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Arance a terra

Annata da dimenticare!
Per le campagne un disastro! Arance a terra dovunque.
Nel frattempo, con il clima mite, le piante si sono rimesse in vegetazione ... e "l'acido abscissico" si rimette in moto ...
Ebbene ci si chiede come si debbano rifare le cure colturali, ma anche come si debbano pagare l'enormità di tasse ... le bollette della luce ... il consorzio di bonifica ... gli operai ... l'INPS ... i concimi ... i fitofarmaci ... insomma ci si chiede come si possa riaprire ...
Lascio questi interrogativi ai 90 parlamentari siciliani, seduti negli scranni palermitani ...

Pubblico (copia/incolla) un articolo apparso ieri su Cronache di Gusto, a firma di Stefania Giuffrè:
"Le arance siciliane battute dalle straniere, per evitare il tracollo bastano tre mosse": il piano del Consorzio Arancia Rossa Igp"



Se gli italiani dovessero scegliere il prodotto italiano per eccellenza, l’Arancia Rossa di Sicilia è al terzo posto.
Per notorietà infatti l’agrume siciliano viene solo dopo la Melinda e il Radicchio trevigiano. Eppure oggi le arance siciliane vivono un momento di difficoltà sul mercato, strette fra la concorrenza straniera e un problema di calibro dei frutti che quest’anno in particolare li rende meno competitivi sul mercato. Insieme al presidente del Consorzio Arancia Rossa Igp, Alessandro Scuderi, abbiamo provato ad analizzare la questione.
“I due aspetti del problema - spiega Scuderi – sono fra loro interconnessi. Quest’anno c’è sicuramente un problema di qualità degli agrumi, in particolare i tarocchi. I frutti sono piccoli, e le cause sono diverse: la Tristeza, innanzitutto, l’eccesso di produzione per pianta, le scarse piogge dell’ultimo periodo. Ciò significa che sul mercato c’è un numero di pezzi piccoli in eccesso, più di quello che il mercato possa assorbire. Ed è una quota rilevante del mercato. Questo cammina di pari passo con il fatto che il prodotto che arriva dall’estero costa meno. Se in Sicilia al produttore vengono riconosciuti 15 centesimi al chilo, in Spagna, Marocco ed Egitto si passa a 5 centesimi. E anche a parità di costo pagato al produttore, i costi della logistica in Sicilia costano molto di più. Un esempio? Per mandare le arance dall’Egitto all’Olanda si spende meno che a mandarle da Catania a Milano”.
Mentre dunque dai nostri agrumeti escono arance troppo piccole per essere vendute ad un prezzo soddisfacente, dall’estero arrivano frutti ad un prezzo nettamente inferiore. Ecco perché spesso le arance rosse siciliane vengono battute dalle straniere. “Teniamo conto anche del fatto che oggi – dice ancora Scuderi – la Grande distribuzione organizzata ha ridotto il periodo di commercializzazione, da sei mesi a tre circa. Ma i consumi familiari non variano di pari passo”.
Una soluzione unica e immediata, secondo il Consorzio che oggi raggruppa 60 operatori commerciali e rappresenta 5 mila ettari di superficie associata con 128 mila tonnellate di produzione (su 1,2 milioni di tonnellate di arance rosse prodotte in Sicilia), non c’è. “Non abbiamo la bacchetta magica – dice Scuderi – ma tre strategie andrebbero applicate. Innanzitutto è necessario guardare alla riconversione degli agrumeti, sostituire quelle colpite dalla tristezza con piante nuove. Altra strada deve essere quella dell’internazionalizzazione: oggi il 92% della produzione è destinata al mercato interno, l’8% appena all’estero. Esportare significa togliere prodotto in eccesso dal mercato, anche senza guadagnare nulla o addirittura perdendo dall’esport ne deriverebbero vantaggi al mercato interno. Infine, ma non ultima, la promozione: mentre in generale si investe in marketing e comunicazione fra il 5 e il 10% del fatturato, nel nostro settore si raggiunge appena lo 0,3% fra istituzioni, consorzi, privati. Non si è ancora capito che è la cosa fondamentale, si cercano ancora le vie brevi come quella della trasformazione industriale”.  
Via breve però non è quella dei canali Horeca, dove una spremuta di arance siciliane è difficile da trovare. “È una strada in salita – aggiunge Scuderi – oggi il gestore di un locale trova più conveniente economicamente vendere succhi pronti, perché ottiene un guadagno più alto e ha meno problemi logistici, di magazzino e di smaltimento degli scarti.  Abbiamo provato a entrare in questo canale, anche con accordi per tenere i prezzi accettabili, ma non è facile”.
Intanto, il Consorzio Arancia Rossa di Sicilia Igp si avvia ad una nuova stagione. Dopo sei anni Scuderi lascerà la presidenza fra qualche settimana perché lo statuto non prevede la sua rielezione. E lascia ai suoi successori la sua “eredità”. “Oggi l’Arancia rossa Igp – conclude – rappresenta l’eccellenza rispetto alle arance rosse, abbiamo lavorato per il posizionamento sul mercato e per spuntare prezzi migliori. La commercializzazione è uno degli aspetti più importanti, oggi troppi operatori piccoli sono costretti ad abbassare i prezzi per sopravvivere. Servono invece poche figure che vendano a prezzi equi, riconoscendo al produttore la giusta dignità. Penso ad un contratto di filiera che deve rispondere anche ad un principio etico e solidale. Oggi al produttore viene riconosciuta la differenza fra il prezzo di mercato che si riesce ad imporre ed il costo dei servizi, è una logica capovolta rispetto alle regole aziendali in cui è il prezzo ad essere determinato dalla somma fra il prezzo di produzione e i tutti gli altri costi. Dobbiamo fare in modo che si inverta questa logica”.
Stefania Giuffrè

Commenti

  1. “A PENSAR MALE SI FA PECCATO, MA SPESSO SI INDOVINA”
    - Sicuramente sapete quale è stato e quale è il maggiore paese europeo importatore delle nostre arance rosse??.... L’Olanda
    - Certamente siete a conoscenza quale paese europeo sta investendo molto sul mercato agrumicolo marocchino?? (vedi società come la Maroc Fruit Europe)……. L’Olanda
    - Vi siete accorti tutti dove la nostra “beneamata” FIAT (oggi FCA) ha da poco trasferito la holding dell’azienda?...... L’Olanda
    Ora signori Meditate su tanto. I GIUOCHI SONO FATTI!. Chi sa che impressione ci deve fare, quale amarcord rivivere, quando vedremo tra qualche anno il piccolo agricoltore marocchino che vendute a buon prezzo (per quel paese) le sue arance, e abbandonato l’asino col carretto, porterà la famiglia al mare con la sua nuova FIAT PANDA oops FCA PANDA, e lavorerà i suoi terreni con i “magnifici” trattori NEW HOLLAND

    QUINDI CHE FARE????

    Secondo il mio umile parere, come nella roulette, bisogna puntare sul ROSSO, ma rosso rosso, sperando che esca.
    Per il mercato estero Tarocco o Sanguinello che non sia rosso sangue, bye bye. Forse se non ce lo vietano per Decreto su ordine di Bruxelles lo possiamo commercializzare solo per uso nazionale. Mettiamoci il cuore in pace e cominciamo a pensare cosa chiedere a gran voce ai politici per farci aiutare noi agricoltori siciliani per riconvertire la maggior parte degli agrumeti coltivati a Tarocco o Sanguinello.
    Cerchiamo di non fare le solite cazzate (tutti a tappeto a chi arriva prima) , ma di fare un serio piano di intervento mirato nel ridurre la superficie coltivata con i suddetti innesti, sino al raggiungimento del fabbisogno di mercato. Stando attenti di valorizzare le microzone con maggior vocazione per le qualità tradizionali.
    Dobbiamo sperare altresì che non riescano nel frattempo a trovare qualche nuovo innesto che diventi rosso anche in quei paesi emergenti, perché se ciò accade ce ne possiamo andare tutti a lumache….

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    Risposte
    1. Con la tua ricetta,solo a lumache puoi andare-
      Un operaio marocchino costa pochi dollari al gg .(all inclusive),mentre un italiano deve trovare i primi 8,00 euri al gg. per pagare i contributi INPS-
      Dogane,frontiere e dazi-ecco cosa puo salvare la nostra economia-tutto il resto,fantasie da salotto-fuori dall'euro,si torna alla lira,ognuno a casa propria,poi vediamo se FCA e Olandesi,fanno ancora gli splenditi-

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    2. Caro MIMMO70 come hai detto tu la mia é solo una ricetta. Una ricetta tra le tante che si possono proporre e vagliare. Siamo nell'euro fattene una ragione. Sono tanti e tali gli interessi economici e finanziari che girano intorno all'euro che fanno valere la nostra agrumicultura meno di un pedone nella scacchiera. Ti ricordo ancora che la storia insegna, tutte le antiche città che sotto assedio si ritiravano all'interno delle mura, prima o poi PERIVANO. Bisogna giocare d'astuzia.

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    3. Caro Ciccio,sai qual'è il più grande problema di questo paese?il continuo ripetersi che non siamo in grado di competere ,e che siamo deboli-
      Allora io dico,da dove viene questa convinzione,che la seconda potenza manufatturiera europea,se ritira dentro le sue mura,è destinata a perire?con i nostri fondamentali manufatturieri(certo l'euro ce li ha indeboliti non poco,ma questa situazione si può invertire) ci ritiriamo in casa nostra,e vedrai che non verranno ad assediarci,ma bensì cj faranno la corte per averci dalla loro parte-non siamo un paese che vive di servizi,ma bensi di manufatturiero,ovvero abbiamo la capacità e le competenze,per offrire al mondo consumatore quello che vuole-tanti altri paesi in europa,non sono in gardo farsi neanche le scarpe,vedi l'Olanda-Distruggiamo l'europa,questa europa,e vedrai se gli olandesi potranno vivere con le società di comodo-e i prestanome-La furbizia lascia il tempo che trova,e la concretezza,la sostanza che impone il passo-

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    4. Caro mimmo70 non voglio essere io a farti cambiare idea, e neanche posso biasimarti, perché anche io la pensavo come te sino a qualche anno fa. Poi girando un po mi sono dovuto ricredere. Noi italiani su alcuni campi abbiamo fatto scuola a mezzo mondo, purtroppo mezzo mondo ha imparato bene la lezione e ora.... .. ma noi qui parliamo di agricoltura che fortunatamente é legata al clima e al territorio, cose che nessuno ci può copiare. Quindi non tentiamo di coltivare banane, ma cerchiamo di fare un prodotto che al momento solo qui viene di qualità e studiamo come imporlo sul mercato. Il genere umano sopravvive anche se non mangia arance rosse, noi periamo se li produciamo e non li vendiamo. P.s. guarda un po da dove arrivano le pere del post che ha messo oggi il dottor Vigo......

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    5. Caro Cicccio,il problema sta nel fatto,che le arance come le tue crescono anche in Marocco,e per quelli i costi di produzioni sono infimi,e tu sei fuori mercato-
      Ma la cosa piu grave ,sta nel fatto,che per mè che coltivo cereali(grano duro) il mio più temuto concorrente è il Canada,no il marocco,un paese avanzato tanto se piu di noi,aloora come la mettiamo?il problema è che noi per stare in questo sistema ,stiamo dissanguando le nostre aziende,le quali,vuoi per la concorrenza sleale dei paesi emergenti,vuoi per una politica fiscale favorevole fatta in paesi avanzati tanto che noi,riescono ad imporsi sul mercato a scapito nostro-
      No ,io non cambio idea,e fra qualche anno,se ci rincontriamo,ricordati di dirmi che avevo ragione-
      ciao-

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  2. Tutti si riempiono la bocca di cosa si dovrebbe fare, ma nell 'immediato un aiuto concreto sarebbe un ritiro straordinario che tarda ad arrivare. Cosa si deve aspettare ancora? a quando il decreto? I nostri sindacati cosa stanno facendo? forse questa situazione di crisi sta facendo "comodo" a qualcuno e di certo nn sono i produttori.

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    1. Egregio Anonimo nessuno, né tantomeno io, si riempie la bocca e scrive in questo blog per fare “Lectio Magistralis” su quale sia la cosa migliore da fare. Ma commenta ed espone il suo punto di vista.
      Mentre si annega è giusto e legittimo chiedere AIUTO a chi che sia, pleonastico sottolinearlo. Ma dobbiamo aprire gli occhi e incominciare ad imparare a nuotare.
      Ci rendiamo conto che FEAGA (Fondo Europeo Agricolo di Garanzia), FEASR (Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale) ecc. ecc. non sono altro che la DROGA che ci mantiene in uno stato di coma indotto e ci rende incapaci di sollevare la testa e vedere in maniera critica la situazione? Viviamo sempre in uno stato di coscienza alterata che ci fa dire che, “per quest’anno è andata così ma speriamo che l’annata prossima sarà migliore”. E’ da più di 40 anni che sento questa frase, la diceva mio padre e l’ho continuata a dirla io……. MA ORA BASTA!
      La stragrande maggioranza delle aziende agricole, SBAGLIANDO, mette in bilancio i premi elargiti da AGEA e i vari contributi Una tantum (risarcimenti per questa o quest’altra calamità), considerandoli utili d’impresa. Ma non si rendono conto che così facendo sono “clinicamente morti”. Questo ti faccia comprendere lo stato isterico-convulsivo in cui cadono questi agricoltori nel momento in cui l’AGEA ritarda i pagamenti.
      Dal 1966 con AIMA, arrivando ad AGEA, considerando O.P., A.O.P. Decreti per il conferimento straordinario, ecc. ecc. secondo te da chi sono gestiti e finanziati? Chi muove le fila delle marionette? Tra un po’ la CEE ci imporrà pure come e quando andare in bagno, e noi tutti per paura di perdere l’elemosina come pecoroni tacciamo. Mi sembra di essere tutti affetti dalla “SINDROME DI STOCCOLMA” proviamo sentimento positivo, nei confronti dei nostri aguzzini.
      Caro Anonimo ti chiedi in tutto questo chi ci guadagna? Di sicuro le grosse holding internazionali, che hanno interesse a mantenere questo stato di cose, per favorire i loro investimenti altrove, e che spesso tengono a libro paga i politici e i dirigenti che ci dovrebbero tutelare. C’è poi Anche il fatto che in una terra che pullula di potenziali “moribondi” gli sciacalli e gli avvoltoi non mancano. Figure squallide che si nutrono e si ingrassano fagocitando i resti del nostro sangue e delle nostre carni martoriate, e che non sto qui ad elencare.

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    2. Alfio dalla regione della Melinda29 marzo 2014 alle ore 19:38

      Oggi 29 marzo 2014 ho avuto il piacere di stringere la mano a Alessandro Scuderi. Credo che i tempi siano maturi per fare squadra. Bravo Ciccio Castiglia ce ne fossero come te: chissà quanti agricoltori SICILIANI piccoli,medi e grandi sono pronti a giocare questa partita?

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