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OGM - libertà di produrre (Zio Ferry)

Ricevo da un collega Pugliese e pubblico.

Sono un agronomo che da molti anni opera sul territorio pugliese, come ben si sa la Puglia è terra in cui l’agricoltura rappresenta ancora un settore trainante per l’economia regionale, terra di grano, pomodori , olive e uva. In tal senso perciò ritengo di poter offrire un contributo seppur modesto su alcuni temi “caldi” riguardanti l’agricoltura e troppo spesso trattati da chi, senza offesa, non ha le giuste competenze.
Prima di entrare nel merito vorrei fare un’importante premessa: l’agricoltura degli ultimi 50 anni ha subito una profonda e radicale trasformazione, la meccanizzazione e la ricerca ci hanno permesso di poter mangiare prodotti che rispecchiano appieno le esigenze dei consumatori, un esempio per tutti sono le nuove varietà di frumento duro, che attualmente forniscono produzioni qualitativamente e quantitativamente superiori.
Detto ciò entro nel merito della questione, spesso sento parlare di OGM, di schiavitù degli agricoltori nei confronti di grosse multinazionali, di strani frutti che puzzano di pesce, nei quali sono stati trasferiti geni di pesci artici per renderli più resistenti al freddo, la cosa mi fa sorridere non poco e vorrei quindi sfatare alcuni luoghi comuni, cercando quanto possibile di far chiarezza.
Cos’è un OGM? La parola stessa lo spiega ossia “organismo geneticamente modificato”, questo significa che anche una pianta ottenuta dall’incrocio di due piante diverse ma compatibili, può ritenersi OGM, ma qual è la caratteristica che distingue un OGM da un normale incrocio? In pratica grazie al miglioramento genetico si è riusciti a poter trasferire geni (pezzi di DNA) di una pianta in un’altra, con l’unico scopo di ridurre i tempi per ottenere una nuova varietà e indurre in quella varietà di frumento, mais o quant’altro una resistenza a patogeni, a diserbi o altro ancora.
Mi piace sempre fare un parallelismo che feci a mia figlia per spiegargli gli OGM, le dissi” Se noi sostituiamo il motore dell’auto di tua madre con il motore di una Ferrari, possiamo ottenere due risultati, il primo che mamma andrà più veloce e tu non farai tardi a scuola, l’altro (più pericoloso) che lei corre troppo e rischia di farsi male”, l’OGM è questo alla fine dei conti è un qualcosa che se usato bene può dare solo vantaggi, però necessita di regolamentazione e non di veti.
Potremmo dire (ma è una netta forzatura rispetto al tipico OGM) che il primo OGM venne prodotto in Italia e registrato nel 1974 si trattava del Creso varietà di grano duro che Wilkipedia spiega così” cultivar di Frumento duro ……….. Essa proviene dall'incrocio di un frumento duro del Centro Internacional de Mejoramiento de Maíz y Trigo - CIMMYT ((Yt 54 N10-B)Cp2-63)Tc2, derivato da un incrocio tra grani duri e teneri) con una linea mutante (Cp B144) indotta da raggi X nel frumento duro Senatore Cappelli, entrambi a paglia corta”. In pratica il CRESO fu un incrocio tra una varietà di frumento duro ed un mutante.
Oggi di OGM se ne parla come di prodotti pericolosi, in grado di anniettare la produzione di ogni altra coltura, ma in realtà l’intento degli OGM è tutt’altro, ossia produrre piante che ci permettano di ridurre i costi di produzione, incrementino le rese, possano avere caratteristiche qualitative che a volte le varietà attualmente coltivate non posseggono.
Un aspetto che voglio sottolineare è un altro, sento spesso parlare del fatto che se si utilizzassero gli OGM gli agricoltori non sarebbero più liberi di coltivare ciò che vogliono, che sarebbero schiavi delle multinazionali e che invece si deve lasciare all’agricoltore la facoltà di coltivare ciò che vuole….. Bene su questo punto c’è molto da discutere ma cercherò di essere breve e conciso, ponendo però io a voi una domanda:
”Come credete che si sia arrivati oggi a ottenere certe produzioni medie di ortaggi e frumento così alte? Perché l’agricoltore è stato abile a produrre? O perché qualcuno gli ha fornito i mezzi idonei per farlo? Come pensate si possa fare qualità se lasciamo ad ognuno la possibilità di coltivare ciò che vuole senza alcun controllo?”…..
Mi spiego meglio, le numerose ditte che producono sementi o piante arboree, operano sul mercato cercando di apportare un contributo al miglioramento della qualità delle colture. Tutto questo però rappresenta un costo, vi spiego : ad esempio una varietà di frumento duro chiede una ricerca di almeno dieci anni, ma considerate che in un arco temporale relativamente breve (cinquant’anni almeno) siamo passati a produzioni di frumento di 10 quintali agli attuali 50-60 ql di oggi.
Un altro aspetto che, chi parla di lasciar libero l’agricoltore di coltivare le sue sementi, non considera è che i semi che vengono selezionati da ditte specializzate e venduti poi agli agricoltori presentano numerosi vantaggi:
- Sono sane e ciò non è soltanto un bene per l’agricoltore che ha un prodotto di partenza migliore, ma si avvantaggia anche il consumatore finale perché spesso ad esempio il frumento può se non si ha un seme di partenza sano, sviluppare patogeni che peggiorano la qualità delle farine
- Sono frutto di ricerca, quindi ad esempio oggi abbiamo varietà di ortaggi in cui sono state indotte resistenze a patogeni con il risultato di ridurre l’impiego degli agrofarmaci (i pesticidi per i non addetti ai lavori)
- Sono sottoposte a rigorosi controlli a garanzia di ciò che l’agricoltore acquista
In conclusione come si collega tutto questo? Da sempre ed è giusto che sia così ci sono società che operano sul mercato per produrre sementi, al pari di chi produce automobili o altri mezzi, l’OGM è un metodo di selezione più rapido per giungere ad ottenere ciò che l’agricoltura richiede, al pari di chi è contrario, i favorevoli ad una liberalizzazione degli OGM chiedono una regolamentazione del settore per evitare distorsioni, infine e con questo concludo senza ricerca non ci sarebbe evoluzione e il tanto paventato rischio di perdita della biodiversità non esiste perché oggi siamo in grado da una singola cellula di riprodurre un’intera pianta.
Permettemi però una battuta per concludere, ma vi immaginate se qualcuno dicesse che anche gli automobilisti dovrebbero essere liberi di costruirsi la propria auto? Vi immaginate la pericolosità di un simile gesto? Vi immaginate i rischi e gli incidenti che si avrebbero?
Zio Ferry

Commenti

  1. Sempre su OGM, liberta di produrre, diritti individuali (calpestati) e stupidita' umana (tanta in Italia) vi consiglio di vedere il video presente nel seguente link (oltre a leggere il commento presente nel post): http://www.leoniblog.it/2013/09/02/non-centrano-gli-ogm/


    Il campo seminato ad OGM (varieta' di mais regolarmente iscritta nelle liste europee delle varieta' destinate alla coltivazione e commercio) dall'agricoltore G.Fidenato e' preda di devastazioni da un gruppetto di fanatici ambientalisti, annullando ogni diritto di proprieta' individuale e liberta' di coltivazione.

    Delfo Fusillo

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  2. ... e meno male che zio Ferry è uno competente! Forse è meglio che vada a lavorare in un'officina o in uno sfasciacarrozze perchè se assimila la Natura e la biodiversità alla macchina della moglie "semi ricchi"!

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  3. Egregio zio Ferry le modifiche genetiche indotte (con radiazioni ionizzanti e non) sono totalmente diverse dalle modifiche genetiche introdotte con opportune tecniche sulla sequenza del DNA. Le prime hanno introdotto mutazioni su specie vegetali ed animali che la natura seleziona e non è detto che introducano nuove qualità buone per l'alimentazione umana.
    Le conseguenze di modifiche al DNA di organismi viventi invece non sono ben note e sono ancora oggi oggetto di ricerca scientifica, tant'è che ancora molti ricercatori parlano di tratti di DNA spazzatura, perchè non si sa bene in quali meccanismi interviene. A differenza dei concimi, ammendanti, pesticidi, erbicidi, etc. che, se introdotti, rimangono nel terreno e si portano in quantità ridotte nella sottostante falda acquifera ed entrano solo parzialmente (grazie anche alla capacità fitodepurante delle piante, azione degli agenti atmosferici, degradazione, ossidazione etc.) nella catena alimentare di chi li utilizza, nel caso delle modifiche introdotte nelle sequenze di DNA di vegetali esse rimangono tali per sempre e tali variazioni di DNA sono assorbite e rielaborate da tutte le specie vegetali ed animali che se ne cibano, non rimanendo nel terreno di chi le ha introdotte e diffondendo la variazione genetica a tutte le specie che ne entrano in contatto. Per cui se domani saranno introdotti gli OGM sarà un grosso problema per tutti noi umani proprio per lo stato della ricerca attuale che non conosce nè le conseguenze nè i meccanismi di evoluzione di tali modifiche introdotte.
    Cordiali saluti

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  4. Ci sono molti aspetti di questo discorso, tutti importanti; purtroppo a essere brevi si rischia di apparire schierati, cosa che io voglio evitare e quindi aggiungo vari altri aspetti di questa questione in risposta, o forse in aggiunta a quanto Zio Ferry ha scritto in modo piacevole, mostrando di rispettare differenti posizioni. Così si faceva tempo fa sul newsgroup di agricoltura e si alimentava la discussione.
    Noto che in Italia purtroppo si oscilla dall'estremismo ambientalista a chi infrange la legge coltivando gli OGM di nascosto. Secondo me sarebbe utile trovare delle zone in cui si possano coltivare e avere una ricerca pubblica e privata.
    Pur considerando tutte le possibili problematiche la ricerca negli ultimi anni ha mostrato che l'impatto di queste colture non è grave come spesso si fa credere, inoltre il concentrarsi su criticità ambientali ha posto in secondo piano rilevanti problematiche agronomiche (rotazione delle colture, dei p.a., importanza dell'assistenza tecnica), che poi hanno anche un effetto ambientale.

    Le posizioni sugli ogm però si son polarizzate tra due estremi, quando invece potrebbero essere molti di più. Io, ad esempio, ci tengo alla biodiversità, son contrario al land-grabbing (spesso incentivato dalla redditività di alcune monocolture), non vedo male l'agricoltura di qualità, quella biologica e la piccola proprietà contadina: ogni cosa ha il suo posto. È un problema di vocazionalità produttive. E' anche utile dire che non c'è solo la scienza, ma anche il mercato, che chiede prodotti di qualità, una qualità forse solo economica, ma questo fa parte del marketing. Lo stesso vale ad esempio per il vino un prodotto molto affermato, ma nel quale il marketing conta molto.
    Analogamente non si può continuare a tenere ai limiti della redditività imprese cerealicole e agro-zootecniche intensive di pianura, in zone comunque industrializzate, usando considerazioni pretestuose riguardo i fitofarmaci, gli OGM, i reflui zootecnici, il biogas. Mangimi con OGM arrivano dall'estero, perché non si possono produrre qui? Assurdo. La sostenibilità deve essere sia ambientale che economica. In pianura prevale quella economica e il mercato (basta guardarsi intorno), in collina e montagna quella ambientale, ma con più sussidi. Al diminuire della redditività agricola in pianura avanza l'urbanizzazione.
    La gente non sa molte cose importanti ed è difficile fargliele sapere attraverso i mass-media: serve una politica equilibrata che preveda uno spazio per tutti, non solo in agricoltura.

    Quanto sopra detto in linea di principio, ma nello specifico tante situazioni più concrete e condivisibili (il rischio del crearsi di monopoli in un mercato eccessivamente regolamentato, il problema dell'etichettatura e quello dei conflitti d'interesse nei comitati scientifici), che portano secondo me a far variare molto le posizioni.
    Insomma la questione secondo me è molto articolata.
    Cordiali saluti a tutti,
    Luca (agrofeedhunter)

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