Fare una disamina sulla utilità o sulla equità dell’IMU è cosa assai ardua. Condividerne l’esigenza è un’altra cosa.
Il Governo ha quale priorità “la messa in sicurezza” della casse dello Stato, prosciugate da chi in tanti anni di finanza allegra ci ha governato.
Adesso si vuole fare “tutto e subito”, ma ciò cozza con l’economia vera, non quella millantata. E l’economia vera “dice” che non si può spremere il limone oltre al succo che ha dentro; e quando succo non ce n’è più non c’è che spremere!
In questo contesto va guardato ed esaminato il problema IMU per le aziende agricole.
Le discussioni di questi giorni, con una pacata apertura alla revisione della vicenda IMU-Agricoltura, parrebbero aver fatto comprendere ai “nuovi Governanti” che … siamo alla frutta.
Forse un esame di coscienza a ritroso potrebbe più di una discussione “a caldo”.
Qualche giorno fa l'Agea ha pubblicato una nota con la quale si fregiava di aver pagato 1,83 miliardi di euro ai produttori di tutta Italia. Ebbene: i pagamenti sono stati "da elemosina". Piccole porzioni dell'importo dovuto e i cosiddetti "ecoschemi" (una delle ultime cose strampalate della attuale politica agricola comunitaria) non sono stati pagati. E non è stato pagato nemmeno il premio "bio". Vorrei ricordare all'Agea che siamo al 27 novembre! Agea, dove sei che non ti vedo!
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