Su espressa richiesta di un agricoltore Abruzzese, sì Abruzzese, pubblico (facendo copia/incolla ovviamente) un post dell'11 febbraio scorso apparso sul blog Duro di Sicilia (clicca qui).
L'agricoltore che mi chiede ciò vuole, e dico giustamente, evidenziare la problematica che sta attorno alla vicenda della certificazione delle sementi.
Vi invito a cliccare sul link sopra indicato e leggere anche i commenti al post.
Sulla vicenda del seme certificato si è parlato e sparlato a lungo, ma nel complesso aver vincolato, all'improvviso, l'art.68 al seme certificato, per noi duricoltori, allo stato dei fatti, suona un po' come una truffa; oltre al danno economico poi, si aggiunge una beffa.
L'art. 68, infatti, nasce come un sostegno puramente ambientale per gli avvicendamenti colturali, ma in Italia, esclusivamente per il comparto del duro non lo è più, dall'ultima semina.
Il tutto sarebbe giustificato da uno studio commissionato da Assosementi, alla società parauniversità piacentina HORTA, la quale avrebbe riscontrato che seminare il certificato farebbe diminuire le emissioni di CO2!!!
Ma ci si può credere? Alcuni agricoltori, come noi, sono quantomeno scettici. A nostro giudizio, come di qualsiasi persona di buon senso, la semente aziendale autoprodotta a km 0 dovrebbe risultare ragionevolmente meno inquinante in termini di emissioni di CO2, rispetto alla semente industriale che può provenire chissà da dove.
Ed inoltre perché per il grano tenero, che rientra anch'esso nel sostegno ambientale art.68, non è prescritto alcun obbligo di utilizzo della semente certificata?
Lo studio Horta, dopo averlo cercato in lungo e in largo per il web, peraltro, appare fantomatico; unica traccia su un Informatore Agrario n. 22 del 2011 (vedi articolo a lato).
Questa vicenda ci colpisce abbondantemente sul piano economico, l'art. 68, vale infatti il 30% della media PAC per i seminativi; così siamo costretti a lasciarne il 50%, nelle tasche dell'agro-industria, per un beneficio del tutto discutibile, e che in ogni caso non ci può essere imposto, visto che lede la nostra libertà di impresa, senza peraltro fornici alcuna giustificazione plausibile.
Noi agricoltori siamo generalmente dei fessi, ma c'è un limite a tutto!
Da qui il titolo: "QUALCUNO NON CI STA". Spediremo una richiesta scritta (che troverete di seguito) prima a HORTA successivamente al MIPAAF per chiedere di visionare questo famoso studio.
Il blog invita, tutti coloro che fossero interessati all'iniziativa, a scrivere alla mail di Mimmo:
mimmogranoduro@gmail.com, che la coordinerà operativamente.
Colgo l occasione per ringraziare pubblicamente il Dott.Vigo per la sua disponibilità,e lancio un appello a tutti i lettori del blog affinche anche come semplici cittadini inviino la suddetta richiesta ad Horta e al MPAAF in nome della verità-
RispondiEliminasinceri saluti MIMMO
gente tosta 'sti abruzzesi!
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