Ricevo dal collega Santo Aparo una riflessione sul mondo agricolo, e condividendola in pieno la pubblico.
Caro collega, seguo con molta attenzione il tuo blog, e in particolare negli ultimi mesi la battaglia che si è fatta per la pubblicazione della declaratoria sulle gelate dell'anno scorso, ma volevo proporti una riflessione sulla crisi economica che da tutti i mass media ci viene propinata in tutte le salse. Premetto che per mia natura sono un molto ottimista, e pensavo che forse per risolvere la questione sarebbe necessario che tutte quelle risorse economiche che l'Unione Europea, lo Stato italiano, la Regione siciliana e la province hanno a disposizione vengano messe a disposizione delle attività produttive e in particolare dell'agricoltura. Penso che in questo moto si metterebbe in moto un sistema di fiducia che porterebbe le aziende agricole ad investire e conseguentemente attivare tutto l'indotto. Penso che i nostri agricoltori non vogliano denaro a pioggia ma vogliano soltanto continuare a lavorare e a produrre nei propri fondi, con i giusti aiuti e con meno burocrazia. Allora mettiamoci a lavoro tutti, ciascuno per il ruolo che ricopre e credo che la crisi la supereremo alla grande!
Qualche giorno fa l'Agea ha pubblicato una nota con la quale si fregiava di aver pagato 1,83 miliardi di euro ai produttori di tutta Italia. Ebbene: i pagamenti sono stati "da elemosina". Piccole porzioni dell'importo dovuto e i cosiddetti "ecoschemi" (una delle ultime cose strampalate della attuale politica agricola comunitaria) non sono stati pagati. E non è stato pagato nemmeno il premio "bio". Vorrei ricordare all'Agea che siamo al 27 novembre! Agea, dove sei che non ti vedo!
Parto dalla riflessione di Santo Aparo.
RispondiEliminaCome si fa a produrre ricchezza in questo periodo di crisi reale.
Lo Stato tenta di aiutarti ma il suo sistema burocratico ti ostacola,ti opprime,ti uccide.
Così non si va in nessuna parte.
I politici che rappresentano il popolo,si adagiano sulle belle poltrone conquistate ed assistiamo giornalmente nella ns. Regione all'immobilismo totale (senza bilancio,senza sanità,senza PSR,etc.),
Così non si produce ricchezza,ma povertà di impresa.
Meglio dichiarare default come ha fatto l'Islanda,come sta facendo la Lettonia,la Polonia e l'Ucraina !
Mi fermo !
credo che il vostro collega Aparo abbia una visione distorta della società italiana. I contributi in agricoltura o in altri settori produttivi non vengono erogati per meriti specifici nel settore bensì per grazia divina legata alla filiera burocratica. Leggevo giorni orsono della inesistenza di vere e proprie aziende denominate di " agriturismo" in quanto le attuali sono solo vasi e ariosi ristoranti realizzati in zone di aperta campagna. Di agriturismo neanche l'ombra.Lo stesso ragionamento si può fare per le attività svolte dalle donne dove la presenza maschile è mascherata al solo fine di carpire la buona fede dell'erogatore di contributi pubblici alla imprenditoria femminile. Questi risvolti sono importanti perchè danno la misura della modestia della nostra società imprenditoriale e l'agricoltura non è di meno nell'organizzare forme di intervento poco decente.
RispondiEliminaCara Linarena,vuoi sapere la verità sull'agriturismo in Sicilia da differenziare dal turismo rurale.
RispondiEliminaAlmeno il 50 % delle ristrutturazioni dei fabbricati rurali adibiti ad agriturismo vengono risistemate - dai capi azienda - ad abitazioni per figli e nipoti.
Questa è la verità e non si paga ICI !
No, Linarena, non tutto è così distorto.
RispondiEliminaEsistono piccole attività agrituristiche in vere aziende agricole che sono degli autentici gioiellini di verità.
La nuova Legge Regionale sull'agriturismo pone dei nuovi parametri, vedremo.
E poi, scusate, proprio in agricoltura non si può fare, sempre e comunque ... di tutta l'erba un fascio.
Cordialità
E' vero, non si può fare di tutta l' erba un fascio...ma L' avv. Lina Arena non ha tutti i torti.
RispondiEliminaDovremmo avere il coraggio di ammettere che ormai l' Agricoltura ( e non solo quella siciliana) fonda la propria sopravvivenza sulle "provvidenze" (!!!) pubbliche. E quando queste non arrivano, ci ritroviamo tutti con l' acqua alla gola - agricoltori a tempo pieno e tecnici agricoli in primo luogo-.
Un tipico esempio è rappresentato dai cerealicoltori. E' infatti risaputo che senza l' aiuto comunitario alla produzione (che ogni anno si riduce sempre più)il 95% dei terreni destinati alla coltura del grano duro verrebbero abbandonati senza indugio.
Tutto questo perchè gli agricoltori , da noi, si sono sempre guardati in cagnesco gli uni con gli altri, il vicino con l' altro vicino,magari cercando in qualche modo di "fregarlo" o di diffamarne la competenza, esaltando il proprio prodotto e sminuendo quello del collega, salvo poi ugualmente svenderlo al primo commerciante di turno, senza mai pensare a ciò che doveva essere IL BENE COMUNE.
Tali considerazioni, ovviamente, valgono, ahimè, anche per i tecnici agricoli!!
Il numero di Studi associati degni di questo nome in Sicilia, infatti, si contano sulle dita di una mano...
Fabrizio La Carrubba