25 luglio, 2008

galbanino, schifezze e denunce

Qualche giorno fa in uno dei tanti post sul rosso allura è stato scritto di fare una ricerca sul Galbanino, o similari, e sulle porcherie che in esso vi sono contenute.
Ho letteralmente "studiato", e nei prossimi giorni vi scrivo con che cosa vengono prodotti questi formaggi, se così li possiamo chiamare.
E' impressionante leggere che porcherie infilano dentro questi prodotti, e penso che mi asterrò d'ora in poi di acquistarne.
Vi trascrivo parola per parola il testo (in azzurro) di una operazione eseguita pochi giorni fa dalla Guardia di Finanza, nella quale è stata sgominata una banda che riciclava di tutto, facendo poi confluire il prodotto nelle più grandi case per produrre il galbanino o similare.
Nella truffa, inoltre, erano implicati anche due tecnici ed il direttore dell'ufficio di prevenzione veterinaria dell'ASL, che dovevano controllare, ed invece chiudevano tutti e due gli occhi!!!!
ALTRO CHE DIA!!!!! E che ce ne facciamo della DIA dopo che leggiamo queste cose?
Leggetelo tutto, c'è da rimanere sconcertati, perchè la truffa andava avanti da anni, ed era di dimensioni colossali.

CREMONA - Nel formaggio avariato e putrefatto c'era di tutto. Vermi, escrementi di topi, residui di plastica tritata, pezzi di ferro. Muffe, inchiostro. Era merce che doveva essere smaltita, destinata ad uso zootecnico. E invece i banditi della tavola la riciclavano. La lavoravano come prodotto "buono", di prima qualità.
Quegli scarti, nella filiera della contraffazione, (ri) diventavano fette per toast, formaggio fuso, formaggio grattugiato, mozzarelle, provola, stracchino, gorgonzola. Materia "genuina" - nelle celle frigorifere c'erano fettine datate 1980! - ripulita, mischiata e pronta per le nostre tavole. Venduta in Italia e in Europa. In alcuni casi, rivenduta a quelle stesse aziende - multinazionali, marchi importanti, grosse centrali del latte - che anziché smaltire regolarmente i prodotti ormai immangiabili li piazzavano, - senza spendere un centesimo ma guadagnandoci - a quattro imprese con sede a Cremona, Novara, Biella e Woringen (Germania).
Tutte riconducibili a un imprenditore siciliano. Era lui il punto di riferimento di marchi come: Galbani, Granarolo, Cademartori, Brescialat, Medeghini, Igor, Centrale del Latte di Firenze. E ancora: Frescolat, Euroformaggi, Mauri, Prealpi, e altre multinazionali europee, in particolare austriache, tedesche e inglesi. E' quello che si legge nell'ordinanza del pm cremonese Francesco Messina. Un giro da decine di milioni di euro. Una bomba ecologica per la salute dei consumatori.
Le indagini - ancora aperte - iniziano due anni fa. A novembre del 2006 gli uomini della Guardia di Finanza di Cremona fermano un tir a Castelleone: dal cassone esce un odore nauseabondo. C'è del formaggio semilavorato, in evidente stato di putrefazione. Il carico è partito dalla Tradel di Casalbuttano ed è diretto alla Megal di Vicolungo (Novara). Le due aziende sono di Domenico Russo, 46 anni, originario di Partinico e residente a Oleggio. E' lui l'uomo chiave attorno al quale ruota l'inchiesta. E' lui il dominus di una triangolazione che comprende, oltre a Tradel e Megal, un terzo stabilimento con sede a Massazza, Biella, e una filiale tedesca. Tradel raccoglie, sconfeziona e inizia la lavorazione. Megal miscela e confeziona. A Casalbuttano i finanzieri trovano roba che a vederla fa venire i conati. Prodotti caseari coperti da muffe, scaduti, decomposti e, peggio ancora, con tracce di escrementi di roditori. Ci sono residui - visibili a occhio nudo - degli involucri degli imballi macinati. Dunque plastica. Persino schegge di ferro fuoriuscite dai macchinari. La vera specialità della azienda è il "recupero" di mozzarelle ritirate dal mercato e stoccate per settimane sulle ribalte delle ditte fornitrici, di croste di gorgonzola, di sottilette composte con burro adulterato, di formaggi provenienti da black out elettrici di un anno prima. "Una cosa disgustosa - racconta Mauro Santonastaso, comandante delle fiamme gialle di Cremona -. Ancor più disgustoso - aggiunge il capitano Agostino Brigante - , è il sistema commerciale che abbiamo scoperto".
Non possono ancora immaginare, gli investigatori, che quello stabilimento dove si miscela prodotto avariato con altro prodotto pronto è lo snodo di una vera e propria filiera europea del riciclaggio. Mettono sotto controllo i telefoni. Scoprono che i pirati della contraffazione sono "coperti" dal servizio di prevenzione veterinaria dell'Asl di Cremona (omessa vigilanza, ispezioni preannunciate; denunciati e sospesi il direttore, Riccardo Crotti, e due tecnici).
Dalle intercettazioni emerge la totale assenza di scrupoli da parte degli indagati: "La merce che stiamo lavorando, come tu sai, è totalmente scaduta... ", dice Luciano Bosio, il responsabile dello stabilimento della Tradel, al suo capo (Domenico Russo). Che gli risponde: "Saranno cazzi suoi... " (delle aziende fornitrici, in questo caso Brescialat e Centrale del Latte di Firenze, ndr). Il formaggio comprato e messo in lavorazione è definito - senza mezzi termini - "merda". Ma non importa, "... perché se la merce ha dei difetti. .. io poi aggiusto, pulisco, metto a posto... questo rimane un discorso fra me e te... " (Russo a un imprenditore campano, si tratta la vendita di sottilette "scadute un anno e mezzo prima"). Nell'ordinanza (decine le persone indagate e denunciate: rappresentanti legali, responsabili degli stabilimenti, impiegati, altre se ne aggiungeranno presto) compaiono i nomi delle aziende per le quali il pm Francesco Messina configura "precise responsabilità".
Perché, "a vario titolo e al fine di trarre un ingiusto profitto patrimoniale, hanno concorso nella adulterazione e nella contraffazione di sostanze alimentari lattiero-casearie rendendole pericolose per la salute pubblica". Il marchio maggiormente coinvolto - spiegano gli investigatori - è Galbani, controllato dal gruppo Lactalis Italia che controlla anche Big srl. "Sono loro i principali fornitori della Tradel. Anche clienti", si legge nell'ordinanza. Per i magistrati il sistema di riciclaggio della merce si basa proprio sui legami commerciali tra le aziende fornitrici e la Tradel. Con consistenti vantaggi reciproci. Un business enorme: 11 mila tonnellate di merce lavorata in due anni. Finita sugli scaffali dei discount e dei negozi di tutta Europa. Tremila le tonnellate vendute in nero. E gli operai e gli impiegati? Erano consapevoli. Lo hanno messo a verbale. Domanda a un'amministrativa: "Ha mai riferito a qualcuno che la merce era scaduta o con i vermi?". Risposta: "No, tutti lo sapevano".

10 commenti:

  1. Ti risulta che questi signori del Galbanino siano stati arrestati? Ti risulta che i commecianti che hanno posto in vendita quel prodotto siano stati multati?Ti risulta che la stampa locale e nazionale abbia fatto menzione dello scandalo? Se tutto quel che dici è vero bisogna interessare il Tribunale penale internazionale per fare incriminare i responsabili del reato di genocidio per avere attentato alla vita umana. Non credi? Non mi pare però che dalle pagine del nostro quotidiano sia apparsa una notizia del genere. Tutto è leggero ed evanescente anche il veleno per topi.

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  2. Proprio a questo mi riferivo e la cosa incredibile è che la realtà ha per l'ennesima volta superato la fantasia perchè già in un libro, ora non ricordo bene se di Carlotto o Lucarelli, il personaggio principale svolgeva l'attività occulta di brooker di prodotti avariati da reimmettere in commercio dopo opportuno ciclo rigenerativo.
    Cosa fare? ad esempio, banalmente, non comprare più questo tipo di prodotto!
    Cosa dire? che l'ignoranza è sempre il frutto meglio coltivato al mondo ... ed anche il più consumato!

    Brancolatore.

    P.S.: buon compleanno (nutella, rum e un buon toscano ... ovviamente)

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  3. Caro Vigo,come volòevasi dimostrare,abbiamo bisogno di un rompicoglioni come te!
    Grazie e complimenti per il tuo TOSTO intervento sul Galbanino e dintorni, che hai pubblicato oggi, e che ho ripreso integralmente sul mio blog(http://rarika-radice.blogspot.com/2008/07/galbaninoschifezze-e-denunce.html)...Avanti,Corrado,avanti,ROMPIAMO!
    Con affetto,Orazio Vasta

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  4. venerdì 25 luglio 2008
    GALBANINO,SCHIFEZZE E DENUNCE.../2

    BANDITI DA TAVOLA!
    Sul sito web di Repubblica,vengono resi noti gli sconcertanti sviluppi di un’indagine partita nel 2006 e portata avanti dalla Guardia di Finanza di Cremona grazie a quelle intercettazioni che giornalmente vengono messe sotto accusa quasi si trattasse del più grande problema che affligge questo disgraziato Paese.
    Nonostante in Italia le frodi alimentari siano ormai all’ordine del giorno e cambiare il cartellino dei prodotti scaduti all’interno degli ipermercati stia diventando quasi una consuetudine, le dinamiche della truffa da parte dei “banditi della tavola” sono tali da riuscire a turbare profondamente non solo le persone deboli di stomaco.
    L’impresa criminale, che faceva capo a 4 aziende con sede a Cremona, Novara, Biella e Woringen in Germania,era punto di riferimento per marchi come Galbani, Granarolo, Cademartori, Brescialat, Medeghini, Igor, Centrale del latte di Firenze, Frescolat, Euroformaggi, Mauri, Prealpi ed altre multinazionali europee, operava anche grazie alla connivenza delle Asl di competenza ...
    Pubblicato da Orazio Vasta a rarika venerdì, luglio 25, 2008

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  5. Eppure, caro Corrado, ho pena per il famoso GALBANINO . Non l'ho mai comprato ma ho notato che tanta gente ne ha fatto un uso smodato. Che pena!Mi piaceva il marchio GALBANINO a fronte di un pezzo di insaccato di grosse dimensioni.Son contenta comunque che la frode alimentare venga sventata.Peccato che la frode dei politici rimanga coperta.

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  6. Fratelli d'Italia per fotterci in qualsiasi modo, questa è Res/Cosa Pubblica/Nostra Italiana, dal piu' di 150 anni un sistema criminale regna dall'alba del Risorgimento(?!?!?!?!?), diciamo dall'alba dell'avvelenamento.

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  7. Caro Corrado leggo un pò in ritardo il tuo commento su Galbani, ma ancora in tempo per dirti che di scemenze già se ne sentono molte e prima di aggiungerne altre bisogna avere cognizione di ciò che si dice !!
    Certamente non lo stai dimostrando!!

    Se io ho un'azienda nella quale ho prodotti da smaltire e li vendo alla soc. Vigo srl non vuol dire che ho legami con la Vigo SRL, ma semplicemente ho venduto un prodotto non più alimentare ad una soc. specializzata.
    Se poi la Vigo srl ne fa usi illeciti non è certo colpa mia ma di chi commette l'illecito, tanto più che l'azienda di cui parli male è dal 2002 che non ha rapporti con le soc. coinvolte nell'inchiesta e le autorità lo hanno già provato!
    Ti consiglierei di non abboccare ad articoli che scrivono pseudo giornalisti che mettono insieme commenti che fanno parlare da coglioni, piuttosto che dire cose provate che parlino ai coglioni che scrivono scemenze, prendendo frammenti di informazioni e componendo accuse che danneggiano le nostre aziende italiane.

    Secondo me Ti dovrebbe rispondere la galbani e chiederti danni da ciò che scrivi, ma forse loro hanno capito che le tue sono affermazioni di chi ha voglia di sparare senza sapere cosa spara .......... cazzate.
    medita figliolo prima di scrivere, medita, medita
    Ciao, Iraldo

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  8. Circa 2 anni fa, quando il Ministro Zaia denunciò l'ispezione
    dei NAS, si parlò della ditta SALPI a Cremona indiziata per quanto accaduto. Immediatamente inviai una mail chiedendo se la ditta fosse stata chiusa, non
    ricevendo alcuna risposta.Ho fatto
    quindi una ricerca su internet e risultò Salpi essere una società appartenente alla Galbani. Non
    potendo fare altro, da allora non
    acquisto più prodotti Galbani nè di sue ditte consociate o dalla stessa rilevate,come la Vallelata. Comunque, giorni fa, mi è capitato fra le mani un foglio pubblicitario non ricordo se Coop
    o Sigma o Il Gigante in cui erano
    pubblicizzati alcuni prodotti della Salpi, che non conoscevo
    come distributore.

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  9. credo sia una balla la storia pero quando avevo l eta di circa 6 anni il galbanino era piu buono e meno amaro

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  10. nn riesco a credere che il Galbani o sia ciò che scrivete !!

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