Tutti bloccati a casa per effetto del #coronavirus, negozi chiusi, impianti sportivi chiusi, voli aerei quasi azzerati, scuole chiuse, università chiuse, insomma tutte le precauzioni per tentare di ridurre la diffusione del virus e del contagio delle persone.
Ma in mezzo a questa "chiusura coatta" o forzata, che sta avvenendo in tutta Italia, ma anche in altri stati europei e non, c'è la produzione primaria, ovvero quella attività agricola che consente che noi tutti possiamo continuare a rifornirci di cibo.
E nella produzione primaria ci siamo impegnati in tantissimi, dico siamo perchè non sono solo gli agricoltori, i contoterzisti, gli operai assunti nelle varie aziende agricole, ma ci siamo anche noi tecnici agricoli, i dottori agronomi ed i dottori forestali, che giocoforza dobbiamo operare nei campi al fine di non vanificare gli sforzi economici delle aziende agricole e di evitare danni ancor più grandi.
E penso agli agrumeti, in fioritura, ma anche ai frutteti, ai vigneti, agli ortaggi, alle colture da pieno campo in genere.
Ai problemi, quindi, di movimentazione generale delle persone si aggiunge questo: la produzione primaria non può fermarsi, non solo per evitare danni, ma (come già detto) per continuare a far sì che il cibo possa continuare a sfamarci.
E noi dottori agronomi e dottori forestali continuiamo a prestare il nostro servizio nelle campagne, con le precauzioni che l'emergenza sanitaria mondiale (non più solo italiana) ci impone.
Oggi ringrazio tutti, ma proprio tutti, i miei colleghi che in questi giorni continuano a svolgere il proprio lavoro e ... chiedo alle forze dell'ordine, che presidiano il territorio e verificano coloro i quali si spostano per lavoro, di tener conto che la nostra categoria è in questo momento indispensabile.
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