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Risposta del Presidente EPAP

Mi ha scritto il dott. Arcangelo Pirrello, Presidente dell’EPAP, in realazione al precedente post “Novità in casa EPAP”, e pubblico.
testata_logo Caro Corrado,
Sai che non mi sottraggo alle critiche né alle risposte perché…davvero non ci piove…Del resto, Tu ed io ci siamo conosciuti nel modo migliore: un primo contatto conflittuale, uno scontro leale, un chiarimento che lascia entrambi soddisfatti, una finale reciproca stima e fiducia.
Non rispondo all’articolo de La Sicilia ma ai contenuti dello stesso e…,soprattutto rispondo con piacere al tuo blog che è sempre attento e puntuale ai problemi dell’Epap – hai rilevato i problemi degli investimenti dell’Epap non appena sono sorti, ovvero nell’autunno del 2008, in coincidenza dell’inizio della finanziaria avvenuta con il fallimento della Lemhann Brothers. Non ne hai rilevati prima, poiché prima non ce n’erano: prima della crisi finanziaria mondiale, gli investimenti Epap sono sempre andati a gonfie vele.
pirrello Sorprende che la cosa sia una novità dopo un anno e mezzo. Dopo che è stato affrontato un congresso (il primo dell’Epap) su questi temi e dopo che si è praticamente scritto e detto tutto sul nostro sito ufficiale e sulla rivista. Qualcuno “cade dal pero, ma è solo in coincidenza delle elezioni e come strascico delle elezioni; conosco esattamente il “nobile motivo” di questa recrudescenza ma per motivi istituzionali non ritengo di doverlo rendere noto.
Nel merito dell’articolo sarò inizialmente lapidario per poi passare a qualche commento.
L’Epap ha già fatto chiarezza circa gli investimenti dalla crisi finanziaria in poi (fin dal 20/settembre 2008) a più riprese sul proprio sito ufficiale, sulla rivista inviata a tutti gli iscritti e con comunicazioni scritte ai Consigli Nazionali ed agli Ordini territoriali delle categorie rappresentate.
  • L’Epap ha tempestivamente informato tutti gli Organi di controllo della gestione: rappresentanti eletti degli iscritti nella governance, sindaci revisori, ministeri dell’Economia e del Lavoro, corte dei conti, commissione parlamentare bicamerale ecc.
  • L’Epap non ha mai avuto in portafoglio titoli definiti “tossici” o ad alto rischio. Gli stessi titoli Lemhann Brothers sono obbligazioni a “capitale garantito” con un rischio nominale minimo.
  • Mai, negli anni precedenti l’Epap aveva subito alcuna perdita prima della crisi finanziaria mondiale alla quale è da imputare tutto quello che è successo e che sta ancora succedendo nel mondo
  • L’Epap ha dimostrato grande trasparenza esponendo in bilancio la realtà contabile e non approfittando del decreto anticrisi che consentiva di esporre i titoli al valore del dicembre 2007 e, dunque non esponendo, di fatto, le perdite
  • L’Epap ha reagito con prontezza ed energia ristrutturando l’intero modo di investire ed adattandolo all’instabilità dei nuovi mercati. Un sistema attagliato a questi tempi di crisi, basato sulla gestione attiva, su un sistema di controllo articolato e puntuale e su un nuovo advaisor. Un’operazione molto coraggiosa che ha messo al riparo il patrimonio. L’obbiettivo è quello di recuperare le perdite nei tempi giusti consentiti dalle attuali tempeste finanziarie che sono sotto gli occhi di tutti (o si continua a cadere dal pero?).
  • Non corrono alcun pericolo le pensioni, il patrimonio ed i servizi agli iscritti. Infatti, nonostante le perdite, i servizi sono aumentati. Ricordo che giusto nel 2008-2009 è stata attivata l’assicurazione sanitaria gratuita per tutti gli iscritti, per i grandi interventi e le grandi malattie e, vista la crisi, si è venuti incontro ai colleghi appartenenti alle fasce medio – basse consentendo, per il 2009, di calcolare gli acconti dei contributi sui minimi annuali e non sull’effettivo fatturato. Il collega fa bene a schifarsi, ma farebbe bene, prima, a controllare l’effettiva efficienza dei servizi
  • Le perdite in generale che ammontano a circa l’11% sono già in via di recupero grazie alla nuova gestione finanziaria. Circa i bond Lehmann Brothers, va avanti regolarmente l’azione giudiziaria internazionale intrapresa per il recupero degli stessi. Intanto il loro valore che un anno fa era di appena il 15/100 è salito al 27-30/100, confermando che abbiamo fatto bene a non cederli
  • Illazioni sui suggerimenti avuti dal consulente lasciano il tempo che trovano. Tutti gli Enti hanno subito perdite ed anche più gravi delle nostre e con tutti i consulenti. Il nostro primo consulente è un professore della Bocconi e la sua cattedra era sponsorizzata da L.B. Ma ciò non vuol dire alcunché. Un anno e mezzo fa la L.B. era la quarta banca del pianeta e nessuno poteva prevedere quello che è successo. Dopo il fallimento della L.B. il consulente non ha perso la cattedra.
  • L’accesso agli atti dell’Epap è normato da un regolamento approvato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri e riportato sul sito. Chiunque iscritto o altri che ne segua le regole, dimostrandone titolo ed interesse può e deve avere accesso agli atti. Sul tema degli investimenti e, più in generale, sulla situazione finanziaria dell’Ente non è mai pervenuta alcuna richiesta d’accesso agli atti. Anche perché tutto quanto è alla luce del sole sui bilanci che sono regolarmente pubblicati.
  • Spiace, infine, che irresponsabili si spingano ad ipotizzare farneticanti forme di disobbedienza alle leggi che oltre ad essere del tutto ingiustificate, poiché ci troviamo davanti ad un corrente pericolo nazionale ed internazionale, sarebbero solo lesivi nei confronti degli iscritti che vi prestassero credito.

Le considerazioni
Sorprende che il collega G.L. (mai che qualcuno si firmi per esteso) navighi e visiti siti come il tuo, mentre non abbia mai visitato il sito Epap dove ho sempre, puntualmente e con dovizia di particolari comunicato ogni cosa a riguardo.
Ha ragione il collega G.L. ad essere schifato. Mi sono schifato e continuo a schifarmi anch’io. Inoltre anch’io so che sono soldi nostri. Ho qualche riserva sul “buttati al vento”: non si tratta di ammanchi o di “buco” come qualcuno scrive; la nostra amministrazione è controllata dal Consiglio d’indirizzo generale, da due sindaci revisori di cui due in rappresentanza, ciascuno rispettivamente, del Ministero del Lavoro e del Ministero dell’Economia, dal Nucleo di valutazione della spesa Previdenziale del Ministero del Lavoro, dalla commissione parlamentare bicamerale di controllo sull’attività degli Enti previdenziali ed infine dalla Corte dei Conti; si tratta degli investimenti che abbiamo il dovere, per legge, di fare per ricapitalizzare annualmente i montanti degli iscritti. Ebbene a causa della crisi finanziaria internazionale alcuni titoli del portafoglio hanno perso valore e sono stati contabilizzati al valore di mercato facendo registrare delle perdite, inoltre è stato contabilizzato il mancato rientro di uno dei due bond con la Lemhann Brothers (quello da 10,7 mil. in scadenza il 16/09/2008) causato dal fallimento della stessa L.B. giusto il 15/09/2008.
Tutti hanno perso nella crisi finanziaria internazionale. Hanno perso anche gli altri Enti previdenziali, hanno perso gli stati hanno perso le imprese, il commercio ed i liberi professionisti, come purtroppo sappiamo bene. Le cronache finanziarie internazionali di questi giorni non sono per niente incoraggianti circa la fine di questo terremoto finanziario.
report1 Capisco che bisogna cercare per forza un capro espiatorio, capisco anche che per motivi politici o altri motivi meno nobili ed edificanti si debba speculare. Però c’è un limite. La crisi internazionale è tanto oggettiva e sotto gli occhi di tutti, è tanto complessiva e tanto disastrosa dal punto di vista sociale (vedi Grecia) che nel decreto anticrisi varato dal Governo Italiano alla fine del 2008 era data agli Enti previdenziali la possibilità di contabilizzare i titoli al valore che avevano nel dicembre del 2007 (prima della crisi) consentendo così, per legge, di non esporre le perdite dei titoli in bilancio. Ebbene l’Epap, fidando nella maturità degli scritti, ha scelto di non avvalersi della legge citata e di esporre in bilancio tutte le perdite, a costo, come è stato, di finire al fondo delle sgangherate pagelle giornalistiche (anche del sole 24 ore), poiché altri enti che hanno perso più di noi hanno utilizzato parzialmente o totalmente la legge e non hanno esposto totalmente le perdite come abbiamo fatto noi per una trasparentissima scelta.
Ritengo che un comando si giudichi non tanto da come eviti una tempesta, specie quando questa è inevitabile, ma da come conduca la nave in porto sana e salva. Noi abbiamo la coscienza a posto. Abbiamo portato avanti una vera e propria rivoluzione, al passo con i tempi. Già perché sono passati solo pochi mesi, ma sembra passato un secolo, da quando il fatto di essere garantiti dalla quarta banca del pianeta era una vera sicurezza. Solo in pochi mesi tutto è saltato: le agenzie di rating si sono rivelate inaffidabili e in qualche caso conniventi, mentre le banche responsabili del disastro hanno ricevuto soldi freschi dagli stati; si è realizzata, di fatto, la “nazionalizzazione delle maggiori banche mondiali senza, però, il conseguante controllo degli Stati che, peraltro, nulla fanno per proteggere gli investitori (nemmeno gli investitori istituzionali) ad esempio sostituendo le agenzie di rating con qualcosa di veramente sicuro; ed è questo che a me fa schifo caro collega G.L. Dicevo una vera rivoluzione, con il nostro nuovo sistema di investimento abbiamo sostituito le garanzie con i controlli in tempi reali e con una capacità di manovra immediata, per essere tempestivamente pronti a reagire alle opportunità positive e negative dei mercati. Nonostante tutto, ora il nostro patrimonio è al sicuro e siamo pronti a recuperare le perdite
E’ ridicola l’affermazione che lo statuto dice che gli investimenti devono essere “oculati”. banche-cms Devono essere “oculati” a prescindere. Del resto, oltre alla consapevolezza quotidiana che si tratta di risparmi di tutti noi che devono servire per le nostre pensioni e non di capitali di rischio, non c’è davvero alcun senso ad affrontare rischi oltre misura; e non è mai stato fatto. I titoli tossici ammesso che davvero esistano non hanno mai fatto parte del nostro portafoglio; il fatto che abbiamo posseduto le “cayman” è un invenzione giornalistica dell’Espresso, dopo tutte queste smentite, il prossimo che lo sostiene lo querelo. Il nostro obbiettivo é solo quello di far rendere gli investimenti quel tanto che basta a ricapitalizzare i montanti. Rendimenti maggiori non sappiamo che farcene, visto che, tra l’altro, eventuali plus valenze non possono essere utilizzate per impinguare i montanti.
E’ davvero fuori dalla grazia di Dio invitare a non contribuire. Contribuire è un obbligo di legge. Inoltre il nostro è un sistema contributivo, se non si contribuisce non si ha diritto alla pensione che invece come, stavolta giustamente, dice l’articolo, è blindata.
Caro Corrado, Ti saluto
Arcangelo Pirrello

Commenti

  1. Grazie al Dr Arcangelo Pirrello per il suo intervento.

    Grazia al Dr Corrado Vigo per la possibilità che ha dato di poter far leggere quanto scrive il Dr Pirrello A.

    RispondiElimina
  2. Sono un pensionato EPAP e mi complimento con il collega Arcangelo Pirrello per l'esauriente e chiara risposta data a tutti noi - tramite Corrado - e ne rimango soddisfatto.

    RispondiElimina

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