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La Xylella Fastidiosa

Da Wikipedia:

Complesso del disseccamento rapido dell'ulivo (CoDiRO)

La malattia identificata come Complesso del disseccamento rapido dell'olivo (CoDiRO) colpisce le piante di ulivo con un complesso di sintomi strettamente associati all'omonimo ceppo della sottospecie pauca[2], che svolge un ruolo chiave nel causare la patologia[17], mentre è solo marginale, come aggravante della patologia (soprattutto negli esemplari più vecchi), il ruolo svolto da altri fattori, spesso concomitanti, come gli attacchi da larve della falena leopardo (Zeuzera pyrina) e infezioni micotiche di alcune specie fungine[3].
La sintomatologia colpisce con particolare gravità gli esemplari più vetusti, con totale disseccamento degli ulivi secolari, mentre su piante più giovani l'alterazione si limita, spesso, a disseccamenti terminali che, in base alle osservazioni disponibili al 2015, non sembrano innescare il declino generalizzato dell'intera pianta[18].

Sviluppo dell'evento patologico

Focolai puntiformi molto virulenti del Complesso del disseccamento rapido dell'olivo sono segnalati su ulivi in tutto il Salentoe nella provincia di Lecce, con centinaia di impianti già appassiti e morti. Il fenomeno ha iniziato a manifestarsi nel 2009/2010 nell'entroterra di Gallipoli e nella parte occidentale della penisola salentina[2]. L'estensione dei focolai in Puglia è stata aggravata dalle condizioni climatiche dell'inverno 2013-2014, la cui particolare mitezza non è stata in grado di compiere un abbattimento di massa del vettore sufficiente a contenere la diffusione dell'infezione[19]. Al 2015, infatti, alla distribuzione puntiforme dei focolai della provincia di Lecce se ne è aggiunto anche uno inprovincia di Brindisi, nel comune di Oria, che attesta il travalicamento a nord dei precedenti limiti territoriali[20][19].

Ceppo CoDiRO

Il ceppo gemello dell'agente presente in Italia (codificato come ST53[5]) è stato individuato in Costa Rica[6] sull'oleandro, sul Mango, sulla noce macadamia[21], e sul caffè[5]: l'ipotesi di un collegamento tra l'insorgenza del CoDiRO e le importazioni nel Salento di essenze florovivaistiche costaricane, già avanzata dai virologi delCNR di Bari, è stata corroborata dall'individuazione dell'infezione, nei Paesi Bassi, su piante ornamentali di caffé in transito importate dalla Costa Rica nell'ottobre2014[2], e sul caffè[5]. La mancanza di mutazioni genetiche locali fa ritenere improbabile, invece, un adattamento evolutivo avvenuto nel Salento[5].
I principali vettori sono le specie della famiglia Aphrophoridae (il cui nome comune, "sputacchine", rimanda alla schiuma bianca, simile alla saliva di uno sputo, in cui vivono immersi gli esemplari in fase giovanile[2]), in particolare la specie Philaenus spumarius, nota come sputacchina media"[2], specie molto diffusa in Europa[22] e presente con dense popolazioni nella provincia di Lecce, dove ne è stata accertata scientificamente l'efficienza e l'efficacia come vettore del batterio[2][20].
Piante ospiti del ceppo CoDiRO
Oltre all'olivo, il ceppo CoDiRO è stato rinvenuto in molte altre piante ospiti (circa una quindicina, al mese di marzo 2015[5]): mandorlociliegiooleandroVinca minorPolygala myrtifoliaWestringia fruticosaAcacia salignaSpartium junceum[18]. In condizioni sperimentali ne è stata accertata la suscettibilità anche perCatharanthus roseus (Vinca rosea)[18]mirtorosmarinoalaterno[5].
Nell'areale di infezione del Salento il ceppo CoDiRO non sembra affliggere, invece, gli agrumi, nonostante la consociazione di tali piante con colture ed esemplari di olivo con gravi infezioni da Xylella fastidiosa[18]. L'alta polifagia del batterio, già conclamata, fa presagire un possibile ampliamento della platea di specie ospiti, con variazione nell'epidemiologia e nelle manifestazioni della sua patogenicità[5].

Iniziative di contenimento

L'espansione dei focolai del CoDiRO nel Salento, anche oltre i confini della provincia di Lecce, ha spinto all'adozione di politiche di contrasto con un programma teso all'eradicazione del batterio Xylella. Al marzo 2015, tuttavia, a distanza di anni dalle prime manifestazioni, lo sviluppo dei focolai e l'espansione del batterio in una quindicina di specie diverse hanno reso non più raggiungibile l'obbiettivo di eradicazione di Xylella nella provincia di Lecce[23], lasciando aperta la sola possibilità di un suo contenimento[5], mentre rimane perseguibile un suo contenimento nel Salento, dove ormai la sua presenza è da considerarsi irreversibile.
Le misure di contenimento prevedono l'istituzione di fasce geografiche differenziate per intensità delle misure di estirpazione delle piante malate e, in via precauzionale, di quelle sane che si trovino a una certa prossimità con i focolai[23][24]. Sono necessarie anche restrizioni alla libera circolazione di 150 specie florovivaistiche prodotte in Puglia e restrizioni in ingresso alle importazioni in Europa di piante vive suscettibili alla Xylella provenienti da alcuni paesi extra-europei, tra cui Honduras e Costa Rica[23].

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