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La Paulownia - 5°

Quali sono i "pro" di questa coltivazione per la produzione da legno?
- La velocità di accrescimento
- Il possibile utilizzo dei sottoprodotti per la produzione di energia, o l'utilizzo dell'intera massa legnosa, qualora venga utilizzato il clone "da biomassa"
- Il quantitativo di tonnellate/ettaro prodotte 60-100 tonnellate/ettaro

Ma in tutti questi "pro", però, non si tengono in conto alcune considerazioni generali:
- i prezzi indicati nei contratti di vendita, verranno rispettati nel tempo dalle società?
- se un agricoltore vuole, ad esempio, vendere la massa legnosa da sè ... a chi rivolgersi? Abbiamo impianti di biomassa in zona, tali da assorbire queste produzioni, o ... realizziamo dei boschi che, al pari degli eucaliptus impiantati negli anni '60-70, verranno poi abbandonati a sè stessi?

Certamente questa disamina fatta in cinque "puntate" non vuole essere negativa, ma una sorta di riflessione sugli investimenti da realizzare nelle proprie aziende agricole.
Capisco benissimo che il momento è difficilissimo e si cerca di diversificare, anche a causa dello'eccessivo (ed ingiustificato) strozzamento dei prezzi dei prodotti agricoli (al produttore) verso il basso, quasi all'azzeramento, ma queste coltivazioni "si sposano"; non siamo in presenza di colture erbacee o orticole, ma di colture arboree a lento rientro economico, e per lo più incerto.

E se a quanto fin qui scritto aggiungiamo che la produzione di energia elettrica da biomassa oggi gode ancora dell'incentivo al Kw prodotto, non dimentichiamoci che impianti di Mw di potenza hanno subìto la "batosta" dello spargimento degli incentivi da parte del Governo, ed oggi i business plan redatti solo qualche anno fa non hanno più senso!

Ribadisco che gli agricoltori che (giustamente) si approcciano a questa coltivazione devono fare bene i conti, devono fare molta attenzione ... ho già visto in trent'anni di attività professionale nascere e morire iniziative "mirabolanti" quali la soia, il girasole, il cotone, l'operazione "pesche/albicocche" di un ex Assessore Regionale, oggi il melograno ... non vorrei che questa venga ad essere annoverata fra qualche anno fra tutte queste "implementazioni agricole" da "prendi i soldi e scappa".

Resto convinto che la produzione legnosa, però, fatta nei dovuti modi ed in zone ben individuate, possa essere una soluzione alla nostra agricoltura a scarso reddito, e ritengo importantissima tale produzione per la produzione di calore, più che di energia elettrica, da potersi realizzare tramite piccole centrali a livello comunale, al fine di fare il "teleriscaldamento" che nei paesi nordici funziona egregiamente.

Quest'ultima soluzione farebbe abbattere i costi/pro-capite di riscaldamento invernale, i costi della bolletta energetica nazionale, riattiverebbe interi territori oggi abbandonati, potrebbe prevenire frane, smottamenti e disastri ambientali.

Insomma: facciamo attenzione alla introduzione di "miracoli agricoli", ma teniamo conto dapprima delle potenzialità di molte altre colture, anche per la produzione legnosa, poi non dimentichiamo i costi a cui si va incontro e ... per far ciò, mi fa piacere dirlo, ci sono in Sicilia la bellezza di oltre 3.100 fra dottori agronomi e dottori forestali ... da consultare!

Commenti

  1. Egregio Dott. Oltre alla sua interessante esplicativa ma ansiogena analisi a puntate in pieno stile soap opera, sulla coltivazione di questa pianta, nell’attesa tra una puntata e l’altra ho fatto alcune ricerche cognitive in merito su internet, visitando alcuni siti di società srl che sponsorizzano e invogliano la coltivazione di questo albero da legno. Da quanto ho appreso da lei e dalle letture in rete, non vorrei sbagliarmi, ma nel coltivare questa pianta non ci trovo niente di eccezionale anzi non mi convince per niente..... "troppe farfalle che volano", troppe ammiccanti cifre sparate a ventaglio. E soprattutto strane sottoscrizione di contratti.

    Intanto é chiaro che nella migliore delle ipotesi si possono fare non più di tre tagli, ovvero dopo il nono anno bisogna ricominciare da capo, se si vuole continuare a coltivare questa pianta e rientrare nei range di guadagno . Ovvero dopo 9 anni di nuovo scasso del terreno, esportazione delle vecchie radici, rifacimento dell’impianto di irrigazione acquisto piantine ecc. ecc. quindi altre 15.000 euro se non di più dato che saranno passati 9 anni. Sé invece si vuole riportare il terreno in pristino stato e utilizzarlo per altre colture, bisogna sempre sborsare dei soldini per estirpare le radici dissodare il terreno ecc. ecc.

    Quindi facendo due semplici conti, partendo dalle ammiccanti prospettive di guadagno divulgate, si ottiene al massimo un guadagno medio-annuo di poco più di 5.000 euro/He intascabili però solo alla fine dei nove anni. Ma sé teniamo conto pure della perdita degli interessi del capitale di anticipazione che maturerebbero in 9 anni utilizzando un tasso medio di interessi offerto per un investimento finanziario a medio rischio, ed il potenziale mancato reddito del terreno (considero un seminativo irriguo), tale cifra scende, se non ho commesso errori, a circa 4.000 euro/He medi-annui. Questo sempre che, le piante crescano bene adattandosi ai luoghi e al clima, non subiscano attacchi da agenti patogeni che ne compromettono la qualità del prodotto, che i prezzi di questo legno non collassino sul mercato, ma soprattutto che NESSUNO DICHIARI FALLIMENTO (intendo la società con cui si è sottoscritto il contratto), altrimenti si perdono capre e cavoli.

    P.S. al momento stanno cadendo dal cielo tante goccioline d"acqua la cosa mi stupisce......caro Dott. non ci faranno male????

    Consiglio di leggere questo articolo

    http://www.repubblica.it/rubriche/startup-stories/2014/08/26/news/crowdfunding_caso_paulownia-94459210/

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