triste condizione in cui si trova ad operare un qualsiasi soggetto che tocca il settore agricolo in Sicilia. Solo per fare un esempio e ribadire la solidarietà a tutti i colleghi come xyxyxy, ritengo che sia il massimo dei paradossi che un imprenditore agricolo ligio alle leggi dello stato debba approcciarsi alla DIA (pagando ovviamente un tecnico) quando poi questo regolamento viene tassativamente disatteso da tutti e da tutte le istituzioni coinvolte. Intanto per partecipare ai bandi ci viene richiesta questa DIA, ma è evidente che oggi aderire ad un qualsiasi bando del PSR non è sicuramente un affare per nessuno, neanche per il personale degli Ispettorati & c. che si trova sull'orlo di una crisi di nervi perchè non sta capendo assolutamente niente di niente, perso tra fascicoli aziendali bandi, scadenze e soprattutto "lavoro". Ai nostri agricoltori viene chiesto (concettualmente anche correttamente) di uniformarsi alle norme comunitarie sulla sicurezza alimentare, intanto nei nostri mercati agricoli ogni giorno veniamo invasi da produzioni (per oltre 2/3 della domanda) extra UE a prezzi allucinanti che di sicurezza alimentare non hanno nemmeno un piccolo embrione, ed inoltre, sei mai stato al mercato ortofrutticolo di Catania??? (scherzo ovviamente) abbiamo una struttura che in Africa non userebbero neanche come discarica, eppure pur essendo totalmente inagibile, pur essendo priva da oltre 12 anni DI SERVIZI IGIENICI, pur essendo priva di qualsiasi regolamentazione e controllo continua ad essere il mercato di una delle principali città del meridione. Insomma, ci chiedono di regolarizzare le imprese agricole con la DIA... ma prima di questo si dovrebbero creare le condizioni agli imprenditori agricoli per operare, così siamo al collasso inevitabile, la nostra agricoltura è già in coma.
Colgo l'occasione per salutarti affettuosamente, ribadirti la mia stima ed esortarti ad andare avanti con l'attività del Blog.
Forza Corrado

Commenti

  1. Caro Corrado,
    stamani ho deciso di spendere del tempo nel rileggermi le varie norme che, direttamente o indirettamente, si “incrociano” con la D.I.A. sanitaria, con particolare riferimento alle aziende agricole ovvero alle attività di produzione primaria.
    Il risultato, almeno per quello che attiene alle mie modeste capacità analitiche, è disarmante.
    Il lavoro da farsi non è così “semplice” come lascerebbe intendere la qualificazione della DIA per le aziende agricole che, appunto, secondo il legislatore vengono agevolate dovendo presentare “solamente” la DIA “semplice”.
    La documentazione da allegare, infatti, è praticamente uguale a quella richiesta per la DIA differita; le differenze tra le due procedure sono costituite dalla tempistica (immediato inizio/continuazione per l’attività agricola) e dai provvedimenti autorizzativi tipici di uno stabilimento e non pertinenti con l’attività agricola.
    La planimetria, ad esempio, deve riportare “la distribuzione delle colture individuate in appezzamenti numerati e la relativa superficie, l’ubicazione delle fonti idriche (pozzi, invasi), gli eventuali fabbricati rurali con la destinazione d’uso (stoccaggio produzione, fertilizzanti, prodotti fitosanitari, rifiuti pericolosi, attrezzature etc.).”
    La relazione, ulteriore esempio, deve essere redatta in ossequio alle indicazione di cui all’Allegato 5 del D.A. 27-2-2008 (qualcuno ha letto bene l’allegato?).
    Sorvoliamo sulle sanzioni in ossequio all’adagio “sarva a pezza pi quannu veni u purtusu”.

    Vero è che non c’è nulla di difficile in tutto ciò; nulla di difficile se non fosse che su tutto questo lavoro incombe, come la nuvoletta di Fantozzi, il FASCICOLO AZIENDALE.

    Non mi dilungo oltre; per un tecnico è ben chiaro cosa ciò voglia dire in relazione alle incombenti date fissate sia dalla procedura DIA (31-12-2009) che dalla misura 121 del Bando PSR (di cui ancora si attende il rilascio ufficiale del software per l’elaborazione del Piano Aziendale).

    Quanto tempo occorre per elaborare tutto ciò in modo che non venga disonorata la dignità professionale? Quale il costo da imputare all’azienda agricola? Come trasmettere queste necessità al piccolo imprenditore agricolo che della propria piccola attività campa? Come mai l’Assessore alla Sanità che tanto si stà battendo per la razionalizzazione del Servizio Sanitario Regionale non ha individuato la possibilità di concedere delle deroghe in funzione di parametri come, invece, altre Regioni hanno fatto? Come mai l’Assessore non ha dato seguito all’Art. 26 della L.R. n. 5/2009 (semplificazione delle procedure relative ad autorizzazioni, certificazioni ed idoneità sanitarie, individuando i casi di abolizione di certificati in materia di igiene e sanità pubblica sulla base dell'evoluzione della normativa comunitaria e nazionale, nonché degli indirizzi approvati dalla Conferenza delle Regioni e delle province autonome)?

    Mi scuso per lo spazio enorme di cui mi sono appropriato.
    Cordialità

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  2. Caro Brancolatore, ritengo che lo spazio che hai occupato sia ancora assolutamente una goccia nel mare.. spero che altri 2000,3000 brancolatori abbiano il tempo e la voglia di fare altrettanto.
    Solo così potrebbe (forse) cambiare qualcosa.

    Cordialissimi saluti

    F.L.C.

    RispondiElimina
  3. Evviva! Finalmente degli agricoltori indignati. Finalmente degli agricoltori che usano internet. Le due cose insieme potrebbero essere una miccia e un fiammifero messi vicino a una poleveriera!

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