Prima del congedo ci dissero che avrebbero trasferito alla caserma Sommaruga, e lì ci fu una specie di fuggi fuggi, chi si "buttò in malattia", chi chiese di andare in ospedale, insomma molti si preoccuparono che alla Sommaruga avremmo dovuto cominciare a fare "i campi", ma niente di tutto questo, anche perchè ormai eravamo proprio agli sgoccioli, era già il mese di luglio 1986.
Il trasferimento era dovuto in quanto nella nostra caserma avrebbero dovuto eseguire dei lavori di ristrutturazione. Quindi noi andavamo solo a dormire alla Sommaruga, ma poi andavamo a lavorare nei soliti uffici.
Una settimana prima del congedo dalla piccola casermetta, quindi, ci spostarono alla caserma Sommaruga. Tutti noi in drop in mezzo a quelli in tuta mimetica.
E lì, proprio lì ti accorgi di come è fragile la mente umana e come si viene condizionati dal posto in cui si vive.
Arrivati nelle varie camerate siamo stati "scambiati" per giovani reclute e subito tutti a dirci "spinazza, vieni a pulirmi gli stivali", "spina portami l'acqua", ecc., insomma cose da caserma.
Vicino a me un ragazzo alto oltre un metro e novanta (m. 1,90), imponente mi guarda mentre sistemo le mie cose nell'armadio e mi dice "spina, da dove vieni".
Io lo guardo fisso negli occhi e gli dico "ma tu mi vedi?" E lui "certo spinazza che non sei altro".
A quel punto gli dico "peccato, penso proprio che non mi vedi, perchè ormai sono un <fantasma>, la prossima settimana mi congedo e resti tu qui a scoppiare, e sei tu la spinazza", e non contento di ciò gli "batto la stecca". Mi giro e continuo a sistemare le cose nell'armadietto.
Lui, che solo con un soffio mi avrebbe potuto gettare a terra, si fa piccolo piccolo e mi dice "scusa nonno, scusa, che posso fare?".
Io gli sparo un sorriso di quelli dei soldati che ormai sono alla fine e gli dico "niente spinazza, fami sdraiare sulla branda e basta".
E lui nella settimana che ci separava dal congedo fu gentilissimo e diceva a tutti "qui c'è un fantasma ragazzi, un fantasma, fate silenzio" ...
... domani continuo ...
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