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Quando ero militare, 18° puntata (sottotitolo: il patto segreto con il tenente colonnello)

Durante la mia permanenza al Consiglio di Leva e Selezione, come ho già scritto, riempivo i "fogli di congedo illimitato provvisorio", prelevando i dati dei ragazzi che "passavano la visita di leva" dalle carpette che mi venivano consegnate giorno per giorno.
Il mio diretto superiore era il tenente colonnello Sebastiano Distefano, al quale dovevo consegnare il lavoro fatto, giorno dopo giorno.
Il suo lavoro, invece, si esauriva verso le 11.00/11.30 di ogni giorno, e dopo di che o lui si anticipava il lavoro per i giorni seguenti, oppure andava girovagando per la caserma, anche perchè gli ufficiali avevano un furgoncino Fiat 850 che dalla Caserma Sommaruga li prelevava alle ore 16.30 e li portava nelle loro abitazioni.
Il tenente colonnello Distefano abitava in Via Forcile, accanto all'ex Mercato all'ingrosso di Catania.
Un giorno, mi sembra nel mese di gennaio 1986, verso le 11.00 il tenente colonnello venne nella stanza dove apponevo timbri e dati nei fogli di congedo illimitati provvisori e mi disse "Corrado, che fai? Mi accompagni a casa che mi secco ad aspettare il furgoncino?" ... si soffermò pochi secondi e aggiunse "e poi te ne vai a casa prima oggi".
Ed io "certo, signor colonnello".
Completai il lavoro che avevo da fare e andai a cambiarmi, per uscire in borghese.
Così con la mia Panda accompagnai il tenente colonnello a casa.
Mentre eravamo in macchina, però, lui prese una sigaretta e se la portò in bocca, stava per accenderla quando io gliela strappai dalla bocca e la gettai.
Lui saltò per aria e disse "ma che fai?"
Ed io "signor colonnello, in caserma comanda lei, nella mia macchina io, altrimenti torniamo indietro".
Il tenente colonnello si lamentò, ma si piegò a quella mia imposizione, perchè aveva compreso che sarei tornato veramente indietro. Lui fumava le Nazionali 80, che facevano una puzza infernale; fino a quel tempo non avendo mai fumato e mi dava tantissimo fastidio il fumo e soprattutto l'eventuale tanfo residuale in macchina, nella mia Panda (rimasta sempre nel mio cuore).
Accompagnato a casa, mi diressi a casa mia ad Acireale, dove mi videro arrivare a sorpresa.
Il pomeriggio, che ormai avevo libero, andai allo Studio Sardo, dove già dal gennaio 1985 andavo ininterrottamente per fare il mio tirocinio professionale, ed il prof. dott. agr. Vito Sardo appena mi vide mi disse "Vigo, che ci fa qua?".
Ed io raccontai come e perchè ero riuscito ad uscire prima dalla caserma.
Dopo qualche giorno il tenente colonnello Distefano mi ripropose "il patto", ed io accettai subito, ovviamente.
La cosa si ripetè qualche altra volta.
Un giorno, però, il tenente colonnello mi disse che questa storia non poteva proseguire, quindi lo avrei dovuto accompagnare a casa e poi ritornare in caserma.
Lui si presentò alle ore 11.00 ed io mi feci trovare seduto a mettere timbri nei fogli di congedo illimitato provvisorio. 
Lui "Corrado andiamo?". 
Ed io "signor NO signor Colonnello, ho il mio lavoro da completare", sbattendo i tacchi per terra e facendo il saluto militare, dopo essermi alzato in piedi di botto al suo ingresso.
Lui "Corrado, stai scherzando?"
Ed io "signor NO", sempre con sbattuta di tacchi, ed aggiunsi "lei va a casa ed io no? allora aspetti il furgoncino".
Il tenente colonnello indispettito andò via, ma tornò alla carica dopo 10 minuti, con la stessa domanda di prima, ed io alla stessa maniera di prima risposi "signor NO".
Insomma al terzo tentativo il tenente colonnello dovette accettare e mi firmò il permessino per andare a casa.
In macchina mi rimproverò, ma io gli dissi sorridendo "signor colonnello, lei va a casa e io no? Allora non lo accompagno più".
Così dopo una discussione animata, ma sempre nei limiti della decenza e del rispetto dei ruoli,  stringemmo un "patto": ogni qualvolta lui voleva andare a casa prima, io avrei avuto il permesso di andar via prima.
Da quel giorno molto spesso, lo ammetto, andavo a casa prima, del tutto "autorizzato", e nel pomeriggio me ne andavo a proseguire il mio tirocinio dal prof. dott. agr. Vito Sardo (anche lui sempre nel mio cuore), il quale scherzando mi diceva "non è che il colonnello si è innamorato di lei?".

In caserma mi dissero che avevo ricattato il tenente colonnello Distefano, ma io rispondevo che la sua esigenza coincideva con la mia, quella di tornare a casa prima, e che era stato lui a propormi il patto, ma io a farlo proseguire.
E, ovviamente, il permessino timbrato e firmato dal tenente colonnello sanciva la legalità della mia uscita anticipata.

... continua domani ...

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