23 giugno, 2012

La riviera dei ... rovetti ... 2°

Ieri l'ing. Agostino Pennisi, che sta combattendo per evitare che la limonicoltura acese muoia definitivamente (ma la politica non ascolta) mi ha inviato questa email che riporto:
AGRUMI, CRISI NERA LA PRIMA VERTENZA INVESTE IL SUD
Riprendo un articolo su crisi agrumicola pubblicato il 15 giugno su l'Unità a pagina 11 a cura di Salvo Fallica.
In Sicilia è in corso una vertenza economica e sociale che riguarda, secondo la Cgil, più di 100 mila persone: lavoratori-braccianti, produttori agricoli, commercianti, piccoli e piccolissimi proprietari di aranceti. E' la più grande vertenza economica e sociale del Mezzogiorno. E' qui che va ricercata la vera radice della protesta dei forconi. La protesta ha avuto il suo epicentro proprio nei luoghi simbolo della crisi agrumicola: Paternò, Biancavilla, Adrano, Lentini, Augusta, Avola. Quando si parla di agrumicoltura in Sicilia, si indica un settore che ha voluto dire produzione di vera ricchezza, in particolare nelle aree del Catanese e del Siracusano, quelle della famosa arancia rossa. Già Guido Piovene nel suo famoso "Viaggio in Italia", parlò degli aranceti della Piana di Catania, come emblema dell'eccellenza agricola del Sud. Se Catania e Siracusa erano le città più ricche del Sud per l'industria ed il commercio, l'entroterra ha prosperato per l'agrumicoltura. I leader sindacali della provincia di Catania, Angelo Villari (Cgil), Alfio Giulio (Cisl), Angelo Mattone (Uil), hanno chiaro il concetto: "Se il governo non da risposte concrete in merito, i forconi torneranno in piazza più aggressivi di prima, e l'antipolitica crescerà". La crisi agrumicola ha anche gravi ricadute sul piano della qualità del lavoro: aumenta il lavoro nero, lo sfruttamento dei lavoratori, ed in particolare di quelli immigrati. Per Giacomo Rota, segretario confederale della Cgil Catania: "Solo nel territorio fra Biancavilla, Paternò, Adrano ed il vasto comprensorio, vi sono più di 2000 immigrati che lavorano in nero, in condizioni disumane. Se non si mettono in atto politiche economiche e sociali efficaci vi è il rischio di una nuova Rosarno". Mostra grande preoccupazione anche Alfio Mannino della Flai-Cgil etnea: "Nelle nostre campagne migliaia di donne e uomini vivono una condizione troppo spesso segnata dal mancato rispetto dei diritti contrattuali e della dignità umana. Almeno cinquemila lavoratori, inoltre, non raggiungono il numero di giornate minimo per accedere alle tutele". La Cgil, facendo riferimento ai dati dell'ISTAT, evidenzia che in Sicilia è in corso negli ultimi 4 anni un calo di occupati nel settore agricolo di quasi il 4% annuo. Nell'isola si concentra il 58 % della superficie agrumicola del paese cioè quasi 100.000 ettari. A Catania si produce quasi il 40% della produzione agrumicola dell'intera regione. Le aziende agrumicole della provincia etnea sono circa 18.000, l'elevato numero mostra però la notevole frammentazione produttiva, un limite di questo settore, assieme al lento ammodernamento delle strutture produttive, ed alle carenze sul piano del marketing e della commercializzazione. Per quanto riguarda il valore delle produzioni in Sicilia nel 2010 è stato di oltre 620 milioni di euro, nella sola provincia di Catania il valore della produzione agrumicola è di 220 milioni. E questo nonostante vi sia stata una contrazione della produzione nell'ultimo quinquennio del 16,1%. Nei giorni scorsi al Senato è stata approvata una mozione bipartisan, firmata fra gli altri, da Enzo Bianco, Gianpiero D'Alia, Carlo Vizzini, Giuseppe Lumia, che impegna il governo a "salvaguardare i diritti degli agricoltori", e ad avviare "anche a livello europeo idonee iniziative a sostegno della politica agricola mediterranea promuovendo la tutela del made in Italy e dell'etichettatura anche con apposite iniziative legislative".

Nessun commento:

Posta un commento