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Sulla "Timilìa", 3° puntata

Interrogando il database dei panifici, ecco che risultano "attivi, ovvero registrati con licenza ed a norma 1.507 panifici in tutta la nostra regione.
In tutti i panifici oggi troviamo il pane con la scritta "Timilìa".
Non si conta in questo numero le pizzerie e i pastifici.
La domanda, semplice, ma che vuole solo essere di sprone alla creazione di un marchio unico o alla creazione di un IGP o di una DOP o di una IG, così da tutelare i produttori della varietà di frumento è: con la "Timilìa" prodotta possono prodursi davvero tutti i chili di prodotti che oggi vengono venduti?

Ed il commento di ieri di Giuseppe Li Rosi calza a pennello, e lo riporto qui di seguito:
Caro Corrado, mi hai chiamato qualche giorno fa chiedendomi dei dati sulle produzioni di Timilia in Sicilia. Ti ho detto che nella campagna scorsa ne saranno stati seminati un migliaio di ettari e che quest'anno è difficile riuscire a quantificarli. Però, a leggere le tue puntate sulla timilia ho l'impressione che voglia assimilare il grano antico alle varietà moderne, utilizzando anche dichiarazioni (se è vero che siano del Prof. Pecorino) che, se decontestualizzate da un discorso più complesso, potrebbero essere interpretate come attacchi contro le varietà locali. 
Mi sa che, caro Corrado, dovrei rivedere la direzione che stai facendo prendere alle tue puntate sulla Timilìa. Se, poi, per come mi hai detto per telefono, il tuo intento è quello di denunciare la troppa farina di Timilia rispetto alle coltivazioni presenti, e quindi là possibilità di frode alimentare, allora è meglio che lasci il compito a chi da anni la coltiva e che dal 20 di febbraio si è costituito facendo nascere l'associazione SIMENZA - Cumpagnìa Siciliana Sementi Contadine. Sarà compito nostro in collaborazione con gli enti di ricerca e di controllo a controllare la produzioni. Darlo in pasto al blog è sacrìlego. 
SEMU SIMENZA!
Giuseppe Li Rosi

Pertanto invito Giuseppe Li Rosi a continuare sulla strada intrapresa, così da "mettere ordine" in una nicchia che per molti sta diventando "un affare" slegato a ciò che hai intrapreso da tempo insieme a chi ci ha creduto.
E, caro Giuseppe, lo scopo ultimo è sempre quello di poter assicurare agli agricoltori il massimo valore aggiunto, oggi ahimè appannaggio di tutti tranne di chi veramente lo meriterebbe.

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