Ricevo dal dott. Gerardo Diana, Presidente Regionale di Confagricoltura e pubblico.
L’AGRICOLTURA COME IL TITANIC: MENTRE AFFONDA L’ORCHESTRINA SUONA.
A qualche mese di distanza dall’approvazione della finanziaria regionale non è stata mantenuta la promessa di inserire gli emendamenti accantonati, molti dei quali di vitale importanza per la ripresa dell’agricoltura siciliana, in uno specifico disegno di legge da portare all’approvazione dell’Assemblea entro l’estate.
Tra pochi giorni il Parlamento siciliano chiuderà i battenti per le meritate vacanze estive con la soddisfazione di aver definito alcuni provvedimenti di vitale importanza per l’economia regionale come quello per evitare il blocco della stagione venatoria.
“Gli agricoltori - evidenzia il presidente della Confagricoltura siciliana, Gerardo Diana – senza le norme in materia di proroga delle cambiali agrarie ed assestamento delle passività rischiano di essere impallinati, ben prima di settembre, dalle doppiette degli istituti di credito e da quelli previdenziali”.
Già una prima scarica di pallini è arrivata nella schiena dei cerealicoltori che proprio nella giornata di ieri si sono visti reintrodurre l’obbligo, da parte della Conferenza Stato Regioni, di utilizzare il seme cartellinato per poter beneficiare degli aiuti, a finalità esclusivamente agroambientali, previsti dall’art. 68 del Regolamento (CE) n. 73/2009 e ciò nonostante il parere contrario espresso da tutte le organizzazioni agricole, sia regionali che nazionali.
“Dinanzi a questa nuova falla l’orchestrina della politica, come nel TITANIC, va avanti senza scomporsi”. Diana, nel suo amaro sfogo, punta anche l’indice verso coloro che continuano a dare un’immagine colorita e distorta del settore.
Da qui l’appello a tutta la politica regionale a dare un concreto ed immediato segnale di attenzione nei confronti di un settore, che così come è emerso dai primi dati dell’ultimo censimento agricolo, continua ad essere centrale per l’economia e l’occupazione dell’isola.
“Anche qui occorrono delle precisazioni riguardo l’ottimismo che ha accompagnato la lettura degli ultimi indicatori economici che attribuiscono all’agricoltura siciliana un irrisorio segno più: negli ultimi 5 anni – ricorda Diana - a causa della crisi congiunturale e dell’aumento sconsiderato dei costi di produzione, come quello che in questi giorni sta interessando il gasolio ed i concimi, oltre 50 mila aziende hanno abbandonato il campo mentre la quasi totalità delle oltre 200 mila rimaste ha il fiato grosso a causa della mancanza di liquidità dovuta al crollo dei prezzi ed alle massicce importazioni extracomunitarie”.
28 luglio, 2011
I colpi “in canna”
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Reintrodotto l'obbligo del seme certificato. La porcata è passata.
RispondiEliminaNei prossimi giorni me ne occuperò sul blog.
Dott. Diana ci può fornire la documentazione legislativa prodotta dalla Conferenza Stato Regioni relativa a questa squallida vicenda?
Grazie
Egr. Dott. Diana,
RispondiEliminapur avendo apprezzato la metafora del Titanic mi permetto di sottoporne alla Sua attenzione un’altra. Mi spiego.
Lei, ovviamente, si appella all’intera classe politica regionale; personalmente, invece mi appellerei alla classe imprenditoriale agricola, a quelle 200.000 aziende (+ 50.000) che come Novecento, il pianista della nave Virginian che non mette mai piede sulla terra ferma, sceglie di rimanere sulla nave oramai in disarmo e pronta per essere demolita con una carica esplosiva.
Cordialità
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RispondiEliminaEgregio Brancolatore
RispondiEliminadi grazia, ma in cosa dovrebbe consistere questo appello alle imprese agricole siciliane? Io non lo ho mica capito il suo commento, usi per favore un linguaggio meno ermetico.
Gent. Granduro,
RispondiEliminase la mia modesta riflessione risulta ermetica, me ne scuso; ma a volte si tenta di condensare in poche parole un ragionamento frutto di anni di cose vissute, viste, di batoste prese e mai rese, di politiche agricole inspiegabili e mai spiegate, di risultati attesi e mai raggiunti: insomma anni di amarezze. Anni in cui ho visto l'associazionismo essere creato per poi ricadere pesantemente su stesso, il più delle volte per colpa di pochi arrivisti che utilizzano una miriade di agricoltori quale strumento asservito alla propria voglia di ... avanzamento (diciamo così, vah). Penso che 200.000 aziende agricole costituiscano una forza capace di far tremare i polsi a qualsiasi politico dotato di un minimo di onestà intellettuale; penso che una forza sindacale dovrebbe difendere gli interessi di categoria a qualsiasi costo e costi quel che costi. Penso che rimanendo arroccati ognuno sulle proprie posizioni e tutti costipati nel proprio ruolo si finirà proprio come Novecento: la nave verrà demolita e noi con essa.
Gent. Granduro non ho mai creduto negli aiuti dall'esterno ne in quelli divini e non per agnosticismo spicciolo ma per ciò che ho sempre visto.
Mi smentisca, La prego.
Proverò a smentirla coi fatti.
RispondiEliminaNon è più tempo di parole (il tempo stringe, per come la vedo io).
Ma lei intanto dia il massimo nel suo lavoro, ciascuno di noi nel suo piccolo può fare molto, anche se non sembra. Non ci facciamo piegare dal disfattismo, dal pressapochismo, dal materialismo, dal menefreghismo, proviamo a reagire. Io conosco tanta gente (soprattutto nel mondo rurale) che combatte, anche inconsapevolmente, per un futuro migliore (magari nel silenzio, senza alcun pubblico riconoscimento, spesso derisa dal potere), lei non molli. Poi se dovremo chiudere, lo faremo, ma non senza prima averle tentate tutte. Io non voglio avere rimorsi, non ne ho mai avuti in vita mia, e per come sono fatto credo che mai ne avrò.
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