L’imperativo categorico dettato dalle Istituzioni è regolarizzarsi con tutte le norme (mi viene da scrivere l’enorme norme) possibili ed inimmaginabili. Tutto giusto? Tutto corretto? Sì, sì, ma quando tutti, ma davvero tutti, lo fanno. Vedere prodotti che arrivano da paesi che non conoscono nemmeno che vuol dire commercializzare, vedere prodotti che vengono venduti senza nessun tipo di precauzione, di protezione, o ancor peggio senza nemmeno sapere se fino al giorno prima della raccolta siano stati fatti trattamenti antiparassitari…fa scemare tutta la voglia di “regolarizzazione a tutti i costi”. E ciò anche perchè l’applicazione di tutte queste norme (spesso doppioni e superflue) costa, ed anche parecchio. Quando poi constatiamo che l’infinità di adempimenti da fare “tutto e subito” cozza con la Pubblica Amministrazione che per rilasciare un Nulla Osta impiega anni, o che deve ancora “interpretare” la norma”, allora scatta il meccanismo di reazione, e ad ogni azione corrisponde una reazione, anche la più ingiustificata e la più impensata. Di solito si litiga con l’Ente che vuole tutto e subito, ma poi ha i “tempi tecnici” per fare il suo di lavoro. Vedete questa “palla di vetro” abbandonata in un’aiuola? E’ anche questa frutto delle enormità di norme? O l’indifferenza di chi avrebbe potuto gettarla negli appositi cassonetti per la raccolta del vetro? O … peggio: era una di quelle sfere di cristallo, opacizzata dall’usura del tempo?
Qualche giorno fa l'Agea ha pubblicato una nota con la quale si fregiava di aver pagato 1,83 miliardi di euro ai produttori di tutta Italia. Ebbene: i pagamenti sono stati "da elemosina". Piccole porzioni dell'importo dovuto e i cosiddetti "ecoschemi" (una delle ultime cose strampalate della attuale politica agricola comunitaria) non sono stati pagati. E non è stato pagato nemmeno il premio "bio". Vorrei ricordare all'Agea che siamo al 27 novembre! Agea, dove sei che non ti vedo!
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