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Patrimonio rurale in disfacimento

Qualche giorno fa ad Ispica (RG) ho trovato questo rudere, facente parte di un caseggiato rurale ben più grande di quello che si vede in foto, ma tutto nelle stesse condizioni: abbandonato da decenni e decenni, ed in rovina.
Ma quello che succede a questo patrimonio rurale è ben più grave dopo l'avvento dell'IMU: molte abitazioni, molti depositi, molti frantoi, molti palmenti, insomma tantissime costruzioni rurali sono stati distrutti dopo che su di essi si è abbattuta la scure dell'IMU!

E ... una volta distrutta questa archeologia rurale ... non verrà più ricostruita ...


Commenti

  1. Purtroppo, mio egregio Dott., non c'è bisogno di andare sino ad Ispica per rendersi conto "dell'abbandono", dal punto di vista abitativo, delle campagne.
    Basta farsi un giro anche dalle nostre parti per incontrare unità edilizie collabenti come quella riportata nella foto del post. L’aumento di così tanti ruderi, secondo me, non dipende poi tanto delle tasse (IMU nella fattispecie) ma tali manufatti, più o meno interessanti da un punto di vista storico-architettonico, sono “vittime” perlopiù di un cambiamento epocale di approccio alla campagna.
    Mi spiego meglio. Per millenni l’uomo ha vissuto in simbiosi con la “madre terra”, USANDOLA, col massimo rispetto, per soddisfare i suoi bisogni nutrizionali, in primis, ed economici come collaterali. L’ ha coltivata ed “allevata” standole vicino come un essere vivente quale essa in fondo è. Ma Da qualche ventennio l’antico contadino si è trasformato. A messo in atto una metamorfosi, trasmutandosi in imprenditore agricolo, il quale ha smesso di rapportarsi alla terra usandola con rispetto, ma SFRUTTANDOLA cercando di mettere in atto tutte quelle Leggi d’impresa per ottenere il massimo guadagno con il minimo sforzo ad ogni costo. Ciò ha trasformato , nell’immaginario collettivo degli addetti ai lavori, la campagna in una sorta di “macchina” da spremere per fare profitti.
    Pertanto non ha più senso vivere all’interno di un “motore”.
    I piccoli frantoi i piccoli palmenti, magari inglobati in grandi masserie, che per centinaia di anni hanno soddisfatto le esigenze di un territorio non hanno più senso di esistere. Oggi vi sono i mega-opifici computerizzati, le super-stalle robotizzate ecc. e queste sorpassate tecnologie sono destinate inevitabilmente all’oblio. Ma parafrasando il Manzoni mi consta di dire: “Sarà vera gloria? Ai posteri l’ardua sentenza”

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