Continuo la pubblicazione dei documenti che l'Assessorato Agricoltura ha divulgato per la nuova programmazione Comunitaria 2014/2020.
Speriamo che, una volta tanto, non avvenga quanto fin qui avvenuto ... e ne abbiamo viste di cotte e di crude sin dal Piano Agrumi (reg. CEE 1204/82) alla L.R. 13/86, all'Obiettivo1 ecc. ecc.
REGIONE
SICILIA
ASSESSORATO RISORSE AGRICOLE E ALIMENTARI
RIFORMA
AGRARIA E ALIMENTARE
(Documento presentato alla III
Commissione ARS il 23 gennaio 2013)
L’AGRICOLTURA è una risorsa per lo sviluppo, il reddito
e l’occupazione in SICILIA e necessita di una Riforma Agraria e Alimentare.
È necessario superare l’isolamento politico e
sociale dell’agricoltura e stabilire un’alleanza strategica con le politiche
regionali delle Attività produttive, del Territorio-Ambiente, della Formazione,
della Salute, dei Beni Culturali, dell’Acqua/Energia, delle Infrastrutture e
del Turismo.
50 ANNI di Politica Agricola Comune hanno favorito
l’esodo rurale, il dissesto idrogeologico, la perdita di biodiversità, la
desertificazione delle aree interne Siciliane, la marginalizzazione degli
agricoltori e l’idea che il cibo si produce al supermercato.
L’agricoltura produce CIBO e va coniugata con la SOVRANITà
ALIMENTARE, il diritto dei popoli ad alimenti sani, culturalmente
appropriati, prodotti attraverso metodi sostenibili, in forza di un diritto universale
di definire i propri sistemi agricoli e alimentari.
La Sicilia è un laboratorio senza eguali nel quale
prodotti autoctoni e importati si contaminano, attraverso diverse
stratificazioni storiche e culturali, senza soluzione di continuità, mantenendo
una innegabile e irripetibile originalità.
CAPITOLO ZERO
- CENSIMENTO ISTAT AGRICOLTURA 2010 - DATI SICILIA
-
Aziende agricole attive: 219.677 (13,6% del totale Italia).
-
Superficie
Agricola Utilizzata (SAU): 1.387.521 Ettari (10,8% del dato nazionale);.
-
La dimensione media aziendale è cresciuta nell’ultimo decennio da
3,7 ettari di SAU a 6,3 ettari nel 2010.
-
La struttura giuridica prevalente è l’azienda individuale, che
rappresenta il 94% dei casi.
-
La struttura fondiaria è più flessibile, con uno slittamento verso
forme di superfici in affitto (anche se la struttura prevalente rimane ancora
quella proprietaria, con il 76% dei casi).
-
La forza lavoro è costituita per la maggior parte da manodopera
familiare (74% dei casi); l’11% della manodopera non familiare è straniera.
-
Sei capi azienda su 10 hanno un livello di istruzione pari o
inferiore alla terza media.
-
La metà della SAU è destinata a seminativi.
-
Le aziende zootecniche crescono nel decennio (+6,3%)
contrariamente alla tendenza nazionale (-41%). L’allevamento bovino è
l’elemento trainante del settore, presente nel 60% delle aziende zootecniche.
-
Il 3,6% delle aziende presenta superficie destinata a colture e/o
allevamenti biologici, contro il 2,7% del totale nazionale.
-
La tipologia di impianto da fonti rinnovabili più diffusa è quella
solare (con una quota pari all’84% in Sicilia e all’80% in Italia).
-
Le aziende irrigue si dimezzano rispetto al 2000 e il 45% della
superficie irrigata è coltivata ad agrumi.
CONFRONTO SICILIA-ITALIA
ü
SAU
siciliana è in aumento (+8%), in controtendenza rispetto a quella nazionale
(-2,7%).
ü
Diminuzione
numero aziende agricole in Sicilia (-37%) leggermente superiore al trend
nazionale.
ü
Tale
diminuzione riguarda soprattutto la classe di aziende con SAU< 5 ha (-45%);
tuttavia il il 76% delle aziende agricole esistenti rientrano in questa classe.
ü
Nonostante
un notevole incremento la dimensione fisica media delle aziende siciliane (6,3
ha) rimane inferiore a quella nazionale (8 ha)
ü
La
dimensione economica media delle aziende agricole siciliane (20.000 €) è
nettamente inferiore a quella nazionale (30.000 €).
ü
In
Sicilia, come in Italia, il 75% delle
aziende agricole hanno dimensione economica inferiore ai 15.000 €; il 50% ha
addirittura dimensione economica inferiore a 4.000 €.
ü
Drastica
diminuzione della manodopera agricola in Sicilia, così come in Italia (-15%
rispetto al 2000).
CAPITOLO 1 -
BORN in SICILY - Agricoltura
nell’economia dell’identità
BORN IN SICILY
Prodotti nati in Sicilia
Il BORN in SICILY è un progetto che guarda alle
produzioni agricole che hanno le radici in Sicilia cioè che derivano da un
lembo di questa terra.
La Sicilia è stata nella storia crocevia di popoli,
civiltà e culture e la sua evoluzione culturale, testimoniata da un ricco
patrimonio artistico, archeologico, architettonico, museale, letterario,
paesaggistico ed ambientale, hanno fatto dell’Isola un serbatoio prezioso da
cui attingere le risorse genetiche naturali, per diversificare le produzioni
enologiche, vegetali ed animali
L’agricoltura BORN in SICILY conta produzioni a
Denominazione di Origine (DOP, IGP) riconosciute dall’Unione Europea, Presidi
SLOW FOOD e produzioni tradizionali individuate dal Ministero delle Politiche
Agricole; la Sicilia conta il primato italiano delle aziende (7873) di agricoltura
biologica.
Le produzioni di grano duro e zootecniche sono materia
prima fondamentale per l’agroindustria.
La varietà qualitativa e la connotazione salutistica dell’enogastronomia
ha raggiunto elevati livelli fin dal IV secolo a.C., quando Archestrato di Gela
scrisse Hedypatheia il primo trattato in versi di cultura gastronomica,
coinvolgendo nel corso dei secoli sia le classi sociali dominanti e nobiliari,
sia quelle lavorative contadine e popolari.
La forte spinta all´intensivizzazione
delle colture ha portato al rischio di estinzione di tantissime varietà
coltivate fino a qualche decennio fa.
Le esigenze
dell’agroindustria hanno causato la perdita di variabilità qualitativa dei
prodotti agricoli e quindi dei derivati industriali con l’omologazione del
“gusto” e la perdita del tradizionale legame fra territorio, tradizioni e
abitudini alimentari.
Oggi, le migliori produzioni siciliane di qualità,
vini, oli, frutta, ortaggi, formaggi, cereali e carni sono ancorate ad una
biodiversità differenziata e non omologata che né esalta le caratteristiche
qualitative e coniuga la conservazione delle risorse genetiche e del
germoplasma con la qualificazione delle imprese e dei prodotti.
Ciò è strategico
dopo quarant’anni di politica agricola comunitaria finalizzata verso lo
stoccaggio del grano, del burro e della carne, la distillazione del vino e la
distruzione delle arance e delle pesche congiunto ad una esasperazione
produttiva con il sostegno della chimica e della tecnologia dannosa per
l’ambiente e l’uomo (fitofarmaci mortali, farine di carne veicolo di BSE,
diossina nei mangimi).
L’agroalimentare è risorto dalle sue ceneri puntando
all’identità di gusti e sapori, troppo a lungo standardizzati e omologati.
Un prodotto BORN in SICILY è un
prodotto culturale.
La riscoperta attuale della qualità della vita e della
qualità alimentare rappresentano una sorta di vero e proprio “umanesimo di ritorno”.
Cosi, mentre da un lato la stagnazione della domanda
mette in difficoltà le imprese che più di altre vivono di strategie aggressive
ed espansive, tale situazione potrebbe dimostrarsi vantaggiosa per la Sicilia,
se saprà assumere decisioni tempestive e finalizzate, per tre motivi:
1)
il ricco,
vario e prestigioso patrimonio di prodotti BORN in SICILY;
2)
la possibilità
di alleare insieme agricoltura, istituzioni e consumatori;
3)
la forte
espansione del turismo internazionale, destinato a diventare nel 2015 la più
grande industria del mondo per redditi ed occupazione; secondo l’Organizzazione
Mondiale del turismo gli arrivi internazionali supereranno il miliardo di
cittadini del pianeta.
Il comune
denominatore è la qualità dei prodotti, la varietà genetica, l’ambiente e la
tecnica di coltivazione che rendono i prodotti di Sicilia ricchi di ODORI, COLORI, SAPORI.
Le molecole della qualità che li
rendono unici e straordinari (antocianine, polifenoli) sono anche le molecole
della salute, per cui BORN in SICILY = gusto e salute.
Dieta
Mediterranea
è il termine coniato da medico americano Ancel Keys 60 annni fa, quale espressione territoriale delle abitudini
alimentari salutari della Sicilia e delle regioni meridionali derivate
dall’area antica della Magna Grecia, dove erano e sono tuttora prevalenti gli
alimenti vegetali (cereali, legumi, ortaggi, frutta, erbe spontanee ed aromatiche,
olio d’oliva, vino quale bevanda alcolica) ed il pesce, mentre più limitati
risultavano gli alimenti di origine animale.
Studi scientifici evidenziano che test di
screening (misura della pressione, colesterolo, spirometria, esami radiologici,
etc) eseguiti sulla popolazione generale per ridurre la morbilità e prolungare
la vita non consentono di aggiungere tali out come obiettivi.
Diametralmente opposte
sono le conclusioni scientifiche sui fattori che influenzano la mortalità.
Il fattore principale
nel ridurre la mortalità è quello legato ai sani stili di vita (alimentazione e
attività fisica), che incidono per il 43%, mentre gli altri fattori, tra cui i
servizi sanitari hanno un’incidenza minore.
La spesa pubblica è destinata il 90% ai servizi sanitari e
solo l’1,5% destinato alla promozione degli stili di vita. (educazione
alimentare)
Il BORN in SICILY è un VALORE ASSOLUTO rispetto
all’omologazione produttiva industriale, sulla quale viene spesso definito il
sistema delle regole.
L’ARANCIA ROSSA è così
perché ai piedi
dell’ETNA il colore rosso e il sapore dolce sono dovuti al clima mite giornaliero
che stimola la sintesi degli zuccheri e all’escursione termica giorno-notte che
stimola la sintesi degli antociani.
Il rosso sta prendendo sempre più
piede tra gli amanti del succo d’arancia, il cui consumo negli ultimi anni
in Europa è più che raddoppiato.
Provate a leggere bene le etichette
di alcune bevande “ a base di arancia rossa”.
Il colore vivo e invitante è merito
del colorante E120, o Carminio, insetto cocciniglia essiccata e polverizzata in modo da
estrarre la molecola colorata. Fino ai tempi nostri la cocciniglia è stata
usata nella tintura tessile (es. le uniformi delle Guardie di Buckingham Palace).
Per produrre un chilogrammo di colorante
occorrono circa 100.000 insetti, con buona pace di tutti i vegetariani e i vegani che
inconsapevolmente interrompono il regime alimentare.
Invece dello zucchero nei succhi
rossi, trovate spesso il sucralosio, un dolcificante artificiale costruito in
laboratorio nel 1976, e sul quale sono stati espressi dubbi sulla sicurezza d’uso per presunti
effetti sul timo, ghiandola del sistema immunitario.
Negli USA, dietro spinta dei CITIZEN for HEALTH, il
rivenditore Whole Foods Market ha deliberato con atto ufficiale di non vendere prodotti contenenti
sucralosio in nessuno dei suoi negozi, eccependo come la maggior parte degli
studi sia stata commissionata da organizzazioni con un interesse finanziario
nell'approvazione del sucralosio.
Inoltre il sucralosio è un dolcificante artificiale
altamente lavorato e non risponde alla politica della Whole Foods della
promozione del cibo "reale".
Il
consumatore deve prima sapere e poi scegliere cosa mangiare.
Identificazione della qualità e lotta
all’agropirateria e contraffazione sono elementi strategici per la
sopravvivenza dell’agricoltura di Sicilia.
In campo internazionale alla concezione americana dei
brevetti, che produce anche l’acqua OGM - free oppure colesterol free - si è
contrapposta per anni l’idea Europea fondata sulle Denominazioni di origine
secondo la quale il prodotto è definito da un percorso, nel quale la
localizzazione è elemento determinante e condizionante.
I risultati effimeri in sede WTO
sono sotto gli occhi di tutti.
La lezione è una sola. Occorre intervenire sul piano
politico e culturale e rendere protagonista il mondo della scienza, della
ricerca, della cultura e dell’agricoltura sapendo
dimostrare che la molteplicità di colture, varietà, pratiche produttive, e la
storicità delle diverse agricolture sono valori globali che servono a tutti se
si integrano coi diritti dei consumatori.
L’Italian
Sounding rappresenta la forma più diffusa e nota di contraffazione e falso Made
in Italy nel settore agroalimentare: la pirateria agroalimentare
internazionale utilizza denominazioni geografiche, marchi, parole,
immagini, slogan e ricette che si richiamano all’Italia per pubblicizzare e
commercializzare prodotti che non hanno nulla a che fare con la realtà
nazionale.
Il Nero d’Avola ,
ambasciatore e principe del rinascimento enologico della Sicilia nel mondo
conta 19.304 ettari di reale coltivazione in Sicilia mentre se ne stimano sugli
scaffali di tutto il mondo bottiglie per una superficie pari a 70.000 ettari.
Nel
nostro Paese sono state importate nel 2009 circa 27 miliardi di euro in materie
prime, che sono state alternativamente:
-
vendute direttamente nel nostro Paese, quindi con un marchio “Made in (paese di
provenienza)”;
-
trasformate tramite almeno un processo dall’industria alimentare, e che,
secondo la normativa attuale, possono fregiarsi del marchio Made in Italy.
Per
importazioni temporanee si intendono
quelle importazioni di prodotti che vengono poi rivenduti sul mercato estero
dopo una qualche trasformazione che avviene in Italia ovvero importazioni di
merci provenienti da uno Stato estero introdotte temporaneamente nel territorio
nazionale a scopo di perfezionamento (lavorazione, trasformazione).
Queste
merci, pur contenendo prodotti agricoli non italiani, data l’attuale normativa,
possono essere rivendute all’estero con il marchio Made in Italy.
Sono
le imprese a poter decidere di dichiarare alle dogane se le loro importazioni
sono temporanee o definitive: se le dichiarano come temporanee ottengono dei
vantaggi fiscali che possono non valere il rischio di essere “smascherate” dai
consumatori come aziende i cui prodotti non sono al 100% Made in Italy.
Su
un fatturato MADE in ITALY complessivo
di 154 miliardi di euro: circa il 33% della produzione complessiva dei prodotti
agroalimentari venduti in Italia ed esportati, pari a 51 miliardi di euro di
fatturato, derivano da materie prime importate, trasformate e vendute con il
marchio Made in Italy, in quanto la legislazione lo consente, nonostante in
realtà esse possano provenire da qualsiasi parte del pianeta.
L’elenco
dei prodotti dell’agricoltura e dell’industria agroalimentare per i quali non è
obbligatoria l’indicazione d’origine, è consistente e comprende, tra gli altri:
pasta; formaggi; latte a lunga conservazione; carne di maiale e ovicaprine;
derivati del pomodoro; frutta e verdura trasformate; derivati dei cereali.
La
mancata indicazione d’origine di tali prodotti di largo consumo, si traduce
inevitabilmente in:
-
un’opportunità, per tutte quelle imprese che, spinti dall’esigenza di abbattere
i costi di produzione, decidono di modificare le proprie strategie di
approvvigionamento di materie prime, rivolgendosi prevalentemente o
esclusivamente ai mercati esteri piuttosto che a quello interno;
-
un rischio per l’intera filiera agricola italiana, in termini sia economici
(riduzione della produzione agricola, dei prezzi all’origine e della
possibilità di accesso alla rete della grande distribuzione), sia occupazionali
(chiusura delle aziende, cassa integrazione, disoccupazione);
-
un inganno per i consumatori, che non sono in grado di distinguere tra un
prodotto di filiera agricola tutta italiana (vero Made in Italy) e un prodotto
importato dall’estero e finiscono per operare scelte di consumo basandosi
esclusivamente sul prezzo.
CAPITOLO 2.
Agricoltore VERO
AGRICOLTORE VERO è quello che con la sua terra,
il suo lavoro, la sua onesta produce prodotti BORN in SICILY. Deve essere remunerato
per l’opera prestata, entrando nella catena del valore attraverso le filiere
corte, il patto di filiera con l’agroindustria e l’alleanza con il sistema
distributivo.
Filiere Corte sono quelle modalità di commercializzazione dei
prodotti alimentari che si caratterizzano per la riduzione, o l'eliminazione,
degli intermediari fra i produttori agricoli e i consumatori.
I prodotti che passano attraverso la filiera corta
sono comunemente definiti dal luogo di
produzione e da un agricoltore vero.
Il valore dei prodotti viene riconosciuto dal CONSUMATORE e i soldi
finiscono nelle mani dell’agricoltore.
Per i prodotti di largo consumo, agricoltura,
agroindustria e distribuzione devono individuare insieme un comune disegno strategico rivolto al consumatore che va reso
consapevole, edotto e informato per combattere i cali di acquisti.
In tale ottica sarà indispensabile stimolare e favorire l’integrazione
tra agricoltura, industria e distribuzione, e rendere condivisibili gli
obiettivi di qualità tra i diversi settori produttivi, nonché favorire una
concezione di tutela internazionale del prodotto.
Il patto di
filiera è il forte legame tra la
terra (agricoltore) e gli alimenti (agroindustria e GDO) attraverso l’accordo promosso e vigilato dalla Regione
al fine di rispettare prezzi e qualità dei prodotti agricoli (uva, olive,
grano, latte, carne, frutta, ortaggi,) e quindi il reddito degli agricoltori anello
più debole della catena.
Il rispetto del patto sarà obbligatorio per tutti
coloro che usufruiscono di aiuti pubblici, riforniscono il settore pubblico e
aprono attività commerciali in Sicilia.
Equità e giustizia nella
filiea: Agricoltori e posizioni dominanti
Nel
2004 per la prima volta il Comitato Economico e Sociale Europeo ha sollevato il
tema delle tensioni lungo la filiera alimentare in Europa hanno assunto
dimensioni che non permettono più di negare o anche solo di ritardare una
azione incisiva.
Descrivono
la situazione sul campo prassi commerciali scorrette, ritardi nei pagamenti,
imposizione della forza contrattuale sotto la minaccia del de-listing dei
fornitori, insieme ad una competizione orizzontale sempre più fiera tra colossi
del retail.
La
Commissione Europea ha deciso di iniziare a supportare una iniziativa
pubblico-privata in prima battuta volontaria, l'High Level Forum sul
funzionamento della Filiera Alimentare - ormai attivo dal 2009 e il Parlamento
Europeo, ha continuato a farsi sentire con un insieme di relazioni molto accese
e che chiedono a gran voce alla Commissione di legiferare in materia.
Azioni istituzionali UE circa la filiera
alimentare negli ultimi anni
Profili
giuridici e di enforcement del quadro della concorrenza in Europa
Paesi
Europei
Belgio
Il
modello belga è soft con la presenza di una forte spinta etica condivisa e
racchiusa in 9 raccomandazioni ad alta sensibilità sociale (incluse alcune di
tipo ambientale); il principio di governo adeguati alle raccomandazioni o
spiega perché non lo hai fatto., insieme a un comitato centrale degli stakeholder
e alla gogna mediatica per chi contravviene alle regole (ovvero,
pubblicazione su giornali di coloro che hanno contravvenuto alle regole), hanno
dato ad oggi un risultato positivo (stando agli agricoltori, parte sensibile in
causa).
Germania
Vige
la competition law attraverso l'Atto
contro la concorrenza iniqua che proibisce le prassi commerciali che recano
danno ai competitor (aspetto B2B), o anche ai consumatori (B2C), rappresentando
un avanzamento rispetto al tradizionale approccio a tutela solo dei consumatori
(derivante dalla Direttiva CE 2005/29). Si proibisce ai contraenti con un
maggiore potere di mercato rispetto alla controparte negoziale di usare la
propria posizione per recare iniquamente danno direttamente o indirettamente-
alle Pmi. L'onere della prova è a carico del contraente più forte, che deve
dimostrare di aver seguito una condotta corretta.
Francia
Vi
sono due meccanismi di hard law: il Ministero dell' Economia può irrogare multe
fino a 2 milioni di euro ad attori economici nel caso tentino di ottenere
vantaggi altamente ingiustificati e di significativi squilibri nei diritti e
negli obblighi delle parti.
In
secondo luogo, l'Antitrust francese, qualora altre iniziative abbiano fallito
in precedenza, può ordinare una ingiunzione strutturale ovvero la dismissione
di asset industriali per bilanciare la concorrenza.
Regno Unito
Il
Groceries Supply Code of Practices (Gscop) si appoggia al principio di fair
dealing.
Tra
gli obblighi che impone: di incorporare i principi di buone prassi commerciali
negli accordi, accordi scritti, il divieto di cambiamenti retroattivi nei
contratti, di delisting dei fornitori non giustificato, di richiesta di
copertura dei costi di marketing, di copertura dei costi sprechi
prevendita, di copertura dei costi promozionali, di formare personale aziendale
sul Gscop in modo da creare cultura e sensibilità, di nominare un funzionario
aziendale che si occupi dell'implementazione del Codice, di riferirsi ad un
ombudsman in caso di arbitrato.
Nessuno
Stato membro dell'UE adotta meccanismi che sono risultati pienamente efficaci
nel risolvere problemi connessi a cattive prassi commerciali lungo la filiera
alimentare.
Appoggiarsi
unicamente alla competition law (abuso di posizione dominante, abuso di
dipendenza economica) come quadro legale di riferimento presenta problemi, in
quanto passa per le definizioni di mercato rilevante. e di soglie dimensionali:
sempre aleatorie e incapaci di leggere nuove dinamiche commerciali che
rimodellano i contorni del market power.
La
contract law da sola non sembra in grado di risolvere il clima di paura
e ritorsioni dei partner commerciali, soprattutto quando l'anonimato fatica a
essere garantito anche per condizioni specifiche del mercato ed è poco adatta
per risolvere il problema nella sua portata più politica.
L'Italia
è recentemente passata ad un approccio più hard
con l'art. 62 del decreto Liberalizzazioni.
Tuttavia
sulla reale portata operativa del decreto sono stati espressi dubbi, in ragione
anche della mancanza -entro il decreto attuativo- di norme agevolate per gli
agricoltori e le loro prassi di conferimento, anche se è previsto un periodo di
deroga iniziale.
Lo
stesso elenco delle pratiche commerciali sleali, contenuto nell'Allegato,
sembra poco operativo e necessita di un evidente lavoro interpretativo e di
applicazione da parte degli organi competenti. Tuttavia sono poste le basi per
aspetti certi circa i tempi di pagamento e specifiche di conferimento ben
definite entro contratti per iscritto, promettenti per ridare equilibrio alla filiera.
Tra
le raccomandazioni finali che il gruppo Food Chain Copa Cogeca ha infine
rivolto a varie Direzioni della Commissione Europea (Concorrenza, Mercato
Interno, Impresa) intanto un mix di approcci soft e hard e best
practices:
a)
standard commerciali fondati sul fair dealing tra fornitori e retailer (basati
e ispirati da equità, legalità e buona fede, ad esempio nella ragionevole
determinazione di un prezzo);
b)
la presenza di uno strumento vincolante che regoli la condotta tramite, ad
esempio, l'obbligo di cambiare la struttura del business (ingiunzione
strutturale);
c)
un quadro per gestire le differenze tra potere contrattuale dei partner;
d)
la creazione di apposito ombudsman (giudice di pace) o arbitro;
e)
la pubblicazione periodica di report sul settore alimentare per identificare
buone e cattive prassi;
f)
la presenza di indagini direttamente;
g)
un meccanismo per garantire segnalazioni anonime verso i player commerciali più
forti che infrangono le regole del gioco;
h)
la possibilità di sanzioni pesanti,es. finanziarie, affidandosi non solo alla
moral suasion;
i)
la possibilità di procedure .di ripristino con cui chi non ha rispettato le
regole si impegna a rientrare volontariamente nei limiti del codice di buona
prassi.
CAPITOLO 3 - AREE INTERNE DI SICILIA
E CIBO (grano duro, proteine vegetali, latte e carne)
La Politica Agricola Comune incentivando il
disaccoppiamento ha prodotto il declino dei sistemi cerealicolo-foraggeri
zootecnici che per secoli hanno rappresentato il cuore dell’area interna di
Sicilia, dove vive il 10% della popolazione sul 90% di territorio.
Grano duro, zootecnia e foraggicoltura hanno subito un
processo di contrazione fortissimo, soprattutto in termine di allevamenti con
totale abbandono dell’attività zootecnica da parte di molti piccoli allevatori
disorientati dai cambiamenti della politica comunitaria, gravati dalle crisi
congiunturali (BSE, malattie e siccità) e dall’affermarsi di una normativa
igienico-sanitaria piuttosto rigida.
Le aziende sono state sottoposte, negli ultimi anni,
ad un processo di disgregazione (falcidia del patrimonio in bestiame) e di
espulsione, con ripercussioni sui fenomeni di esodo agricolo e rurale dalle
zone montane e collinari interne.
L’apparato produttivo, infatti, è basato, in
prevalenza, su aziende poco redditizie (a causa degli elevati costi di
produzione e di gestione) nelle quali la dimensione ridotta non consente
l’adozione di tecniche di produzione avanzate (sostenibili dal punto di vista
ambientale, rispettose della normativa sulla sicurezza alimentare e sul
benessere degli animali) in maniera economicamente conveniente.
Tuttavia occorre rilanciare una politica per la
zootecnia in Sicilia perché l’allevatore è l’unico agricoltore che vive 365
giorni l’anno in campagna: “ non c’è
sviluppo rurale senza zootecnia”
La millenaria tradizione legata all’allevamento del
bestiame offre un variegato panorama di prodotti ad elevata valenza tipica;
fortemente connessi al territorio, alle razze autoctone ed alla cultura delle
società rurali che vivono nei territori montani e collinari dell’entroterra
siciliano.
Necessita un piano cerealicolo-foraggero-zootecnico
strategico.
Capitolo 4. Gestione azienda AGRICOLA
L’agricoltura è chiamata ad operare le sue scelte in
un quadro di convenienze economiche
determinate sempre più dalle dinamiche dei mercati, dai fattori esterni
all’azienda (contesto istituzionale, territoriale, ed organizzativo per le
filiere) che rendono necessario per l’imprenditore agricolo sviluppare capacità
di analisi economica, cultura d’impresa e forte attitudine manageriale.
Sono INDEROGABILI:
-
l’ammodernamento
aziendale e l’ampliamento della dimensione economica delle aziende;
-
l’integrazione
verticale;
-
la
diversificazione degli ordinamenti colturali;
-
la riduzione
dei costi di produzione
-
l’organizzazione
delle risorse al fine di aumentare la massa critica dell’offerta delle
produzioni.
Per aziende al disotto di dimensione aziendali
adeguate vanno sviluppati modelli
microterritoriali di aggregazione.
Credito agrario e Garanzie
Il credito agrario così come attuato fino alla riforma
del sistema bancario, si basava sostanzialmente sulla prevalenza degli Istituti
specializzati e su specifiche professionalità del personale; la normativa di
riferimento era basata sulle disposizioni della L. 1760 del 1928 che
distingueva sostanzialmente fra due tipologie di intervento nell’ambito del
credito agrario.
Un credito agrario di esercizio consistente nella
erogazione di prestiti o anticipazioni per la conduzione aziendale (ad esempio
la fornitura di concimi e sementi) ed un credito agrario di miglioramento volto
a sostenere investimenti strutturali.
Attualmente le regole che disciplinano i prestiti bancari impediscano di fatto di calcolare il rischio reale sui
finanziamenti alle imprese agricole che possono comunque contare su asset
tangibili come i terreni.
La Sicilia, individuando un ente regionale e
costituendo un fondo patrimoniale di garanzia dell’agricoltura con i beni
dell’ESA e quelli demaniali, deve consentire:
-
credito
di conduzione per gli agricoltori;
-
garanzie
per i giovani che si insediano e trovano muri insuperabili nel mondo
finanziario che non vuole scommettere sui loro progetti;
-
credito
per gli investimenti
-
credito
per l’internazionalizzazione dei mercati
Va studiata la possibilità di valorizzare il
sistema di credito cooperativo presente in Sicilia, forse più vicino
all’economia reale che a quella finanziaria.
Gestione del rischio
Il rischio è una componente intrinseca all’attività di
impresa: ma l’azienda agricola ha una moltitudine di rischi che la pongono
spesso in una condizione di debolezza:
-
rischio di produzione: possibilità che la quantità o la qualità prodotta siano inferiori a
quella attesa per effetto di avversità atmosferiche o di patogeni;
-
rischio di mercato: possibilità di non trovare sbocchi adeguati ai prezzi attesi, oppure di
non riuscire a reperire fattori di produzione a prezzi convenienti;
-
rischio finanziario: possibilità di bancarotta per mancanza di riserve finanziarie per
ripagare i debiti o per anticipare le spese;
-
rischio istituzionale: legato all’insieme di norme e regolamenti che determinano la possibilità
di operare l’attività di impresa, e che possono mutare in maniera imprevista dopo che
alcune decisioni produttive siano state già prese;
-
rischio personale: legato
alla capacità personale dell’imprenditore e degli altri addetti fissi
all’impresa di continuare a svolgere efficacemente le proprie attività.
Sovraindebitamento
L’art. 6 della Legge 3/2012 espressamente
prevede che, al fine di porre rimedio alle situazioni di sovraindebitamento non
assoggettabili alle vigenti procedure concorsuali, il debitore può
concludere un accordo con i suoi creditori, avvalendosi della procedura
di composizione della crisi disciplinata dalla legge stessa.
Sempre l’art. 6 precisa, altresì,
che per “sovraindebitamento” si intende una situazione di perdurante
squilibrio tra i debiti ed il patrimonio prontamente liquidabile per farvi
fronte, nonché, la definitiva incapacità del debitore di adempiere regolarmente
alle proprie obbligazioni.
La Legge 3/2012 prevede che gli enti
pubblici possono costituire organismi con adeguate garanzie di indipendenza e
professionalità deputati alla composizione delle crisi da sovraindebitamento. Detti organismi dovranno avere un apposito
regolamento e dovranno essere iscritti in un registro ad hoc che dovrà
essere tenuto presso il Ministero della giustizia. I criteri e le modalità di
iscrizione, cancellazione, ecc., dal registro, nonché la stessa formazione
dell’elenco, dovranno peraltro essere determinati dal Ministro della giustizia
entro 90 giorni dall’entrata in vigore della L. 3/2012.
INTERNAZIONALIZZAZIONE
DEI MERCATI
Lo sviluppo delle attività di internazionalizzazionedelle
imprese siciliane è una scelta indispensabile per garantire competitività negli
anni futuri attraverso l’Attuazione di strategie di Marketing intelligence, promozione e comunicazione finalizzate alla
conoscenza delle reali potenzialità e opportunità dei mercati internazionali,
in grado di veicolare vini e olii come una componente dell’eccellenza del BORN
in SICILY .
Occorre offrire strumenti completi a
disposizione delle imprese in grado di supportare la crescita dell’appeal
internazionale dei prodotti di Sicilia in tutti i diversi aspetti: le azioni
verteranno nei seguenti ambiti:
·
Analisi
dei fabbisogni delle imprese siciliane (al fine di segmentare un’offerta di
servizi in relazione alle diverse tipologie aziendali);
·
Analisi
delle misure a disposizione delle imprese per progetti di
internazionalizzazione;
·
Attività
di marketing intelligence per monitorare le opportunità nei principali mercati
internazionali;
·
Attività
di formazione alle imprese sui seguenti temi:
ü
i
mercati internazionali del vino e olio (analisi delle opportunità);
ü
le
normative dell’export (etichettatura, spedizioni, ecc.);
ü
i
canali distributivi;
ü
l’export
manager;
ü
il
brand ambassador;
ü
le
manifestazioni all’estero;
·
Selezione
di eventi internazionali (fiere, workshop, walking around tasting) in relazione
alle aspettative e fabbisogni delle imprese (in partnership con i principali
operatori coinvolti in questa tipologia di iniziative);
·
Gestione
di un database aggiornato delle imprese agroalimentari di Sicilia al fine di
avviare una efficace comunicazione collettiva durante gli eventi internazionali
e sviluppare una comunicazione mirata dei diversi territori vitivinicoli
siciliani nei seminari internazionali;
·
Gestione
dell’organizzazione e dei seminari nei workshop ed eventi internazionali;
·
Organizzazione
di azioni di incoming di buyer selezionati nel territorio siciliano favorendo
l’integrazione culturale e turistica
LOGISTICA E DISTRIBUZIONE
La LOGISTICA
è un fattore competitivo a tutti i livelli della catena produttiva, commerciale
e distributiva: infatti emergono alcuni aspetti importanti su cui riflettere
per il sostegno alla competitività:
-
i
canali di commercializzazione eccessivamente lunghi portano a inefficienze
commerciali e logistiche che ricadono sul prezzo finale di vendita;
-
riguardo
ai trasporti, risultano particolarmente elevati i trasporti sotto i 50 Km, a
dimostrazione della necessità di una forte razionalizzazione dei traffici anche
a livello di sistemi territoriali locali;
-
l’alimentare
evidenzia una bassa percentuale di carichi completi, che unita alle difficoltà
di gestione dei carichi e dei viaggi di ritorno, determina costi di trasporto
elevati;
-
in
termini di rese di trasporto, risulta ancora dominante il “franco partenza”
che, in generale, indica la difficoltà delle imprese nella gestione diretta
della catena del trasporto;
-
è
scarso il ricorso all’intermodalità, sia marittima che ferroviaria;
-
sono
importanti i problemi legati alla corretta gestione della catena del freddo, al
rispetto dei tempi di trasporto, alla non conformità delle merci in ingresso;
-
la
dotazione informatica delle imprese (ICT) non è spesso soddisfacente, così come
vanno sviluppati i prestatori di servizio ad alto valore aggiunto, capaci di
sostenere le imprese nella gestione integrata dell’intera “supply chain”, fino
all’offerta di servizi cosiddetti “door-to-door”;
-
è
assai generalizzata la domanda di nuove e specifiche professionalità sui temi
della logistica.
INNOVAZIONE E RICERCA
Le azioni di innovazione, in base alla recente
comunicazione della Commissione Europea, saranno attuate attraverso
"Gruppi operativi" con i seguenti obiettivi:
·
incremento della produttività agricola attraverso un
uso più efficiente delle risorse naturali, inclusi il progresso sul fronte
della difesa fitosanitaria integrata e il controllo biologico delle fitopatie e
dei parassiti;
·
soluzioni innovative a sostegno della bio-economia,
con particolare riguardo alla bioraffinazione, il riciclaggio e l'uso
intelligente della biomassa derivante da materiali di scarto delle colture,
delle attività forestali e dei rifiuti alimentari, oltre ad alcuni interventi
nella selezione genetica;
·
sviluppo di servizi eco-sistemici e sistemi
agro-ecologici integrati come la valorizzazione della biodiversità dei suoli,
il sequestro del carbonio, la ritenzione di acqua, la stabilità e la resilienza
dell'ecosistema e le funzioni di impollinazione, inclusi una migliore gestione
dei terreni, nuovi sistemi agroforestali, conservazione degli ecosistemi e
l'aumento della diversità genetica in agricoltura;
·
diffusione di prodotti e servizi innovativi per la
catena integrata di approvvigionamento, con particolare riguardo
all'innovazione gestionale che permetta agli agricoltori di rafforzare il loro
ruolo nella filiera, ad esempio nell'ambito di organizzazioni di produttori e
tramite filiere corte, oltre alla possibilità di attivare sistemi di
monitoraggio efficaci dei residui presenti nei prodotti alimentari (es.
pesticidi);
·
interventi nella qualità e sicurezza degli alimenti e
stili di vita sani, attraverso l'elaborazione di nuovi "schemi di qualità
alimentare" o "benessere degli animali", incluso lo sviluppo del
potenziale commerciale della biodiversità, l'uso di ingredienti sani nei
prodotti e infine lo sviluppo di
migliori imballaggi per i prodotti alimentari.
Alla luce degli obiettivi della Commissione Europea
occorre:
- promuovere processi di aggregazione favorendo la
costituzione di reti tra imprese e
strutture di ricerca, favorendone l’internazionalizzazione mediante la
partecipazione a programmi,
- rafforzare la governance
sulla ricerca,
attuando i metodi più aggiornati di gestione del ciclo di progetto, dalla
valutazione, al monitoraggio, verifica, disseminazione e valorizzazione
dei risultati.
- condurre la ricerca scientifica sulla soglia
dello stato dell’arte a livello
globale: altrimenti essa risulta attività autoreferenziale e in definitiva
economicamente poco produttiva.
Le piattaforme tecnologiche possono
rafforzare la competitività di sistema in ambito strettamente produttivo,
consentendo da una parte di realizzare anche su lunghe distanze forme di
cooperazione tra imprese nella gestione di fasi produttive o segmenti della
catena del valore, favorendo così la nascita su nuove e più avanzate basi di
distretti produttivi digitali, e dall’altra, a livello di singola impresa, di
introdurre meccanismi innovativi di commercializzazione in grado di ridurre i
gap connessi all’accesso ai mercati non locali.
Capitolo 5. Area interna e vitalità della campagna
La politica
di sviluppo rurale dell’Unione Europea prevede il miglioramento della
competitività e dell’ambiente e una
migliore qualità della vita e diversificazione dell'economia rurale.
Per
attenuare i fenomeni di declino socio-economico delle aree interne di Sicilia, dove è rimasto il 10%
dei siciliani sul 90% di territorio con enormi costi sociali, ambientali e
culturali rurali
siciliane, è necessario creare nuova occupazione e sviluppo ma soprattutto
riequilibrare il rapporto tra città e campagna attraverso lo sviluppo dell’imprenditorialità rurale.
Il campo di iniziativa degli agricoltori si amplia decisamente con la multifunzionalità: a partire
dall’ambito, divenuto ormai ristretto dell’agricoltura tradizionale,
rappresentato dal triangolo interno, la ricerca del valore spinge l’agricoltura
a diversificare in tre direzioni: l’approfondimento,
l’allargamento e il riposizionamento.
L’agricoltura sociale tende ad estendere
l’idea di accoglienza e realizza un esempio applicato di agricoltura “etica e
multifunzionale visto come un insieme di esperienze, tecniche e progetti, dove
l’attività agricola ospita e coinvolge “soggetti svantaggiati”, fasce “deboli”
della popolazione e la coltivazione, l’allevamento e la trasformazione di
prodotti si legano a “servizi” di utilità sociale (formazione, inserimenti,
affidi, accoglienza, riabilitazione e integrazione lavorativa).
La
conoscenza dei processi del lavoro agricolo, l’ambiente, i tempi ed i ritmi
della campagna, appaiono cioè un’occasione facilitante e “terapeutica” per
tante forme di disagio. In tal caso l’attività agricola coniuga la sua
specifica funzione produttiva con lo svolgimento di una funzione sociale:
l’azienda e il mondo rurale dimostrano la capacità di offrire servizi di
carattere sociale per la comunità locale e per le stesse aree urbane.
L’affermarsi
dell’agricoltura diversificata e multifunzionale passa attraverso la
costruzione di nuovi mercati per i beni
ed i servizi offerti dall’area RURALE.
Questa elaborazione permette forme di identificazione di prodotti e
servizi con il luogo rappresentato per identità territoriali (PRODOTTO ßà TERRITORIO) capaci di:
·
Aumentare
l’immagine e la percezione dei territori siciliani al fine di stimolare il
desiderio di scoperta e ricerca in grado di esaltare le principali
peculiarità e le molteplici identità di una regione tanto eterogenea;
·
Definire brand
territoriali e lanciarne la visibilità esaltando identità, riconoscibilità, qualità
dei prodotti e dei servizi;
·
Aumentare
le opportunità commerciali;
·
Facilitare
le opportunità di aggregazione degli attori locali.
L’obiettivo è capitalizzare i
risultati ottenuti in termini di consapevolezza e valorizzazione del territorio
ed indirizzarli verso azioni concrete
volte a sviluppare un modello reale di organizzazione di rete “dal basso” sul
duplice profilo turistico, enogastronomico, educativo e sociale confezionando
un prodotto qualitativamente e territorialmente identificabile capace di
intercettare quote non indifferenti di segmenti di domanda.
Gli elementi, che insieme
concorrono ad organizzare Prodotti e Servizi Territoriali in un’ottica di MARKETING TERRITORIALE INTEGRATO,
possono essere così definiti:
·
Territorio: è la porzione di spazio fisico sul quale insistono
tutti gli elementi che compongono prodotti e servizi;
·
Infrastrutture: sono tutti quegli elementi funzionali alla
fruizione del territorio (strade, parcheggi, piazzole di sosta, etc.);
·
Strutture: aziende (agricole, turistiche, didattiche,
sociali, etc) che offrono beni e servizi;
·
Risorse e Attività: sono tutti quegli elementi del patrimonio naturale
e/o antropizzato che ne costituiscono le specificità (enogastronomiche,
culturali, architettoniche, storiche, ambientali, paesaggistiche, tra cui i
laghi di Sicilia, ; le manifestazioni artistiche, culturali, di folklore etc.;
le tradizioni popolari e artigianali; i presepi; le possibili modalità di
fruizione di una risorsa in grado di motivare lo spostamento ai fini di una
visita, un’escursione o un soggiorno.
·
Servizi Pubblici e Privati: è l'insieme dei servizi offerti
e garantiti da tutti quei soggetti che per professionalità e competenze sono
impegnati a favorire la creazione ed il mantenimento di differenti prodotti
turistici e le modalità di fruizione degli stessi.
L’eterogeneità e ricchezza della
dotazione di risorse della SICILIA offre, infatti, la possibilità di segmentare
il prodotto e il territorio, secondo tipicità caratterizzanti riferite ad una
risorsa principale e specifica, puntando a differenti target di domanda, oggi
sempre più segmentata ed esigente, nell’ottica di una offerta integrata
appetibile e concorrenziale.
Il viaggio è un modo di usare il
tempo libero per soddisfare un’ampia gamma di bisogni: “il recupero e la
rigenerazione, la compensazione e l’integrazione sociale, la fuga, la
comunicazione, l’apertura della mente, la libertà e l’autodeterminazione,
l’autorealizzazione e la felicità” (Krippendorf J., 1987).
Negli ultimi
anni i bisogni da soddisfare nel tempo libero hanno subito un profondo
mutamento, misurabile attraverso le maggiori velocità di crescita dei NUOVI TURISMI (ambientale, culturale, religioso,
enogastronomico, avventuroso, faunistico-venatorio, scolastico, congressuale,
etc), all’elevato potenziale manifestato da ciascuno di essi ed all’emergere di nuovi trend:
• viaggi
brevi e frequenti
• aumento
del turismo a medio raggio e intraregionale
• meno
viaggi organizzati
• preferenza
a viaggiare per conto proprio e costruire da soli il proprio programma
• più
qualità e meno convenienza, dove la qualità comprende comunicazione,
intermediazione, servizi offerti, diversificazione dell’offerta…..
• importanza
dei servizi alla persona, ossia quelle prestazioni che avvantaggiano le
relazioni del turista
CAPITOLO 6. AGENDA DIGITALE E TRASPARENZA AMMINISTRATIVA
La Regione
Siciliana con la "LEGGE 5 aprile 2011, n. 5. Disposizioni per la trasparenza, la semplificazione, l’efficienza,
l’informatizzazione della pubblica amministrazione e l’agevolazione delle
iniziative economiche. Disposizioni per il contrasto alla corruzione ed alla
criminalità organizzata di stampo mafioso. Disposizioni per il riordino e la
semplificazione della legislazione regionale" ha previsto l’Agenda
Digitale.
L'amministrazione deve essere all'effettivo servizio
di agricoltori, pescatori, imprese e cittadini che sono spesso oberati di
adempimenti gravosi, ripetitivi e a volte inutili.
Il miglior professionista al servizio dei cittadini,
di tutti i cittadini, deve essere il funzionario pubblico e la pubblica
amministrazione.
I capisaldi per la realizzazione della agenda digitale
e della semplificazione per l’agricoltura e la pesca prevedono:
- trasparenza
amministrativa: la pubblicazione di tutti gli atti amministrativi sul sito
web dell'assessorato (la cui interfaccia con l’utenza va migliorata) con messa
a disposizione a tutti di tutte le informazioni sulle attività in maniera
semplicissima e moderna;
- la
digitalizzazione e la semplificazione delle pratiche amministrative: sul
sito non devono essere solo descritte le procedure amministrative ma devono
essere disponibili anche le soluzioni telematiche per espletare le pratiche
amministrative. Le pratiche devono essere semplificate e le informazioni
disponibili presso la Pubblica Amministrazione riutilizzate ed acquisite
direttamente tra i diversi uffici senza richiedere “lo stesso documento tante volte”.
- semplificazione
digitale: la digitalizzazione non può semplicemente tradurre
telematicamente una procedura amministrativa farraginosa e complessa ma deve
essere l'occasione per semplificare la procedura stessa. Non possiamo passare dalla pastoia burocratica cartacea alla pastoia
burocratica digitale. È stato avviato in Italia lo sportello Unico per le
Attività Produttive “Una impresa in un
giorno”. In altri paesi europei è possibile effettivamente avviare una
impresa in un giorno dallo statuto della società a tutte le registrazioni e
autorizzazione di legge, l'apertura dei registri contabili, l'assistenza
fiscale fino alla apertura del conto corrente ed il tutto senza muoversi dalla
scrivania di casa ed a costi omnicomprensivi inferiori agli 800 €, oneri
notarile tasse e tributi compresi. E con
questi paesi che dobbiamo competere.
- il patto
generazionale digitale nella Pubblica Amministrazione: il progresso
tecnologico e la società digitale vedono i giovani naturalmente avvantaggiati
nell'uso delle nuove tecnologie ed a volte i dirigenti scettici verso
tecnologie che non controllano completamente e che temono possano ridurre il
proprio prestigio o potere all'interno della Pubblica Amministrazione. Questa
mentalità deve cambiare e deve vedere da una parte il personale di maggior
esperienza concentrarsi sulla semplificazione delle procedure nel rispetto
della legalità e dall'altra il personale, spesso giovane, con maggiori
competenze informatiche supportare questo cambiamento. Questo valorizza da una
parte l'esperienza e dall'altra gli investimenti fatti nelle formazione delle
nuove generazioni.
- l'assistenza
ad agricoltori, pescatori, imprese e cittadini: non possiamo nasconderci
che il livello di utilizzo delle tecnologie informatiche, non ha raggiunto il
livello dei paesi europei più avanzati.
- la formazione
deve essere orientata anche alla formazione digitale.
- la
sussidiarietà digitale. Vanno sviluppate tutte le collaborazioni possibili
con i Comuni, Enti, Associazioni e Società per garantire capillarmente
l'accesso digitale dei cittadini che per mancanze strutturali di
interconnessione o scarsa conoscenza non riescono ad accedere ai servizi
digitali della Regione Siciliana per non passare dall'analfabetismo linguistico
che ci stiamo lasciando alle spalle a quello digitale che è sicuramente
incombente.
- la diffusione
dell'open source ed il riuso del software delle pubblica amministrazione:
l'open source ed il riuso del software delle pubblica amministrazione
permettono di contenere i costi per lo sviluppo dell'agenda digitale che può
contare sulla disponibilità di moltissimo software open source e può attingere
a risorse informatiche sviluppate da altre regioni e dalla Pubblica
Amministrazione.
- l'ascolto
digitale. Una agenda digitale non può prescindere dall'ascolto digitale di
cittadini. Deve essere aperto un canale presidiato che permette ai cittadini di
relazionarsi direttamente con la amministrazione per verificare dal basso
l'attuazione delle riforma digitale e la semplificazione, per avere risposte
dirette a risolvere i problemi quotidiani, essere assistiti nello svolgimento
delle pratiche e conoscere le opportunità offerte dalla P.A.
- presidio
digitale del territorio rurale: attivare un sistema telematico di
segnalazione, anche fotografica da smartphone, di situazioni di degrado
territoriale, inquinamento, agropirateria, etc.
- l'open data:
è la messa a disposizione del patrimonio informatico di dati delle Pubblica
Amministrazione ai cittadini..
- l'open data
del patrimonio digitale fotografico del territorio: la Pubblica
Amministrazione ha realizzato molte attività di documentazione fotografica e
digitale del territorio che devono essere messe a disposizione dei cittadini e
delle imprese.
La
digitalizzazione consente di consolidare il processo di cambiamento
dell'amministrazione non solo incrementandone efficienza e trasparenza e
riducendone i costi, ma consentendo una migliore organizzazione del lavoro. E'
vero che la Regione ha molti dipendenti, ma lo è altrettanto che essi siano mal
distribuiti.
Piuttosto
che avviare una migrazione verso le città, “uccidendo
le aree interne” dove è rimasto il 10% dei siciliani sul 90% di territorio
con enormi costi sociali, ambientali e culturali risulta più semplice, e
proprio la digitalizzazione lo consente, adottare la soluzione di portare il
lavoro presso i lavoratori e non viceversa, investendo per un'amministrazione
che dia risultati, piuttosto che assuma forme
“piramidali vecchie ed obsolete”.
CAPITOLO 7. ACQUA IN CAMPAGNA
I problemi
idrici della Sicilia sono comuni a molte regioni del Sud e ai Paesi del bacino
del Mediterraneo:
· la limitatezza degli apporti idrici
naturali, quindi delle portate dei corsi d’acqua e dei volumi di invaso
· l’eccessivo emungimento da pozzi
delle acque di falda per l’irrigazione che determina una progressiva
salinizzazione delle stesse e l’utilizzo di acque salmastre per l’irrigazione
ha conseguenze sulle caratteristiche del terreno e sulle colture
· la presenza di un sistema depurativo
non adeguato.
La
costruzione dei serbatoi artificiali e delle grandi reti irrigue collettive
destinate ad uso irriguo e ad uso promiscuo (irriguo, industriale, potabile) è
stata particolarmente attiva tra il 1950 e il 1980 (vedi tabella) con una
capacità teorica d’invaso che
complessivamente supera 1 MD m3
Tuttavia
sono presenti alcuni problemi che riducono fortemente la disponibilità totale
tra cui:
· notevoli interrimenti di alcuni
serbatoi;
· collaudi ancora da realizzare;
· grave degrado delle reti;
Nella
tabella successiva emerge l’importante ruolo dell’irrigazione privata
intendendo, con questo termine l’irrigazione non effettuata con fonti
consortili.
Strategico è
il ruolo dei Consorzi di Bonifica che passa da una riforma finalizzata a:
a)
Adeguare la
legislazione sulla bonifica ai più attuali orientamenti secondo i quali alla
bonifica integrale va riconosciuta polivalenza funzionale con riferimento
specifico alla conservazione e difesa del suolo, alla provvista e gestione
delle acque e a prevalente uso irriguo, alla salvaguardia dell’ambiente;
b)
Consentire
la ricostruzione delle amministrazioni ordinarie nei consorzi di bonifica
Provvedere alla valorizzazione delle risorse umane attraverso la piena applicazione delle norme
contrattuali e l’instaurarsi di relazioni sindacali regionali che governino i
CCNL, la contrattazione decentrata e l’organizzazione del lavoro;
c)
La sana e corretta gestione economica è un
principio inscindibile da una piena responsabilizzazione amministrativa
che devono essere, senza equivoci, sancite per la gestione e per gli
amministratori dei nuovi Consorzi.
d)
La
realizzazione degli investimenti per l’irrigazione previsti dalla Direttiva
Acqua e Lavoro 2012.
La partecipazione pubblica deve essere
responsabile e non deve surrogare le competenze e i ruoli riservati ai consorziati.
Bisogna prevedere per i nuovi Consorzi di Bonifica
sistemi di gestione e controllo che garantiscano la trasparenza amministrativa
e che siano coerenti con i piani di cui ogni Consorzio dovrà dotarsi.
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