Anni fa l'Italia era fra i maggiori produttori si olio di oliva, adesso non è più ai primi posti, superato da Spagna, Tunisia, Grecia e Siria.
Oltre un milione e centomila gli ettari di oliveti in Italia, con una produzione complessiva di circa due/tre milioni di quintali.
E' bene sapere che in Italia non produciamo tutto l'olio che ci serve per il consumo, quindi dobbiamo necessariamente importarne una buona parte, all'incirca il 30%.
Ma poi, dati alla mano, ne esportiamo all'incirca il 50% di quanto ne produciamo, quindi siamo fortemente deficitari.
Il vero problema dell'olivicoltura è non solo l'elevata alternanza di produzione, ma soprattutto i costi di raccolti, che incidono moltissimo.
L'unico modo di abbattere questi costi è la raccolta meccanica, con "macchine agevolatrici ad ombrello" per gli impianti più datati, o con raccoglitrici meccaniche su impianti intensivi o superintensivi.
Premetto che, mi rifiuto di accostare l'aggettivo "intensivo", o ancor peggio "superintensivo" alla parola qualità.
RispondiEliminaA mio avviso l'analisi del post regge solo se si mette sotto la stessa voce "olio di oliva" sia quello extra vergine ambito in tutto il mondo che vince premi come il "sol d'oro", che quello "ex vergine" (qualche fedele lettore del blog ricorderà) venduto a 3 euro/litro nei supermercati. Personalmente li distinguo in due sostanze diverse. Non abbiamo un territorio vasto come altri stati. La corografia e il clima del nostro territorio ci deve spingere, a mio avviso, a produrre qualità e non quantità. Qualità venduta al giusto prezzo. L'acquisto di macchine per la facilitare la raccolta e abbattere parte dei costi verrà di conseguenza.
contrario agli uliveti suoerintensivi. Teniamoci i ns uliveti tradizionali e facciamo salire la qualità è il orezzo. la produzione è destinata a diminuire nei prossimi anni, costi elevati non ci permetteranno di stare al passo con gli altri paesi. quel poco che resterà c'è
RispondiEliminalo pagheranno. ciao grazie