La Cina coltiva all'incirca 2,2 milioni di ettari di arance e, come abbiamo visto, coltiva anche le nostre arance rosse, che si e no sono coltivate in 45/50.000 ettari.
Ho criticato ampiamente, e moltissime volte, l'introduzione massiccia di pere e mele cilene ed argentine nel nostro paese, introduzione che destabilizza le produzioni locali, a causa dei prezzi bassissimi con i quali si produce in quei paesi.
In questo caso è tutto al contrario: introduciamo in Cina arance, ma le introduciamo a prezzi che per loro sono iperbolici.
Immaginiamo, infatti, quanto costa portare le arance in Cina con un aereo Cargo, e scontriamoci con la realtà cinese, dove le arance vengono ancora coltivate a mano con un esercito di persone pagate a prezzi ridicoli.
Comprendo bene che questa operazione possa essere destinata a mercati di superlusso, quindi di super nicchia, ma non si comprende quale possa essere lo sbocco risolutivo per la commercializzazione delle nostre arance.
Certamente è un passo avanti il fatto che si possano mandare arance in Cina con l'aereo, che impiega 24/32 ore per effettuare il trasporto, e che le stesse arance mandate via nave impiegano dai 25 ai 30 giorni, con tutte le problematiche di "tenuta" (shelf life).
E però sentire dall'on.le Cancelleri del movimento 5 stelle, in un video pubblico su Facebook, "si dimezzano i tempi di trasporto" fa comprendere che l'informazione che lo stesso ha della problematica è assai fievole, così come sentire più volte parlare di "Consorzio Agrumi" invece di "Distretto Produttivo Agrumi di Sicilia" anch'esso fa trasparire la fievolezza delle informazioni in suo possesso.
Anche leggere alcuni post inneggianti all'invasione della Cina con le arance siciliane ... francamente fa ridere ... la Cina con le sue arance ci sotterra ... e se vuole ce le porta in aereo a prezzi stracciati ...
Tutta l'operazione, ahimè preelettorale, è da osservare in due lati:
- il primo positivo, ovvero quello della apertura di nuovi mercati "di supernicchia", quidi con volumi ridotti
- il primo positivo, ovvero quello della apertura di nuovi mercati "di supernicchia", quidi con volumi ridotti
- il secondo negativo, quello di far credere che questa operazione sia la panacea per il settore agrumicolo siciliano, che, invece, sconta problemi strutturali irrisolti, forse volutamente irrisolti
E per chi mettesse in dubbio quanto ho riferito sulle affermazioni dell'on.le Cancelleri può comodamente cliccare sul link che riporto qui sotto e sentire le affermazioni:
caro Corrado, le tue conclusioni sono fuorvianti. Questa non è una operazione preelettorale, e nessuno ha mai fatto credere che questa sia la panacea per la nostra agrumicoltura , che sconta carenze strutturali e infrastrutturali ben più importanti. E' indubbiamente l' apertura di un mercato di nicchia, teso a promuovere un prodotto che per cartteristiche organolettiche, come tu ben sai e come dimostrato da numerosissime testimonianze autorevoli, è di gran lunga superiore a quello cinese. Da come poni la questione, vien da pensare che sia la tua sia una presa di posizione tesa a denigrare questa iniziativa solo perchè proposta da una parte politica non condivisa. Spero di sbagliarmi, cordialità. Fabrizio
RispondiEliminaMmmh!? Già!!
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