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Arance: il paradosso, 4° puntata

Come anticipato ieri, ecco uno dei tre aneddoti che devo raccontare.
Un operatore commerciale effettua una trattativa, a fine novembre 2015, sull'acquisto di una "partita" di arance tarocco, da due appezzamenti dello stesso fondo, ma entrambi molto ben curati; arance di ottima qualità e di pezzatura eccellente. Totale dell'acquisto all'incirca 30 "vagoni". Ricordo che un "vagone" equivale a 10.000 chili.
L'accordo viene concluso "a peso" al prezzo di  € 0,30/kg, con raccolta a "scendialbero".
Inizia la raccolta da uno dei due appezzamenti, ma l'operatore commerciale inizia a dire che viene raccolta  provvisoriamente solo una parte delle arance, quelle da rivendere "con la foglia".
Fatta questa raccolta, però, l'operatore commerciale di punto in bianco decide che le arance "non sono più buone", e comunica che non raccoglie più nè l'appezzamento già iniziato, nè l'altro, adducendo la scusa che le arance "sono rotte", probabilmente volendo indicare che è iniziato il fenomeno di "sborsatura".
Certo che appare strano che il 100% dei frutti, così ... in pochi giorni ... manifesti questo fenomeno, tanto che i frutti divengano incommerciabili.
E quindi l'operatore commerciale che fa? Semplice: tramite il suo impiegato (alias mediatore, che non media un bel niente) comunica che non si raccoglie più un bel niente.
E a questo punto intervengono giustissime le rimostranze dell'agrumicoltore.
Innanzi tutto l'appezzamento che è stato raccolto in piccola parte è ormai compromesso nella vendita, infatti nessun altro operatore commerciale andrà a raccogliere dove già le arance più belle sono state raccolte.
Poi una attesa di incasso di circa 90.000 euro (30 vagoni x 0,30 centesimi) viene vanificata, così come la possibilità di coltivare i due appezzamenti nell'annata agraria prossima.

"E come dovrei coltivare senza incassare" mi chiede questo agrumicoltore?
Ma mi chiedo: come mai a Torino le arance sono a € 3,20 al chilo, e a Milano sono a 3,50 euro al chilo???

... domani altro aneddoto ...


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