05 marzo, 2013

La nuova programmazione: il testo

Continuo la pubblicazione dei documenti che l'Assessorato Agricoltura ha divulgato per la nuova programmazione Comunitaria 2014/2020.
Speriamo che, una volta tanto, non avvenga quanto fin qui avvenuto ... e ne abbiamo viste di cotte e di crude sin dal Piano Agrumi (reg. CEE 1204/82) alla L.R. 13/86, all'Obiettivo1 ecc. ecc.





REGIONE SICILIA
ASSESSORATO RISORSE AGRICOLE E ALIMENTARI


RIFORMA AGRARIA E ALIMENTARE
(Documento presentato alla III Commissione ARS il 23 gennaio 2013)


L’AGRICOLTURA è una risorsa per lo sviluppo, il reddito e l’occupazione in SICILIA e necessita di una Riforma Agraria e Alimentare.

È necessario superare l’isolamento politico e sociale dell’agricoltura e stabilire un’alleanza strategica con le politiche regionali delle Attività produttive, del Territorio-Ambiente, della Formazione, della Salute, dei Beni Culturali, dell’Acqua/Energia, delle Infrastrutture e del Turismo.

50 ANNI di Politica Agricola Comune hanno favorito l’esodo rurale, il dissesto idrogeologico, la perdita di biodiversità, la desertificazione delle aree interne Siciliane, la marginalizzazione degli agricoltori e l’idea che il cibo si produce al supermercato.

L’agricoltura produce CIBO e va coniugata con la SOVRANITà ALIMENTARE, il diritto dei popoli ad alimenti sani, culturalmente appropriati, prodotti attraverso metodi sostenibili, in forza di un diritto universale di definire i propri sistemi agricoli e alimentari.

La Sicilia è un laboratorio senza eguali nel quale prodotti autoctoni e importati si contaminano, attraverso diverse stratificazioni storiche e culturali, senza soluzione di continuità, mantenendo una innegabile e irripetibile originalità.






CAPITOLO ZERO - CENSIMENTO ISTAT AGRICOLTURA 2010 - DATI SICILIA


-                Aziende agricole attive: 219.677 (13,6% del totale Italia).
-                Superficie Agricola Utilizzata (SAU): 1.387.521 Ettari (10,8% del dato nazionale);.

-                La dimensione media aziendale è cresciuta nell’ultimo decennio da 3,7 ettari di SAU a 6,3 ettari nel 2010.
-                La struttura giuridica prevalente è l’azienda individuale, che rappresenta il 94% dei casi.
-                La struttura fondiaria è più flessibile, con uno slittamento verso forme di superfici in affitto (anche se la struttura prevalente rimane ancora quella proprietaria, con il 76% dei casi).
-                La forza lavoro è costituita per la maggior parte da manodopera familiare (74% dei casi); l’11% della manodopera non familiare è straniera.
-                Sei capi azienda su 10 hanno un livello di istruzione pari o inferiore alla terza media.
-                La metà della SAU è destinata a seminativi.
-                Le aziende zootecniche crescono nel decennio (+6,3%) contrariamente alla tendenza nazionale (-41%). L’allevamento bovino è l’elemento trainante del settore, presente nel 60% delle aziende zootecniche.
-                Il 3,6% delle aziende presenta superficie destinata a colture e/o allevamenti biologici, contro il 2,7% del totale nazionale.
-                La tipologia di impianto da fonti rinnovabili più diffusa è quella solare (con una quota pari all’84% in Sicilia e all’80% in Italia).
-                Le aziende irrigue si dimezzano rispetto al 2000 e il 45% della superficie irrigata è coltivata ad agrumi.


CONFRONTO SICILIA-ITALIA

ü            SAU siciliana è in aumento (+8%), in controtendenza rispetto a quella nazionale (-2,7%).
ü            Diminuzione numero aziende agricole in Sicilia (-37%) leggermente superiore al trend nazionale.
ü            Tale diminuzione riguarda soprattutto la classe di aziende con SAU< 5 ha (-45%); tuttavia il il 76% delle aziende agricole esistenti rientrano in questa classe.
ü            Nonostante un notevole incremento la dimensione fisica media delle aziende siciliane (6,3 ha) rimane inferiore a quella nazionale (8 ha)
ü            La dimensione economica media delle aziende agricole siciliane (20.000 €) è nettamente inferiore a quella nazionale (30.000 €).
ü            In Sicilia, come in Italia, il 75% delle aziende agricole hanno dimensione economica inferiore ai 15.000 €; il 50% ha addirittura dimensione economica inferiore a 4.000  €.
ü            Drastica diminuzione della manodopera agricola in Sicilia, così come in Italia (-15% rispetto al 2000).



CAPITOLO 1 - BORN in SICILY - Agricoltura nell’economia dell’identità


BORN IN SICILY
Prodotti nati in Sicilia




Il BORN in SICILY è un progetto che guarda alle produzioni agricole che hanno le radici in Sicilia cioè che derivano da un lembo di questa terra.
La Sicilia è stata nella storia crocevia di popoli, civiltà e culture e la sua evoluzione culturale, testimoniata da un ricco patrimonio artistico, archeologico, architettonico, museale, letterario, paesaggistico ed ambientale, hanno fatto dell’Isola un serbatoio prezioso da cui attingere le risorse genetiche naturali, per diversificare le produzioni enologiche, vegetali ed animali

L’agricoltura BORN in SICILY conta produzioni a Denominazione di Origine (DOP, IGP) riconosciute dall’Unione Europea, Presidi SLOW FOOD e produzioni tradizionali individuate dal Ministero delle Politiche Agricole; la Sicilia conta il primato italiano delle aziende (7873) di agricoltura biologica.
Le produzioni di grano duro e zootecniche sono materia prima fondamentale per l’agroindustria.

La varietà qualitativa e la connotazione salutistica dell’enogastronomia ha raggiunto elevati livelli fin dal IV secolo a.C., quando Archestrato di Gela scrisse Hedypatheia il primo trattato in versi di cultura gastronomica, coinvolgendo nel corso dei secoli sia le classi sociali dominanti e nobiliari, sia quelle lavorative contadine e popolari.

La forte spinta all´intensivizzazione delle colture ha portato al rischio di estinzione di tantissime varietà coltivate fino a qualche decennio fa.
Le esigenze dell’agroindustria hanno causato la perdita di variabilità qualitativa dei prodotti agricoli e quindi dei derivati industriali con l’omologazione del “gusto” e la perdita del tradizionale legame fra territorio, tradizioni e abitudini alimentari.

Oggi, le migliori produzioni siciliane di qualità, vini, oli, frutta, ortaggi, formaggi, cereali e carni sono ancorate ad una biodiversità differenziata e non omologata che né esalta le caratteristiche qualitative e coniuga la conservazione delle risorse genetiche e del germoplasma con la qualificazione delle imprese e dei prodotti.

Ciò è strategico  dopo quarant’anni di politica agricola comunitaria finalizzata verso lo stoccaggio del grano, del burro e della carne, la distillazione del vino e la distruzione delle arance e delle pesche congiunto ad una esasperazione produttiva con il sostegno della chimica e della tecnologia dannosa per l’ambiente e l’uomo (fitofarmaci mortali, farine di carne veicolo di BSE, diossina nei mangimi).

L’agroalimentare è risorto dalle sue ceneri puntando all’identità di gusti e sapori, troppo a lungo standardizzati e omologati.

Un prodotto BORN in SICILY è un prodotto culturale.

La riscoperta attuale della qualità della vita e della qualità alimentare rappresentano una sorta di vero e proprio “umanesimo di ritorno”.
Cosi, mentre da un lato la stagnazione della domanda mette in difficoltà le imprese che più di altre vivono di strategie aggressive ed espansive, tale situazione potrebbe dimostrarsi vantaggiosa per la Sicilia, se saprà assumere decisioni tempestive e finalizzate, per tre motivi:
1)            il ricco, vario e prestigioso patrimonio di prodotti BORN in SICILY;
2)            la possibilità di alleare insieme agricoltura, istituzioni e consumatori;
3)            la forte espansione del turismo internazionale, destinato a diventare nel 2015 la più grande industria del mondo per redditi ed occupazione; secondo l’Organizzazione Mondiale del turismo gli arrivi internazionali supereranno il miliardo di cittadini del pianeta.

Il comune denominatore è la qualità dei prodotti, la varietà genetica, l’ambiente e la tecnica di coltivazione che rendono i prodotti di Sicilia ricchi di ODORI, COLORI, SAPORI.
Le molecole della qualità che li rendono unici e straordinari (antocianine, polifenoli) sono anche le molecole della salute, per cui BORN in SICILY = gusto e salute.

Dieta Mediterranea è il termine coniato da medico americano Ancel Keys 60 annni fa, quale espressione territoriale delle abitudini alimentari salutari della Sicilia e delle regioni meridionali derivate dall’area antica della Magna Grecia, dove erano e sono tuttora prevalenti gli alimenti vegetali (cereali, legumi, ortaggi, frutta, erbe spontanee ed aromatiche, olio d’oliva, vino quale bevanda alcolica) ed il pesce, mentre più limitati risultavano gli alimenti di origine animale.

Studi scientifici evidenziano che test di screening (misura della pressione, colesterolo, spirometria, esami radiologici, etc) eseguiti sulla popolazione generale per ridurre la morbilità e prolungare la vita non consentono di aggiungere tali out come obiettivi.



Diametralmente opposte sono le conclusioni scientifiche sui fattori che influenzano la mortalità.
Il fattore principale nel ridurre la mortalità è quello legato ai sani stili di vita (alimentazione e attività fisica), che incidono per il 43%, mentre gli altri fattori, tra cui i servizi sanitari hanno un’incidenza minore.
La spesa pubblica è destinata il 90% ai servizi sanitari e solo l’1,5% destinato alla promozione degli stili di vita. (educazione alimentare)


Il BORN in SICILY è un VALORE ASSOLUTO rispetto all’omologazione produttiva industriale, sulla quale viene spesso definito il sistema delle regole.

L’ARANCIA ROSSA è così perché ai piedi dell’ETNA il colore rosso e il sapore dolce sono dovuti al clima mite giornaliero che stimola la sintesi degli zuccheri e all’escursione termica giorno-notte che stimola la sintesi degli antociani.
Il rosso sta prendendo sempre più piede tra gli amanti del succo d’arancia, il cui consumo negli ultimi anni in Europa è più che raddoppiato.
Provate a leggere bene le etichette di alcune bevande “ a base di arancia rossa”.
Il colore vivo e invitante è merito del colorante E120, o Carminio, insetto cocciniglia essiccata e polverizzata in modo da estrarre la molecola colorata. Fino ai tempi nostri la cocciniglia è stata usata nella tintura tessile (es. le uniformi delle Guardie di Buckingham Palace).
Per produrre un chilogrammo di colorante occorrono circa 100.000 insetti, con buona pace di tutti i vegetariani e i vegani che inconsapevolmente interrompono il regime alimentare.
Invece dello zucchero nei succhi rossi, trovate spesso il sucralosio, un dolcificante artificiale costruito in laboratorio nel 1976, e sul quale sono stati espressi dubbi sulla sicurezza d’uso per presunti effetti sul timo, ghiandola del sistema immunitario.
Negli USA, dietro spinta dei CITIZEN for HEALTH, il rivenditore Whole Foods Market ha deliberato con atto ufficiale di non vendere prodotti contenenti sucralosio in nessuno dei suoi negozi, eccependo come la maggior parte degli studi sia stata commissionata da organizzazioni con un interesse finanziario nell'approvazione del sucralosio.
Inoltre il sucralosio è un dolcificante artificiale altamente lavorato e non risponde alla politica della Whole Foods della promozione del cibo "reale".

Il consumatore deve prima sapere e poi scegliere cosa mangiare.


Identificazione della qualità e lotta all’agropirateria e contraffazione sono elementi strategici per la sopravvivenza dell’agricoltura di Sicilia.

In campo internazionale alla concezione americana dei brevetti, che produce anche l’acqua OGM - free oppure colesterol free - si è contrapposta per anni l’idea Europea fondata sulle Denominazioni di origine secondo la quale il prodotto è definito da un percorso, nel quale la localizzazione è elemento determinante e condizionante.
I risultati effimeri in sede WTO sono sotto gli occhi di tutti.
La lezione è una sola. Occorre intervenire sul piano politico e culturale e rendere protagonista il mondo della scienza, della ricerca, della cultura e dell’agricoltura sapendo dimostrare che la molteplicità di colture, varietà, pratiche produttive, e la storicità delle diverse agricolture sono valori globali che servono a tutti se si integrano coi diritti dei consumatori.

L’Italian Sounding rappresenta la forma più diffusa e nota di contraffazione e falso Made in Italy nel settore agroalimentare: la pirateria agroalimentare internazionale utilizza denominazioni geografiche, marchi, parole, immagini, slogan e ricette che si richiamano all’Italia per pubblicizzare e commercializzare prodotti che non hanno nulla a che fare con la realtà nazionale.

Il Nero d’Avola , ambasciatore e principe del rinascimento enologico della Sicilia nel mondo conta 19.304 ettari di reale coltivazione in Sicilia mentre se ne stimano sugli scaffali di tutto il mondo bottiglie per una superficie pari a 70.000 ettari.

Nel nostro Paese sono state importate nel 2009 circa 27 miliardi di euro in materie prime, che sono state alternativamente:
- vendute direttamente nel nostro Paese, quindi con un marchio “Made in (paese di provenienza)”;
- trasformate tramite almeno un processo dall’industria alimentare, e che, secondo la normativa attuale, possono fregiarsi del marchio Made in Italy.

Per importazioni temporanee si intendono quelle importazioni di prodotti che vengono poi rivenduti sul mercato estero dopo una qualche trasformazione che avviene in Italia ovvero importazioni di merci provenienti da uno Stato estero introdotte temporaneamente nel territorio nazionale a scopo di perfezionamento (lavorazione, trasformazione).
Queste merci, pur contenendo prodotti agricoli non italiani, data l’attuale normativa, possono essere rivendute all’estero con il marchio Made in Italy.

Sono le imprese a poter decidere di dichiarare alle dogane se le loro importazioni sono temporanee o definitive: se le dichiarano come temporanee ottengono dei vantaggi fiscali che possono non valere il rischio di essere “smascherate” dai consumatori come aziende i cui prodotti non sono al 100% Made in Italy.

Su un fatturato MADE in ITALY complessivo di 154 miliardi di euro: circa il 33% della produzione complessiva dei prodotti agroalimentari venduti in Italia ed esportati, pari a 51 miliardi di euro di fatturato, derivano da materie prime importate, trasformate e vendute con il marchio Made in Italy, in quanto la legislazione lo consente, nonostante in realtà esse possano provenire da qualsiasi parte del pianeta.

L’elenco dei prodotti dell’agricoltura e dell’industria agroalimentare per i quali non è obbligatoria l’indicazione d’origine, è consistente e comprende, tra gli altri: pasta; formaggi; latte a lunga conservazione; carne di maiale e ovicaprine; derivati del pomodoro; frutta e verdura trasformate; derivati dei cereali.
La mancata indicazione d’origine di tali prodotti di largo consumo, si traduce inevitabilmente in:
- un’opportunità, per tutte quelle imprese che, spinti dall’esigenza di abbattere i costi di produzione, decidono di modificare le proprie strategie di approvvigionamento di materie prime, rivolgendosi prevalentemente o esclusivamente ai mercati esteri piuttosto che a quello interno;
- un rischio per l’intera filiera agricola italiana, in termini sia economici (riduzione della produzione agricola, dei prezzi all’origine e della possibilità di accesso alla rete della grande distribuzione), sia occupazionali (chiusura delle aziende, cassa integrazione, disoccupazione);
- un inganno per i consumatori, che non sono in grado di distinguere tra un prodotto di filiera agricola tutta italiana (vero Made in Italy) e un prodotto importato dall’estero e finiscono per operare scelte di consumo basandosi esclusivamente sul prezzo.



CAPITOLO 2. Agricoltore VERO

AGRICOLTORE VERO è quello che con la sua terra, il suo lavoro, la sua onesta produce prodotti BORN in SICILY. Deve essere remunerato per l’opera prestata, entrando nella catena del valore attraverso le filiere corte, il patto di filiera con l’agroindustria e l’alleanza con il sistema distributivo.

Filiere Corte sono quelle modalità di commercializzazione dei prodotti alimentari che si caratterizzano per la riduzione, o l'eliminazione, degli intermediari fra i produttori agricoli e i consumatori.
I prodotti che passano attraverso la filiera corta sono comunemente definiti dal luogo di produzione e da un agricoltore vero.
Il valore dei prodotti viene riconosciuto dal CONSUMATORE e i soldi finiscono nelle mani dell’agricoltore.


Per i prodotti di largo consumo, agricoltura, agroindustria e distribuzione devono individuare insieme un comune disegno strategico rivolto al consumatore che va reso consapevole, edotto e informato per combattere i cali di acquisti.
In tale ottica sarà indispensabile stimolare e favorire l’integrazione tra agricoltura, industria e distribuzione, e rendere condivisibili gli obiettivi di qualità tra i diversi settori produttivi, nonché favorire una concezione di tutela internazionale del prodotto.
Il patto di filiera è il forte legame tra la terra (agricoltore) e gli alimenti (agroindustria e GDO) attraverso l’accordo promosso e vigilato dalla Regione al fine di rispettare prezzi e qualità dei prodotti agricoli (uva, olive, grano, latte, carne, frutta, ortaggi,) e quindi il reddito degli agricoltori anello più debole della catena.
Il rispetto del patto sarà obbligatorio per tutti coloro che usufruiscono di aiuti pubblici, riforniscono il settore pubblico e aprono attività commerciali in Sicilia.


Equità e giustizia nella filiea: Agricoltori e posizioni dominanti

Nel 2004 per la prima volta il Comitato Economico e Sociale Europeo ha sollevato il tema delle tensioni lungo la filiera alimentare in Europa hanno assunto dimensioni che non permettono più di negare o anche solo di ritardare una azione incisiva.
Descrivono la situazione sul campo prassi commerciali scorrette, ritardi nei pagamenti, imposizione della forza contrattuale sotto la minaccia del de-listing dei fornitori, insieme ad una competizione orizzontale sempre più fiera tra colossi del retail.
La Commissione Europea ha deciso di iniziare a supportare una iniziativa pubblico-privata in prima battuta volontaria, l'High Level Forum sul funzionamento della Filiera Alimentare - ormai attivo dal 2009 e il Parlamento Europeo, ha continuato a farsi sentire con un insieme di relazioni molto accese e che chiedono a gran voce alla Commissione di legiferare in materia.

Azioni istituzionali UE circa la filiera alimentare negli ultimi anni









 Profili giuridici e di enforcement del quadro della concorrenza in Europa

Paesi Europei





Belgio

Il modello belga è soft con la presenza di una forte spinta etica condivisa e racchiusa in 9 raccomandazioni ad alta sensibilità sociale (incluse alcune di tipo ambientale); il principio di governo adeguati alle raccomandazioni o spiega perché non lo hai fatto., insieme a un comitato centrale degli stakeholder e alla gogna mediatica per chi contravviene alle regole (ovvero, pubblicazione su giornali di coloro che hanno contravvenuto alle regole), hanno dato ad oggi un risultato positivo (stando agli agricoltori, parte sensibile in causa).


Germania

Vige la competition law attraverso l'Atto contro la concorrenza iniqua che proibisce le prassi commerciali che recano danno ai competitor (aspetto B2B), o anche ai consumatori (B2C), rappresentando un avanzamento rispetto al tradizionale approccio a tutela solo dei consumatori (derivante dalla Direttiva CE 2005/29). Si proibisce ai contraenti con un maggiore potere di mercato rispetto alla controparte negoziale di usare la propria posizione per recare iniquamente danno direttamente o indirettamente- alle Pmi. L'onere della prova è a carico del contraente più forte, che deve dimostrare di aver seguito una condotta corretta.

Francia

Vi sono due meccanismi di hard law: il Ministero dell' Economia può irrogare multe fino a 2 milioni di euro ad attori economici nel caso tentino di ottenere vantaggi altamente ingiustificati e di significativi squilibri nei diritti e negli obblighi delle parti.
In secondo luogo, l'Antitrust francese, qualora altre iniziative abbiano fallito in precedenza, può ordinare una ingiunzione strutturale ovvero la dismissione di asset industriali per bilanciare la concorrenza.

Regno Unito

Il Groceries Supply Code of Practices (Gscop) si appoggia al principio di fair dealing.
Tra gli obblighi che impone: di incorporare i principi di buone prassi commerciali negli accordi, accordi scritti, il divieto di cambiamenti retroattivi nei contratti, di delisting dei fornitori non giustificato, di richiesta di copertura dei costi di marketing, di copertura dei costi sprechi prevendita, di copertura dei costi promozionali, di formare personale aziendale sul Gscop in modo da creare cultura e sensibilità, di nominare un funzionario aziendale che si occupi dell'implementazione del Codice, di riferirsi ad un ombudsman in caso di arbitrato.

Nessuno Stato membro dell'UE adotta meccanismi che sono risultati pienamente efficaci nel risolvere problemi connessi a cattive prassi commerciali lungo la filiera alimentare.
Appoggiarsi unicamente alla competition law (abuso di posizione dominante, abuso di dipendenza economica) come quadro legale di riferimento presenta problemi, in quanto passa per le definizioni di mercato rilevante. e di soglie dimensionali: sempre aleatorie e incapaci di leggere nuove dinamiche commerciali che rimodellano i contorni del market power.
La contract law da sola non sembra in grado di risolvere il clima di paura e ritorsioni dei partner commerciali, soprattutto quando l'anonimato fatica a essere garantito anche per condizioni specifiche del mercato ed è poco adatta per risolvere il problema nella sua portata più politica.

L'Italia è recentemente passata ad un approccio più hard  con l'art. 62 del decreto Liberalizzazioni.
Tuttavia sulla reale portata operativa del decreto sono stati espressi dubbi, in ragione anche della mancanza -entro il decreto attuativo- di norme agevolate per gli agricoltori e le loro prassi di conferimento, anche se è previsto un periodo di deroga iniziale.
Lo stesso elenco delle pratiche commerciali sleali, contenuto nell'Allegato, sembra poco operativo e necessita di un evidente lavoro interpretativo e di applicazione da parte degli organi competenti. Tuttavia sono poste le basi per aspetti certi circa i tempi di pagamento e specifiche di conferimento ben definite entro contratti per iscritto, promettenti per ridare equilibrio alla filiera.

Tra le raccomandazioni finali che il gruppo Food Chain Copa Cogeca ha infine rivolto a varie Direzioni della Commissione Europea (Concorrenza, Mercato Interno, Impresa) intanto un mix di approcci soft e hard e best practices:
a) standard commerciali fondati sul fair dealing tra fornitori e retailer (basati e ispirati da equità, legalità e buona fede, ad esempio nella ragionevole determinazione di un prezzo);
b) la presenza di uno strumento vincolante che regoli la condotta tramite, ad esempio, l'obbligo di cambiare la struttura del business (ingiunzione strutturale);
c) un quadro per gestire le differenze tra potere contrattuale dei partner;
d) la creazione di apposito ombudsman (giudice di pace) o arbitro;
e) la pubblicazione periodica di report sul settore alimentare per identificare buone e cattive prassi;
f) la presenza di indagini direttamente;
g) un meccanismo per garantire segnalazioni anonime verso i player commerciali più forti che infrangono le regole del gioco;
h) la possibilità di sanzioni pesanti,es. finanziarie, affidandosi non solo alla moral suasion;
i) la possibilità di procedure .di ripristino con cui chi non ha rispettato le regole si impegna a rientrare volontariamente nei limiti del codice di buona prassi.











CAPITOLO 3 - AREE INTERNE DI SICILIA E CIBO (grano duro, proteine vegetali, latte e carne)


La Politica Agricola Comune incentivando il disaccoppiamento ha prodotto il declino dei sistemi cerealicolo-foraggeri zootecnici che per secoli hanno rappresentato il cuore dell’area interna di Sicilia, dove vive il 10% della popolazione sul 90% di territorio.
Grano duro, zootecnia e foraggicoltura hanno subito un processo di contrazione fortissimo, soprattutto in termine di allevamenti con totale abbandono dell’attività zootecnica da parte di molti piccoli allevatori disorientati dai cambiamenti della politica comunitaria, gravati dalle crisi congiunturali (BSE, malattie e siccità) e dall’affermarsi di una normativa igienico-sanitaria piuttosto rigida.
Le aziende sono state sottoposte, negli ultimi anni, ad un processo di disgregazione (falcidia del patrimonio in bestiame) e di espulsione, con ripercussioni sui fenomeni di esodo agricolo e rurale dalle zone montane e collinari interne.
L’apparato produttivo, infatti, è basato, in prevalenza, su aziende poco redditizie (a causa degli elevati costi di produzione e di gestione) nelle quali la dimensione ridotta non consente l’adozione di tecniche di produzione avanzate (sostenibili dal punto di vista ambientale, rispettose della normativa sulla sicurezza alimentare e sul benessere degli animali) in maniera economicamente conveniente.
Tuttavia occorre rilanciare una politica per la zootecnia in Sicilia perché l’allevatore è l’unico agricoltore che vive 365 giorni l’anno in campagna: “ non c’è sviluppo rurale senza zootecnia”
La millenaria tradizione legata all’allevamento del bestiame offre un variegato panorama di prodotti ad elevata valenza tipica; fortemente connessi al territorio, alle razze autoctone ed alla cultura delle società rurali che vivono nei territori montani e collinari dell’entroterra siciliano.
Necessita un piano cerealicolo-foraggero-zootecnico strategico.


Capitolo 4. Gestione azienda AGRICOLA

L’agricoltura è chiamata ad operare le sue scelte in un quadro di convenienze economiche determinate sempre più dalle dinamiche dei mercati, dai fattori esterni all’azienda (contesto istituzionale, territoriale, ed organizzativo per le filiere) che rendono necessario per l’imprenditore agricolo sviluppare capacità di analisi economica, cultura d’impresa e forte attitudine manageriale.

Sono INDEROGABILI:

-    l’ammodernamento aziendale e l’ampliamento della dimensione economica delle aziende;
-    l’integrazione verticale;
-    la diversificazione degli ordinamenti colturali;
-    la riduzione dei costi di produzione
-    l’organizzazione delle risorse al fine di aumentare la massa critica dell’offerta delle produzioni.

Per aziende al disotto di dimensione aziendali adeguate vanno sviluppati modelli microterritoriali di aggregazione.


Credito agrario e Garanzie

Il credito agrario così come attuato fino alla riforma del sistema bancario, si basava sostanzialmente sulla prevalenza degli Istituti specializzati e su specifiche professionalità del personale; la normativa di riferimento era basata sulle disposizioni della L. 1760 del 1928 che distingueva sostanzialmente fra due tipologie di intervento nell’ambito del credito agrario.
Un credito agrario di esercizio consistente nella erogazione di prestiti o anticipazioni per la conduzione aziendale (ad esempio la fornitura di concimi e sementi) ed un credito agrario di miglioramento volto a sostenere investimenti strutturali.
Attualmente le regole che disciplinano i prestiti bancari impediscano di fatto di calcolare il rischio reale sui finanziamenti alle imprese agricole che possono comunque contare su asset tangibili come i terreni.

La Sicilia, individuando un ente regionale e costituendo un fondo patrimoniale di garanzia dell’agricoltura con i beni dell’ESA e quelli demaniali, deve consentire:
-                credito di conduzione per gli agricoltori;
-                garanzie per i giovani che si insediano e trovano muri insuperabili nel mondo finanziario che non vuole scommettere sui loro progetti;
-                credito per gli investimenti
-                credito per l’internazionalizzazione dei mercati

Va studiata la possibilità di valorizzare il sistema di credito cooperativo presente in Sicilia, forse più vicino all’economia reale che a quella finanziaria.

Gestione del rischio

Il rischio è una componente intrinseca all’attività di impresa: ma l’azienda agricola ha una moltitudine di rischi che la pongono spesso in una condizione di debolezza:
-                 rischio di produzione: possibilità che la quantità o la qualità prodotta siano inferiori a quella attesa per effetto di avversità atmosferiche o di patogeni;
-                 rischio di mercato: possibilità di non trovare sbocchi adeguati ai prezzi attesi, oppure di non riuscire a reperire fattori di produzione a prezzi convenienti;
-                 rischio finanziario: possibilità di bancarotta per mancanza di riserve finanziarie per ripagare i debiti o per anticipare le spese;
-                 rischio istituzionale: legato all’insieme di norme e regolamenti che determinano la possibilità di operare l’attività di impresa, e che possono mutare in maniera imprevista dopo che alcune decisioni produttive siano state già prese;
-                 rischio personale: legato alla capacità personale dell’imprenditore e degli altri addetti fissi all’impresa di continuare a svolgere efficacemente le proprie attività.


Sovraindebitamento

L’art. 6 della Legge 3/2012 espressamente prevede che, al fine di porre rimedio alle situazioni di sovraindebitamento non assoggettabili alle vigenti procedure concorsuali, il debitore può concludere un accordo con i suoi creditori, avvalendosi della procedura di composizione della crisi disciplinata dalla legge stessa.
Sempre l’art. 6 precisa, altresì, che per “sovraindebitamento” si intende una situazione di perdurante squilibrio tra i debiti ed il patrimonio prontamente liquidabile per farvi fronte, nonché, la definitiva incapacità del debitore di adempiere regolarmente alle proprie obbligazioni.
La Legge 3/2012 prevede che gli enti pubblici possono costituire organismi con adeguate garanzie di indipendenza e professionalità deputati alla composizione delle crisi da sovraindebitamento.  Detti organismi dovranno avere un apposito regolamento e dovranno essere iscritti in un registro ad hoc che dovrà essere tenuto presso il Ministero della giustizia. I criteri e le modalità di iscrizione, cancellazione, ecc., dal registro, nonché la stessa formazione dell’elenco, dovranno peraltro essere determinati dal Ministro della giustizia entro 90 giorni dall’entrata in vigore della L. 3/2012.

INTERNAZIONALIZZAZIONE DEI MERCATI

Lo sviluppo delle attività di internazionalizzazionedelle imprese siciliane è una scelta indispensabile per garantire competitività negli anni futuri attraverso l’Attuazione di strategie di Marketing intelligence, promozione e comunicazione finalizzate alla conoscenza delle reali potenzialità e opportunità dei mercati internazionali, in grado di veicolare vini e olii come una componente dell’eccellenza del BORN in SICILY .
Occorre offrire strumenti completi a disposizione delle imprese in grado di supportare la crescita dell’appeal internazionale dei prodotti di Sicilia in tutti i diversi aspetti: le azioni verteranno nei seguenti ambiti:
·               Analisi dei fabbisogni delle imprese siciliane (al fine di segmentare un’offerta di servizi in relazione alle diverse tipologie aziendali);
·               Analisi delle misure a disposizione delle imprese per progetti di internazionalizzazione;
·               Attività di marketing intelligence per monitorare le opportunità nei principali mercati internazionali;
·               Attività di formazione alle imprese sui seguenti temi:
ü            i mercati internazionali del vino e olio (analisi delle opportunità);
ü            le normative dell’export (etichettatura, spedizioni, ecc.);
ü            i canali distributivi;
ü            l’export manager;
ü            il brand ambassador;
ü            le manifestazioni all’estero;
·               Selezione di eventi internazionali (fiere, workshop, walking around tasting) in relazione alle aspettative e fabbisogni delle imprese (in partnership con i principali operatori coinvolti in questa tipologia di iniziative);
·               Gestione di un database aggiornato delle imprese agroalimentari di Sicilia al fine di avviare una efficace comunicazione collettiva durante gli eventi internazionali e sviluppare una comunicazione mirata dei diversi territori vitivinicoli siciliani nei seminari internazionali;
·               Gestione dell’organizzazione e dei seminari nei workshop ed eventi internazionali;
·               Organizzazione di azioni di incoming di buyer selezionati nel territorio siciliano favorendo l’integrazione culturale e turistica


LOGISTICA E DISTRIBUZIONE

La LOGISTICA è un fattore competitivo a tutti i livelli della catena produttiva, commerciale e distributiva: infatti emergono alcuni aspetti importanti su cui riflettere per il sostegno alla competitività:
-    i canali di commercializzazione eccessivamente lunghi portano a inefficienze commerciali e logistiche che ricadono sul prezzo finale di vendita;
-    riguardo ai trasporti, risultano particolarmente elevati i trasporti sotto i 50 Km, a dimostrazione della necessità di una forte razionalizzazione dei traffici anche a livello di sistemi territoriali locali;
-    l’alimentare evidenzia una bassa percentuale di carichi completi, che unita alle difficoltà di gestione dei carichi e dei viaggi di ritorno, determina costi di trasporto elevati;
-    in termini di rese di trasporto, risulta ancora dominante il “franco partenza” che, in generale, indica la difficoltà delle imprese nella gestione diretta della catena del trasporto;
-    è scarso il ricorso all’intermodalità, sia marittima che ferroviaria;
-    sono importanti i problemi legati alla corretta gestione della catena del freddo, al rispetto dei tempi di trasporto, alla non conformità delle merci in ingresso;
-    la dotazione informatica delle imprese (ICT) non è spesso soddisfacente, così come vanno sviluppati i prestatori di servizio ad alto valore aggiunto, capaci di sostenere le imprese nella gestione integrata dell’intera “supply chain”, fino all’offerta di servizi cosiddetti “door-to-door”;
-    è assai generalizzata la domanda di nuove e specifiche professionalità sui temi della logistica.


INNOVAZIONE E RICERCA

Le azioni di innovazione, in base alla recente comunicazione della Commissione Europea, saranno attuate attraverso "Gruppi operativi" con i seguenti obiettivi:
·               incremento della produttività agricola attraverso un uso più efficiente delle risorse naturali, inclusi il progresso sul fronte della difesa fitosanitaria integrata e il controllo biologico delle fitopatie e dei parassiti;
·               soluzioni innovative a sostegno della bio-economia, con particolare riguardo alla bioraffinazione, il riciclaggio e l'uso intelligente della biomassa derivante da materiali di scarto delle colture, delle attività forestali e dei rifiuti alimentari, oltre ad alcuni interventi nella selezione genetica;
·               sviluppo di servizi eco-sistemici e sistemi agro-ecologici integrati come la valorizzazione della biodiversità dei suoli, il sequestro del carbonio, la ritenzione di acqua, la stabilità e la resilienza dell'ecosistema e le funzioni di impollinazione, inclusi una migliore gestione dei terreni, nuovi sistemi agroforestali, conservazione degli ecosistemi e l'aumento della diversità genetica in agricoltura;
·               diffusione di prodotti e servizi innovativi per la catena integrata di approvvigionamento, con particolare riguardo all'innovazione gestionale che permetta agli agricoltori di rafforzare il loro ruolo nella filiera, ad esempio nell'ambito di organizzazioni di produttori e tramite filiere corte, oltre alla possibilità di attivare sistemi di monitoraggio efficaci dei residui presenti nei prodotti alimentari (es. pesticidi);
·               interventi nella qualità e sicurezza degli alimenti e stili di vita sani, attraverso l'elaborazione di nuovi "schemi di qualità alimentare" o "benessere degli animali", incluso lo sviluppo del potenziale commerciale della biodiversità, l'uso di ingredienti sani nei prodotti  e infine lo sviluppo di migliori imballaggi per i prodotti alimentari.

Alla luce degli obiettivi della Commissione Europea occorre:

  • promuovere processi di aggregazione favorendo la costituzione di reti tra imprese e strutture di ricerca, favorendone l’internazionalizzazione mediante la partecipazione a programmi,
  • rafforzare la governance sulla ricerca, attuando i metodi più aggiornati di gestione del ciclo di progetto, dalla valutazione, al monitoraggio, verifica, disseminazione e valorizzazione dei risultati.
  • condurre la ricerca scientifica sulla soglia dello stato dell’arte a livello globale: altrimenti essa risulta attività autoreferenziale e in definitiva economicamente poco produttiva.

Le piattaforme tecnologiche possono rafforzare la competitività di sistema in ambito strettamente produttivo, consentendo da una parte di realizzare anche su lunghe distanze forme di cooperazione tra imprese nella gestione di fasi produttive o segmenti della catena del valore, favorendo così la nascita su nuove e più avanzate basi di distretti produttivi digitali, e dall’altra, a livello di singola impresa, di introdurre meccanismi innovativi di commercializzazione in grado di ridurre i gap connessi all’accesso ai mercati non locali.



Capitolo 5. Area interna e vitalità della campagna

La politica di sviluppo rurale dell’Unione Europea prevede il miglioramento della competitività  e dell’ambiente e una migliore qualità della vita e diversificazione dell'economia rurale.
Per attenuare i fenomeni di declino socio-economico delle aree interne di Siciliadove è rimasto il 10% dei siciliani sul 90% di territorio con enormi costi sociali, ambientali e culturali rurali siciliane,  è necessario creare  nuova occupazione e sviluppo ma soprattutto riequilibrare il rapporto tra città e campagna attraverso lo sviluppo dell’imprenditorialità rurale.
Il campo di iniziativa degli agricoltori si amplia decisamente con la multifunzionalità: a partire dall’ambito, divenuto ormai ristretto dell’agricoltura tradizionale, rappresentato dal triangolo interno, la ricerca del valore spinge l’agricoltura a diversificare in tre direzioni: l’approfondimento, l’allargamento e il riposizionamento.




L’agricoltura sociale tende ad estendere l’idea di accoglienza e realizza un esempio applicato di agricoltura “etica e multifunzionale visto come un insieme di esperienze, tecniche e progetti, dove l’attività agricola ospita e coinvolge “soggetti svantaggiati”, fasce “deboli” della popolazione e la coltivazione, l’allevamento e la trasformazione di prodotti si legano a “servizi” di utilità sociale (formazione, inserimenti, affidi, accoglienza, riabilitazione e integrazione lavorativa).
La conoscenza dei processi del lavoro agricolo, l’ambiente, i tempi ed i ritmi della campagna, appaiono cioè un’occasione facilitante e “terapeutica” per tante forme di disagio. In tal caso l’attività agricola coniuga la sua specifica funzione produttiva con lo svolgimento di una funzione sociale: l’azienda e il mondo rurale dimostrano la capacità di offrire servizi di carattere sociale per la comunità locale e per le stesse aree urbane.
L’affermarsi dell’agricoltura diversificata e multifunzionale passa attraverso la costruzione di nuovi mercati per i beni ed i servizi offerti dall’area RURALE.

Questa elaborazione permette forme di identificazione di prodotti e servizi con il luogo rappresentato per identità territoriali (PRODOTTO ßà TERRITORIO) capaci di:

·               Aumentare l’immagine e la percezione dei territori siciliani al fine di stimolare  il  desiderio di scoperta e ricerca in grado di esaltare le principali peculiarità e le molteplici identità di una regione tanto eterogenea;

·               Definire brand territoriali e lanciarne la visibilità esaltando identità, riconoscibilità, qualità dei prodotti e dei servizi;
·               Aumentare le opportunità commerciali;
·               Facilitare le opportunità di aggregazione degli attori locali.

L’obiettivo è capitalizzare i risultati ottenuti in termini di consapevolezza e valorizzazione del territorio ed indirizzarli  verso azioni concrete volte a sviluppare un modello reale di organizzazione di rete “dal basso” sul duplice profilo turistico, enogastronomico, educativo e sociale confezionando un prodotto qualitativamente e territorialmente identificabile capace di intercettare quote non indifferenti di segmenti di domanda.

Gli elementi, che insieme concorrono ad organizzare Prodotti e Servizi Territoriali in un’ottica di MARKETING TERRITORIALE INTEGRATO, possono essere così definiti:
·               Territorio: è la porzione di spazio fisico sul quale insistono tutti gli elementi che compongono prodotti e servizi;
·               Infrastrutture: sono tutti quegli elementi funzionali alla fruizione del territorio (strade, parcheggi, piazzole di sosta, etc.);
·               Strutture: aziende (agricole, turistiche, didattiche, sociali, etc) che offrono beni e servizi;
·               Risorse e Attività: sono tutti quegli elementi del patrimonio naturale e/o antropizzato che ne costituiscono le specificità (enogastronomiche, culturali, architettoniche, storiche, ambientali, paesaggistiche, tra cui i laghi di Sicilia, ; le manifestazioni artistiche, culturali, di folklore etc.; le tradizioni popolari e artigianali; i presepi; le possibili modalità di fruizione di una risorsa in grado di motivare lo spostamento ai fini di una visita, un’escursione o un soggiorno.
·               Servizi Pubblici e Privati: è l'insieme dei servizi offerti e garantiti da tutti quei soggetti che per professionalità e competenze sono impegnati a favorire la creazione ed il mantenimento di differenti prodotti turistici e le modalità di fruizione degli stessi.

L’eterogeneità e ricchezza della dotazione di risorse della SICILIA offre, infatti, la possibilità di segmentare il prodotto e il territorio, secondo tipicità caratterizzanti riferite ad una risorsa principale e specifica, puntando a differenti target di domanda, oggi sempre più segmentata ed esigente, nell’ottica di una offerta integrata appetibile e concorrenziale.

Il viaggio è un modo di usare il tempo libero per soddisfare un’ampia gamma di bisogni: “il recupero e la rigenerazione, la compensazione e l’integrazione sociale, la fuga, la comunicazione, l’apertura della mente, la libertà e l’autodeterminazione, l’autorealizzazione e la felicità” (Krippendorf J., 1987).
Negli ultimi anni i bisogni da soddisfare nel tempo libero hanno subito un profondo mutamento, misurabile attraverso le maggiori velocità di crescita dei NUOVI TURISMI (ambientale, culturale, religioso, enogastronomico, avventuroso, faunistico-venatorio, scolastico, congressuale, etc), all’elevato potenziale manifestato da ciascuno di essi  ed all’emergere di nuovi trend:
• viaggi brevi e frequenti
• aumento del turismo a medio raggio e intraregionale
• meno viaggi organizzati
• preferenza a viaggiare per conto proprio e costruire da soli il proprio programma
• più qualità e meno convenienza, dove la qualità comprende comunicazione, intermediazione, servizi offerti, diversificazione dell’offerta…..
• importanza dei servizi alla persona, ossia quelle prestazioni che avvantaggiano le relazioni del turista


CAPITOLO 6.  AGENDA DIGITALE E TRASPARENZA AMMINISTRATIVA


La Regione Siciliana con la "LEGGE 5 aprile 2011, n. 5. Disposizioni per la trasparenza, la semplificazione, l’efficienza, l’informatizzazione della pubblica amministrazione e l’agevolazione delle iniziative economiche. Disposizioni per il contrasto alla corruzione ed alla criminalità organizzata di stampo mafioso. Disposizioni per il riordino e la semplificazione della legislazione regionale" ha previsto l’Agenda Digitale.

L'amministrazione deve essere all'effettivo servizio di agricoltori, pescatori, imprese e cittadini che sono spesso oberati di adempimenti gravosi, ripetitivi e a volte inutili.

Il miglior professionista al servizio dei cittadini, di tutti i cittadini, deve essere il funzionario pubblico e la pubblica amministrazione. 

I capisaldi per la realizzazione della agenda digitale e della semplificazione per l’agricoltura e la pesca prevedono:

- trasparenza amministrativa: la pubblicazione di tutti gli atti amministrativi sul sito web dell'assessorato (la cui interfaccia con l’utenza va migliorata) con messa a disposizione a tutti di tutte le informazioni sulle attività in maniera semplicissima e moderna;

- la digitalizzazione e la semplificazione delle pratiche amministrative: sul sito non devono essere solo descritte le procedure amministrative ma devono essere disponibili anche le soluzioni telematiche per espletare le pratiche amministrative. Le pratiche devono essere semplificate e le informazioni disponibili presso la Pubblica Amministrazione riutilizzate ed acquisite direttamente tra i diversi uffici senza richiedere “lo stesso documento tante volte”.

- semplificazione digitale: la digitalizzazione non può semplicemente tradurre telematicamente una procedura amministrativa farraginosa e complessa ma deve essere l'occasione per semplificare la procedura stessa. Non possiamo passare dalla pastoia burocratica cartacea alla pastoia burocratica digitale. È stato avviato in Italia lo sportello Unico per le Attività Produttive “Una impresa in un giorno”. In altri paesi europei è possibile effettivamente avviare una impresa in un giorno dallo statuto della società a tutte le registrazioni e autorizzazione di legge, l'apertura dei registri contabili, l'assistenza fiscale fino alla apertura del conto corrente ed il tutto senza muoversi dalla scrivania di casa ed a costi omnicomprensivi inferiori agli 800 €, oneri notarile tasse e tributi compresi. E con questi paesi che dobbiamo competere.

- il patto generazionale digitale nella Pubblica Amministrazione: il progresso tecnologico e la società digitale vedono i giovani naturalmente avvantaggiati nell'uso delle nuove tecnologie ed a volte i dirigenti scettici verso tecnologie che non controllano completamente e che temono possano ridurre il proprio prestigio o potere all'interno della Pubblica Amministrazione. Questa mentalità deve cambiare e deve vedere da una parte il personale di maggior esperienza concentrarsi sulla semplificazione delle procedure nel rispetto della legalità e dall'altra il personale, spesso giovane, con maggiori competenze informatiche supportare questo cambiamento. Questo valorizza da una parte l'esperienza e dall'altra gli investimenti fatti nelle formazione delle nuove generazioni.

- l'assistenza ad agricoltori, pescatori, imprese e cittadini: non possiamo nasconderci che il livello di utilizzo delle tecnologie informatiche, non ha raggiunto il livello dei paesi europei più avanzati.

- la formazione deve essere orientata anche alla formazione digitale.

- la sussidiarietà digitale. Vanno sviluppate tutte le collaborazioni possibili con i Comuni, Enti, Associazioni e Società per garantire capillarmente l'accesso digitale dei cittadini che per mancanze strutturali di interconnessione o scarsa conoscenza non riescono ad accedere ai servizi digitali della Regione Siciliana per non passare dall'analfabetismo linguistico che ci stiamo lasciando alle spalle a quello digitale che è sicuramente incombente.

- la diffusione dell'open source ed il riuso del software delle pubblica amministrazione: l'open source ed il riuso del software delle pubblica amministrazione permettono di contenere i costi per lo sviluppo dell'agenda digitale che può contare sulla disponibilità di moltissimo software open source e può attingere a risorse informatiche sviluppate da altre regioni e dalla Pubblica Amministrazione.

- l'ascolto digitale. Una agenda digitale non può prescindere dall'ascolto digitale di cittadini. Deve essere aperto un canale presidiato che permette ai cittadini di relazionarsi direttamente con la amministrazione per verificare dal basso l'attuazione delle riforma digitale e la semplificazione, per avere risposte dirette a risolvere i problemi quotidiani, essere assistiti nello svolgimento delle pratiche e conoscere le opportunità offerte dalla P.A.

- presidio digitale del territorio rurale: attivare un sistema telematico di segnalazione, anche fotografica da smartphone, di situazioni di degrado territoriale, inquinamento, agropirateria, etc.

- l'open data: è la messa a disposizione del patrimonio informatico di dati delle Pubblica Amministrazione ai cittadini..

- l'open data del patrimonio digitale fotografico del territorio: la Pubblica Amministrazione ha realizzato molte attività di documentazione fotografica e digitale del territorio che devono essere messe a disposizione dei cittadini e delle imprese.

La digitalizzazione consente di consolidare il processo di cambiamento dell'amministrazione non solo incrementandone efficienza e trasparenza e riducendone i costi, ma consentendo una migliore organizzazione del lavoro. E' vero che la Regione ha molti dipendenti, ma lo è altrettanto che essi siano mal distribuiti.

Piuttosto che avviare una migrazione verso le città, “uccidendo le aree interne” dove è rimasto il 10% dei siciliani sul 90% di territorio con enormi costi sociali, ambientali e culturali risulta più semplice, e proprio la digitalizzazione lo consente, adottare la soluzione di portare il lavoro presso i lavoratori e non viceversa, investendo per un'amministrazione che dia risultati, piuttosto che assuma forme  “piramidali vecchie ed obsolete”.











CAPITOLO 7. ACQUA IN CAMPAGNA

I problemi idrici della Sicilia sono comuni a molte regioni del Sud e ai Paesi del bacino del Mediterraneo:
·    la limitatezza degli apporti idrici naturali, quindi delle portate dei corsi d’acqua e dei volumi di invaso
·    l’eccessivo emungimento da pozzi delle acque di falda per l’irrigazione che determina una progressiva salinizzazione delle stesse e l’utilizzo di acque salmastre per l’irrigazione ha conseguenze sulle caratteristiche del terreno e sulle colture
·    la presenza di un sistema depurativo non adeguato.
La costruzione dei serbatoi artificiali e delle grandi reti irrigue collettive destinate ad uso irriguo e ad uso promiscuo (irriguo, industriale, potabile) è stata particolarmente attiva tra il 1950 e il 1980 (vedi tabella) con una capacità teorica  d’invaso che complessivamente supera 1 MD m3

Tuttavia sono presenti alcuni problemi che riducono fortemente la disponibilità totale tra cui:
·   notevoli interrimenti di alcuni serbatoi;
·   collaudi ancora da realizzare;
·   grave degrado delle reti;
Nella tabella successiva emerge l’importante ruolo dell’irrigazione privata intendendo, con questo termine l’irrigazione non effettuata con fonti consortili.


Strategico è il ruolo dei Consorzi di Bonifica che passa da una riforma finalizzata a:

a)             Adeguare la legislazione sulla bonifica ai più attuali orientamenti secondo i quali alla bonifica integrale va riconosciuta polivalenza funzionale con riferimento specifico alla conservazione e difesa del suolo, alla provvista e gestione delle acque e a prevalente uso irriguo, alla salvaguardia dell’ambiente;
b)            Consentire la ricostruzione delle amministrazioni ordinarie nei consorzi di bonifica Provvedere alla valorizzazione delle risorse umane attraverso  la piena applicazione delle norme contrattuali e l’instaurarsi di relazioni sindacali regionali che governino i CCNL, la contrattazione decentrata e l’organizzazione del lavoro;
c)             La  sana e corretta gestione economica è un principio inscindibile da una piena responsabilizzazione amministrativa che devono essere, senza equivoci, sancite per la gestione e per gli amministratori dei nuovi Consorzi.
d)            La realizzazione degli investimenti per l’irrigazione previsti dalla Direttiva Acqua e Lavoro 2012.
La partecipazione pubblica deve essere responsabile e non deve surrogare le competenze e i ruoli riservati ai  consorziati.
Bisogna prevedere per i nuovi Consorzi di Bonifica sistemi di gestione e controllo che garantiscano la trasparenza amministrativa e che siano coerenti con i piani di cui ogni Consorzio dovrà dotarsi. 

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