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Strano andamento del mercato delle arance siciliane

Agrumeti martoriati dal virus della "tristezza", agrumeti vecchi, agrumeti devastati dalle esondazioni dei fiumi e torrenti il 18 e 19 ottobre, agrumeti devastati dalla siccità ... tutto ciò ha fatto sì che la produzione di questa annata si sia in parte contratta, ma di prodotto scadente, a causa di quanto detto, ce n'è tanto. 
Ma parliamo della produzione eccellente che ce n'è tantissima, soprattutto nei giovani impianti e nelle zone che sono notoriamente vocate, o che avevano risorse idriche soddisfacenti.
Eppure dopo una partenza di prezzi elevati a fine anno 2018, si assiste ad un crollo dei prezzi, del tutto ingiustificato.
La GDO non richiede le arance di pezzatura elevata; arrancano, quindi, le arance di calibri elevati e viene richiesta la piccola pezzatura, per le "promozioni" e per offrire ai consumatori merce in retine, per le spremute, e comunque ad un prezzo basso.
Tutto ciò ha causato un fortissimo rallentamento del venduto, in una produzione che non è "stoccabile" per lungo tempo, come ad esempio le pere, le mele o il kiwi, un frutto altamente deperibile, che va raccolto maturo e commercializzato al più presto, e con un contenuto in acqua elevatissimo.
E dopo la partenza "sprint" di inizio inverno ... ecco che i prezzi sono attualmente tanto depressi da sconsigliare anche la vendita in campagna, come peraltro già avvenuto in Spagna all'inizio di questa annata agrumaria; solo che lì ... la Spagna ha autorizzato un ritiro di 3.000 vagoni di arance e di 2.000 vagoni fra arance e clementine.
Qui da noi tutto tace ... punto, nonostante le nostre arance siano buonissime!

Commenti

  1. Le nostre arance possono essere buonissime ma, facciamocene una ragione, il loro tempo nella nostra isola è finito. Non serve a nulla rinnovare cultivar se poi non si pensa a come fare fronte alla siccità. Non serve a nulla avere le tasche piene di perle se poi ti servono solo per fare ingrassare i porci. Se si vuole far produrre ancora la terra bisogna, a mio avviso, cambiare coltura e cultura.

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  2. Il mio parere. Rispetto al passato, a causa della globalizzazione, si assiste ad una saturazione veloce dei mercati dei prodotti agricoli che richiederebbe una continua variazione di specie e cultivar. Purtroppo in agricoltura, come ben sappiamo, i tempi tecnici di ammortamento delle spese non permettono tutto ciò, così come le tradizioni, la vocazione delle nostre terre, la nostra esperienza,etc, conferiscono rigidità ad un mercato sempre più dinamico. Stiamo assistendo attoniti a questi cambiamenti. Al momento nella mia Sardegna da cui vi scrivo, è in atto in tutta la regione una manifestazione dei pastori a causa del crollo del prezzo del latte ovino nostrano. L'economia, intesa come dottrina, è crudele, senza cuore, non tiene conto di sudore, impegno, indebitamenti. Per lei il libero mercato è fatto solo di domanda, offerta e prezzo. Dobbiamo cercare di differenziare quanto più possibile le nostre produzioni, affinché il prodotto in tira, copra le spese anche di quello in crisi. Non sarà una passeggiata... Ninna ..un collega agro(g)nomo

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    1. Credo che senza un sostegno politico serio (non solo economico) si è destinati solo a tirare i remi in barca e a cambiare mestiere. Giusto quanto Lei sostiene che bisogna differenziare quanto più possibile le nostre produzioni, ma siamo ormai giunti al punto che il prodotto che doveva essere in “tira” è in crisi e quello che era in crisi è morto . Purtroppo la Terra ha i suoi tempi e non si può diversificare in continuazione, passando una vita di stenti.
      I Bandi dei P.S.R. che dovrebbero, in teoria, servire per il Rinnovamento e il rilancio del territorio, vengono strutturati per essere fruibili solo da grandi imprese con “portafoglio gonfio” ed esperte in “giocoleria” contabile, mentre per la maggior parte degli agricoltori restano solo chiacchiere e miraggi.

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