Ecco uno dei tanti esempi di “unione imperfetta” fra l’asfalto e il basolato lavico.
Negli anni ‘70 le Amministrazioni Comunali trovarono più conveniente asfaltare molte strade, anzichè ripristinare il basolato lavico.
Uno degli esempi più “lavorati” è la zona che va da Cannizzaro ad Ognina (CT); la percorrevo ogni giorno per andare in Facoltà, e l’asfalto, adagiato malamente sul basolato lavico, veniva letteralmente strappato ad ogni piccola pioggia. Le auto facevano il resto.
Ho visto riasfaltare quel tratto decine di volte; ma il problema si ripresentava sempre. Ovvio! Il tappetino bituminoso non si “aggrappava” alla pietra lavica, e si sgretolava facilmente. L’unione fra i due tipi di materiale è imperfetta, e la separazione è inevitabile!
Adesso, dopo aver bistrattato il basolato lavico per una trentina d’anni, ecco che si ritorna all’antico; in tutti i Comuni, com’è giusto che sia, il vecchio basolato lavico viene ripristinato, con grandi costi, ma con grande effetto visivo, e soprattutto con grande durata della pavimentazione stradale.
Qualche giorno fa l'Agea ha pubblicato una nota con la quale si fregiava di aver pagato 1,83 miliardi di euro ai produttori di tutta Italia. Ebbene: i pagamenti sono stati "da elemosina". Piccole porzioni dell'importo dovuto e i cosiddetti "ecoschemi" (una delle ultime cose strampalate della attuale politica agricola comunitaria) non sono stati pagati. E non è stato pagato nemmeno il premio "bio". Vorrei ricordare all'Agea che siamo al 27 novembre! Agea, dove sei che non ti vedo!
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