Fra i tanti "guai" che la siccità comporta, il più costoso è quello del ricorso continuo all'irrigazione nei campi, qualunque coltura in essi venga praticata.
Nella nostra regione, a differenza di quasi tutte le altre, scartando quei pochi casi di falde acquifere superficiali, che in genere "pescano" nei sub-alvei dei fiumi, e scartando anche quelle falde acquifere con salinità eccessiva, le risorse idriche si trovano a profondità elevata, con i relativi esosi costi energetici.
Basti pensare che i pozzi trivellati di alcune zone della sicilia sud-orientale hanno una profondità di oltre 200/250 ed anche 300 metri.
Immaginate, quindi, il costo energetico del sollevamento di queste acque da utilizzarsi nelle irrigazioni, irrigazioni che un tempo venivano eseguite dal mese di maggio e fino a settembre al massimo, mentre negli ultimi cinque anni vanno dal mese di aprile e fino ad ottobre, ed a volte anche a novembre.
Costi energetici elevati, periodi irrigui dilatati ... il tutto genera costi immensi.
E se, al contempo, da un lato guardiamo che i prezzi delle produzioni, nessuna esclusa, sono sempre in calo, e dall'altro lato i costi di produzione sono sempre in aumento (manodopera, contributi previdenziali ed assistenziali, tasse, IMU, fertilizzanti, antiparassitari, ricambi per i mezzi agricoli, ecc), ci spieghiamo bene come il tutto non può riversarsi sempre e solo sulle rese economiche dei fondi agricoli: non si riesce a far quadrare i bilanci.
Oltre a ciò ... lo stato incamera con l'IMU quanto l'Europa ci versa con il premio PAC, quello commisurato all'ettaro/coltura. Guarda caso ... l'IMU nei terreni agricoli ... è quasi identico a quanto percepito con il premio PAC ...
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