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Sulla tracciabilità, 3° puntata

Sulla questione della tracciabilità ho già scritto tanto, ma in particolare sui pistacchi di Bronte ho già scritto in passato, e riporto in "copia/incolla" in tre "puntate" già due anni fa.

1° post
A leggere le informazioni su Wikipedia, ci sarebbero in Sicilia all'incirca 1.000 ettari di coltivazione di pistacchi.
Leggendo, invece, le indicazioni descritte sul sito internet www.brontepistacchio.it, gli ettari coltivati sarebbero 3.000.
L'ISTAT, invece, al 2010 ne indica 3.510 ettari.
Ad eccezione di qualche ettaro coltivato in Basilicata ed in Puglia, è la Sicilia a fare la "parte del leone".
E il Pistacchio, lo sanno anche i bambini, è coltivato nella zona di Bronte, che nel suo sito internet indica "la città del Pistacchio".
Sempre sul sito internet del Comune, viene indicata una produzione raccolta di circa 30.000 quintali, e se ne indica una PLV di circa 20 milioni di euro.
Sempre sul sito internet del comune di Bronte viene indicata una esportazione di questi frutti che si attesta intorno all'80%, mentre la rimanente parte viene destinata alla commercializzazione per il consumo nazionale, e se ne indicano anche le varie forme di prodotto commercializzato:
Tignosella (pistacchio non sgusciato, i brontesi lo chiamano "babbalucella"), pelato (sgusciato e privato del­l'endocarpo), granella, farina, bastoncini, affettato o pasta di pistacchio
Sempre sul sito internet del comune di Bronte, troviamo una tabella, nella quale vengono indicate non solo le superfici coltivate e le quantità prodotte, ma anche l'Import e l'Export.
Da questa tabella si scopre che nell'anno 2010, per esempio, in Italia sono stati esportati kg. 4.129 , a fronte di kg. 60.064 importati (fonte ISMEA)
Insomma parrebbe che viene esportata un quantitativo pari a circa il 6,87% di quanto viene importato.
E, mi chiedo: da dove viene importato? E da chi viene importato? E dove finisce?
E questi dati ISMEA che rispondenza hanno con quanto riportato sul sito internet del comune, dal quale si evince che l'80% dei 30.000 quintali, quindi 24.000 q.li, viene esportato? Qui mancano "all'appello" 23.959 q.li ...
Insomma i dati espressi non mi sembra quadrino molto ...


2° post
E mentre "giochiamo" con i numeri degli ettari coltivati, dell'import/export, dei quantitativi prodotti, insomma con numeri che non trovano riscontro fra fonti ufficiali diversi, ecco che nella GDO si trova di tutto, ma proprio di tutto.
In Germania vengono venduti pistacchi Californiani; e noi che ci preoccupavamo di quelli turchi o egiziani ... 

Alla Coop si vendono pistacchi, senza specificarne la provenienza, ma solo l'azienda che li lavora e li prepara nei sacchetti, la New Factor (http://www.newfactor.it/), azienda di Cerasolo Ausa di Coriano (RN).
E quindi non sappiamo, e mai sapremo se questi pistacchi sono di origine siciliana, turca, egiziana, tunisina, californiana o ... boh!


In altro supermercato è l'azienda Caputo (http://www.vincenzocaputosrl.it/) di Somma Vesuviana (NA) a provvedere alla lavorazione e preparazione in sacchetti, ma l'azienda Caputo descrive che la provenienza è "USA".



Anni fa trovai anche i pistacchi iraniani ..., ma lavorati a Modica (RG) ... e rivenduti da noi ...


E un sito internet internazionale americano American Pistachio Growers (http://americanpistachios.org/), dal quale aziende italiane si riforniscono.


Dopo questa carrellata esemplificativa, non può non nominarsi il sito Alìbaba (http://www.alibaba.com/), dal quale acquistare pistacchi provenienti da tutto il mondo ... dall'Iran, dalla Grecia, dal Pakistan, ecc...

3°post

Dopo aver letto tutte le notizie di ieri e l'altro ieri, scrivo anche sulla DOP del Pistacchio di Bronte, che garantisce sulla provenienza.
La DOP è stata ottenuta il 9 giugno 2009, e per fregiarsi del marchio DOP bisogna seguire il disciplinare di produzione approvato dalla Unione Europea (http://www.bronteinsieme.it/PDF/Pistacchio-verde_Disc.pdf).
Questo il sito internet del Consorzio del Pistacchio Verde di Bronte:
E, allora, come può un consumatore tutelarsi durante l'acquisto dei pistacchi, sempre che vuole quelli di Bronte?


Innanzitutto si deve cercare il marchio riportato qui sopra, che è indicato nel disciplinare di produzione ed approvato dalla Unione Europea.
Poi: il consumatore deve guardare il prezzo esposto, perchè se è troppo basso, sicuramente non si tratterà di pistacchio di Bronte.
Il consumatore deve (in effetti dovrebbe farlo per ogni alimento/prodotto che acquista) guardare l'etichetta e vedere il luogo di produzione; in mancanza dell'indicazione ... si dovrebbe lasciare il prodotto, poichè, evidentemente, c'è la volontà di non indicarne la provenienza.

Insomma ... così come per il pistacchio ... tutto ciò che acquistiamo nei vari supermercati va "visto" e "rivisto" prima di acquistarlo; potreste acquistare pistacchi californiani, con la convinzione che quelli ... sono di Bronte ..., ma lo stesso avviene con tantissimi prodotti, anche nell'ortofrutta, come ho più volte segnalato ... come i peperoni olandesi, acquistati con la convinzione che gli stessi provenissero da Vittoria ... ecc.

Fate sempre attenzione agli acquisti ... acquistate prodotti locali! Aiutate l'economia della nostra regione e ... soprattutto mangiate meglio!

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