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AGEA: la scure del ministro

Alzi la mano chi non ha avuto problemi con l'AGEA!
Oggi riporto un interessante articolo pubblicato da "ilmondo.it"; molto interessante.
Leggetelo con calma.

Agricoltura/ Il ministro Catania alle prese con la gestione dei fondi Ue

Dopo la scure sull’Agea dovrà affrontare anche il caos degli organismi regionali e i tagli

Agricoltura/ Il ministro Catania alle prese con la gestione dei fondi Ue
Milano, 28 lug. Chissà se Mario Catania, che di politica agricola si occupa da una vita, ci riuscirà davvero. Complice la spending review, all’inizio di luglio il titolare del Mipaaf (ministero delle Politiche agricole e forestali) ha già disposto un radicale riordino organizzativo dell’Agenzia per le erogazioni in agricoltura (Agea), l’ente che dal 1999 si occupa di distribuire e contabilizzare i circa 7 miliardi di euro annui di aiuti comunitari al settore. Forte dei risultati di un’indagine amministrativa conclusa a fine giugno, Catania non è andato per il sottile: d’ora in poi a coordinare i finanziamenti della politica agricola comune sarà il dicastero stesso.

Agea sopravvive, perché eliminarla non si può, pena la perdita dei fondi europei, ma al posto di presidente e cda avrà un unico direttore «scelto in base a criteri di alta professionalità» (il prescelto è l’ex sottosegretario all’Agricoltura Guido Tampieri) e i dirigenti di prima fascia saranno tagliati del 50%. Finora, cambiare i connotati di un ente che è arrivato ad avere quasi 400 dipendenti e 244 milioni di contributi pubblici (scesi però a 120 lo scorso anno) si è rivelata mission impossible per chiunque ci abbia provato. Il sistema di gestione dei fondi di sviluppo rurale, che è finanziato con fondi statali o regionali (quelli comunitari vengono interamente girati agli agricoltori) sembra non riuscire a togliersi di dosso le pesanti vesti di carrozzone pubblico.

Nata dalle ceneri della vecchia azienda di Stato Aima, negli auspici Agea avrebbe dovuto garantire efficienza e correttezza delle procedure vigilando sulle attività degli «organismi pagatori» regionali di cui il decreto legislativo 165/1999 prevedeva l’istituzione. Si era detto che avrebbe avuto un organigramma ridotto all’osso e un cda super snello. Insomma, un ente «sobrio», montiano ante litteram.

Primo tasto dolente: Agea, peraltro affiancata dall’Ente risi e dal Saisa (Servizio autonomo interventi nel settore agricolo, organismo dell’Agenzia delle dogane che eroga le cosiddette «restituzioni» all'esportazione di prodotti agroalimentari), ha presto «figliato» diverse controllate. Come Sin, responsabile di gestire e sviluppare il Sistema informativo agricolo nazionale, partecipata al 51% dall’agenzia e al 49% da un raggruppamento temporaneo di impresa guidato da Almaviva, Agecontrol, organismo di controllo sui prodotti ortofrutticoli, Telaer (telerilevamento aereo), Coanan (Consorzio anagrafe animale).

Non proprio l’ideale per contenere i costi: il solo cda di Sin è arrivato a pesare per 600 mila euro l’anno prima che il nuovo presidente e ad Ernesto Carbone, nominato in aprile da Catania, lo facesse dimagrire di 440 mila euro in un colpo solo. Entrando nel merito delle attività, poi, un’altra e più recente relazione dei magistrati contabili ha messo in luce come, dal 2007 al 2011, gli importi erogati in seguito a frodi e irregolarità (e quindi da recuperare, in teoria) siano saliti vertiginosamente: nel 2006 il totale era di 552 mila euro, nel 2007 è schizzato a 38,9 milioni, nel 2008 a 39,2, nel 2009 a 42,8. Nel 2010 e 2011 il trend si è invertito (34,6 e 25,7 milioni), ma nel frattempo l’importo effettivamente recuperato da Agea, a cui fanno capo gran parte delle somme «irregolari», è sceso a zero.

E qui siamo al caos degli ultimi due anni, in seguito al quale Catania ha deciso di impugnare la scure. All’inizio del 2010 l’allora ministro dell’Agricoltura, il leghista Luca Zaia, oggi governatore del Veneto, ha indicato per la presidenza di Agea Dario Fruscio, calabrese ma leghista di ferro, già senatore nonché consigliere di amministrazione Eni in quota Carroccio. Fruscio, però, ha tirato un brutto scherzo ai colleghi di partito, sostenendo che le multe per lo «splafonamento» rispetto alle quote latte assegnate all’Italia andassero pagate. D’altronde negli ultimi 20 anni la morosità è costata all’Italia 4,4 miliardi di euro di sanzioni Ue. Eppure Umberto Bossi, proprio quel febbraio, era riuscito a ottenere un’ennesima proroga di sei mesi.

A giugno 2010 (nel frattempo al ministero è arrivato Saverio Romano) Agea è stata commissariata e affidata al generale di corpo d’armata Mario Iannelli. Che, nella relazione di fine mandato, ha poi rilevato buchi neri nel sistema di controllo delle erogazioni, «allarmanti ombre» legate a due indagini di polizia giudiziaria in Calabria e Lombardia, un proliferare di competenze nei compiti di verifica a cui corrisponde però un’assoluta insufficienza delle verifiche. Ma sotto la gestione Iannelli è accaduto anche che Sin sia stata trasformata in una spa, con il costo del cda passato da 280 mila a 600 mila euro. E che l’avvocatoAntonino Giaimo, ex consulente dell’allora governatore della Sicilia Salvatore Cuffaro (ora a Rebibbia per favoreggiamento aggravato a Cosa Nostra), sia stato nominato consulente legale per tre anni, con un compenso annuo di 210 mila euro. Fruscio ha così deciso di ricorrere al Tar Lazio, che a gennaio gli ha dato ragione. Da registrare anche l’interpellanza parlamentare dell’Idv per l’istituzione della Commissione di indagine.
Il resto è storia delle ultime settimane. Rimane da chiarire, a questo punto, che fine faranno gli organismi pagatori regionali. Ufficialmente li hanno messi in piedi solo otto Regioni più le province di Trento e Bolzano. Ma forse è meglio così, visto che già nel 2009 la Corte dei conti ha sottolineato la necessità di «riflettere sul dettato e sugli obiettivi della legge» del 1999, perché «l’istituzione dell’organismo pagatore è notevolmente gravosa» e nelle Regioni più piccole «potrebbe determinare nessun valore aggiunto a fronte degli oneri sostenuti». Per di più, dove gli organismi ci sono non si può dire che tutto fili liscio. In Calabria, per dire, l’Arcea riceverà quest’anno 2,2 milioni di contributo ordinario e ne spenderà 2,27 in stipendi (per questo ha già provveduto a chiedere che nel 2013 il trasferimento salga a 4,7 milioni). E in Veneto si sono accapigliati per la nomina a direttore generale dell’Avepa di Fabrizio Stella, Pdl quota An, ex consigliere della Fondazione Cariparo e di Veneto Sviluppo, che avrebbe preso il posto del leghista Fausto Luciani (con annesso stipendio di 181.500 euro lordi) per questioni di equilibri politici.

Ma la vicenda più incredibile è quella dell’Arbea, l’organismo pagatore della Basilicata. Istituita con legge regionale nel 2001, tra 2006 e 2010, sotto la gestione di Gabriele Di Mauro (ex assessore e vicepresidente della Giunta regionale), ha erogato 300 milioni di euro che l’Ue si rifiuta di liquidare, chiedendo allo Stato italiano di recuperarli.

Alla fine del 2009 la Corte dei conti ha condannato Di Mauro al risarcimento di 45 mila euro per danno erariale. Il 12 maggio 2010 il ministero dell’Agricoltura ha revocato, caso unico in Europa, le funzioni di organismo pagatore, e per le inadempienze le chiede di pagare 86 milioni di euro di multa. Nella sua relazione dell’inizio di luglio la Corte sottolinea che per l’anno 2010 le irregolarità attribuite all’Arbea ammontano a ben 2,37 milioni. E attesta che l’organismo è stato «soppresso ad agosto 2010».

Eccessivo ottimismo. Infatti, in ottobre Andrea Freschi, laurea in Agraria ed ex dirigente regionale nei dipartimenti agricoltura e ambiente, è diventato a tutti gli effetti direttore e l’Arbea ha continuato per tutto il 2011 a emettere decreti di pagamento. In maggio l’«ente soppresso» ha promosso la funzionaria Rosa Tutino, consorte del presidente della Regione, Vito De Filippo, a responsabile della posizione Esecuzione pagamenti, contabilità e bilancio.
Nel marzo 2012 la Giunta regionale ha poi scelto come commissario straordinario Rocco Colangelo, per il quale il 23 aprile è arrivata la nomina a direttore. Non senza polemiche, perché dopo la selezione pubblica prevista dal bando, il prescelto è stato il più volte assessore regionale, direttore generale della presidenza con l’ex governatore Filippo Bubbico, poi presidente della Società energetica lucana e oggi membro della direzione del Pd in Basilicata. Ma qualcuno a storto il naso: secondo il consigliere di opposizione Gianni Rosa (Pdl), Colangelo di agricoltura non è ferrato, visto che vanta una laurea in filosofia. Chiara Brusini

Commenti

  1. E' tutto un magna magna... ed impera sempre il detto (come si dice da noi) vicino al re beato cu c'è.

    Ad majora semper

    Daniele.

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  2. Corrado, cosa ci siamo sempre detti a proposito di Agea?

    RispondiElimina

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