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Quando ero militare, 19° puntata (sottotitolo: le guardie al Comando Zona e la parola d'ordine)

Durante il servizio militare a me, e qualche altro, fecero fare il "corso caporali", che si teneva al Distretto Militare.
Ricevuti i gradi fra i compiti che avevamo c'era quello del "caporale di giornata", ovvero quella figura che doveva sovrintendere alla "guardia" della caserma, insieme ad altri due soldati.
Il "caporale di giornata" ci costringeva, però, a non avere l'uscita pomeridiana, e veniva fatto con una turnazione accettabile.
In piazza San Domenico, nel palazzo che si vede in foto, c'era la sede del Comando Zona Militare di Catania, e a quel tempo era comandato dal Generale Mazzola, di Castelbuono.
Tutti avevano timore di lui, tutti.
Io preferivo fare le guardie lì, anzichè al Consiglio di Leva e Selezione, perchè alle ore 16.30 andavano via tutti, alle 18.00 portavano dal Distretto Militare delle teglie con delle pizze, e cenato mi buttavo a letto "per morto" alle 19.00, per svegliarmi l'indomani mattina alle ore 06.30. Certe "panzate" di sonno che ormai sono solo un ricordo lontano, ahimè.
Durante il giorno avevamo il compito di controllare l'ingresso di tutti, segnare in un registro entrate ed uscite delle persone, consegnare il pass e ritirare un documento di riconoscimento.
Ricordo con gran piacere il tenente colonnello Puglisi, persona gentilissima, che dopo il servizio militare continuai a sentire per altri motivi, ma che purtroppo morì dopo pochi giorni dall'essere andato in pensione.
Ritorno al Generale Mazzola, di cui tutti avevano timore.
Una delle cose che al corso caporali ci insegnarono fu quella che in caso di controllo notturno delle caserme, ovvero quel controllo che gli ufficiali facevano "random" per vedere se in caserma ci fossero tutti e se il sistema di "vedetta/sorveglianza" funzionava, ecco in quel caso dovevamo aprire solo nel caso in cui alla richiesta della "parola d'ordine" si fosse avuta la risposta esatta. Se alla richiesta della parola d'ordine non ci fosse stata la risposta giusta non si doveva aprire in nessun caso, nemmeno se fosse arrivato il Capo di Sato Maggiore dell'Esercito.
La parola d'ordine veniva consegnata ogniqualvolta si facevano le guardie, ad ogni cambio.
A qualche giorno di distanza dei missili sparati da Gheddafi l'attenzione alle caserme, ovviamente, era massima. 
In una delle "guardie" al Comando zona ecco che a mezzanotte, nel bel mezzo delle mie "panzate" di sonno suonano all'enorme portone del Comando Zona.
Mi butto giù dalla branda e vado allo spioncino: era giusto giusto il tenente colonnello Sebastiano Distefano, il mio diretto superiore, che dice "aprite, controllo!".
Ed io "parola d'ordine".
E lui "aprite, è un ordine".
Ed io "parola d'ordine!"
E lui insisteva, anche perchè doveva testare l'efficienza dei "comandi ricevuti".
Io rispondevo sempre "parola d'ordine", poi alla quarta o quinta volta dissi "signor Colonnello non apro, può anche punirmi, ma non apro", e lui che mi aveva riconosciuto disse "Corrado apri!", ed io "signor Colonnello o mi dà la parola d'ordine o non apro!" e chiusi lo spioncino.
Dopo qualche secondo sentii il furgoncino che trasportava il tenente colonnello Distefano andar via e tornai a letto.
L'indomani mattina quando arrivarono gli ufficiali mi misi a rapporto con il tenente colonnello Puglisi e gli riferii l'accaduto e lui, che sapeva del controllo, mi disse "hai fatto la cosa giusta".
Verso le 8.30 arrivò il Generale Mazzola, in Fiat 131 blu e bandierine sui parafanghi, aprimmo il portone e ... lui scese dalla macchina, mi venne incontro e disse "so del controllo e che non hai aperto; bravo, così si fa".
Io sempre sull'attenti e con la mano sulla fronte (per il saluto); lui si avvicinò e lesse quella targhetta posta sulla tuta mimetica, sulla qual c'era scritto il cognome. 
Lesse "VIGO" e mi disse "parente del Vescovo?" 
Ed io risposi "signor SI, signor Generale, è mio zio, fratello di mio papà". 
E lui "salutamelo, siamo stati l'altro ieri a cena insieme". 
Io risposi "Comandi signor Generale!", e lui andò via dandomi una pacca sulla spalla; io sempre sull'attenti e con la mano sulla fronte (per il saluto).
Appena andò via pensai a mio zio che, alla richiesta "zio non voglio fare il militare", mi aveva risposto "non conosco nessuno" ...

... domani continua ...

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