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Quando ero militare, 10° puntata (sottotitolo: la "meteora" Francesco Ferrara)

Il mio incarico da "scritturale", quindi, venne svolto durante tutto il periodo sotto le "dipendenze" del tenente colonnello Sebastiano Distefano, originario di Avola, e consisteva nel preparare i figli di congedo illimitati provvisori, scrivendo su di essi tutti i dati dei ragazzi che ogni giorno passavano la visita di leva e consegnandogli, poi, a fine dei giorni di visita il "magico foglietto" in un grande stanzone, e ad ognuno dicevo "complimenti, abile ed arruolato".
Dieci mesi di timbri in piccoli foglietti di carta, e dieci mesi di nomi e cognomi "per città" di provenienza.
Noi, in quel plesso che era staccato dalla Sommaruga, benchè fosse contiguo, non facevamo attività fisica e la sveglia era alle ore 07.30, anche perchè alle ore 08.00 arrivavano tutti i vari ufficiali, i Carabinieri di supporto ed i civili, iniziando così il lavoro quotidiano.
Ci sono diverse cose che non dimenticherò mai, cose che hanno lasciato amicizie indissolubili, e che vanno raccontate per forza.
Una di queste, e ci vorrà qualche puntata per completarla, è l'arrivo della "meteora" Francesco Ferrara, con il quale abbiamo stretto, poi, una amicizia che ci lega ancor oggi.
Noi del Consiglio di Leva e Selezione avevamo anche il compito di "promuovere" l'eventuale richiesta di fare il servizio di leva presso i paracadutisti, e per un certo periodo abbiamo avuto un paracadutista originario di Misterbianco, Belfiore, un ragazzo silenzioso e che non voleva essere disturbato. Faceva la sua promozione e basta.
Un giorno, dopo che Belfiore venne rimandato a Pisa perchè ormai si avvicinava al congedo, spuntò come una meteora Francesco Ferrara, bardato di tutto punto da paracadutista in pieno assetto di guerra, con tanto di anfibi, in una caserma in cui stavamo tutti con la "drop", la divisa dell'esercito italiano.
Ebbene, nessuno di noi conosceva Francesco Ferrara, nè mai ci saremmo aspettati che quell'arrivo avrebbe condizionato la nostra vita in caserma, e avrebbe complicato anche quella dei vari colonnelli e tenenti colonnelli.
Intanto l'indomani mattina Francesco Ferrara, paracadutista incallito e bardato di tutto punto ci diede la sveglia alle ore 06.15 per fare in cortile la "reazione fisica" per le 06.30.
Eravamo tutti attoniti, visto che la sveglia era di solito per noi alle ore 07.30.
Alcuni, in catanese puro lo mandarono a ... farsi benedire, altri continuavano a  dormire, ma Francesco Ferrara uno per uno ci svegliò, ci tolse le coperte e ci obbligò ad andare fuori a fare questa "reazione fisica", che non facevamo da mesi e mesi.
Una lamentela generale e c'era anche chi, in catanese "arraggiato" gli diceva ad ogni giro "t'anammazzari" o " hammoriri".
Quando ebbe termine questa inutile reazione fisica e quando riuscimmo a far capire che lì noi avevamo solo un ruolo di supporto all'ufficio Leva e Selezione, Francesco "depose le armi" e comprese che da quel mondo operativo di paracadutisti era caduto "a casa", ma in un luogo dove eravamo raccomandati e per molti di noi quel periodo militare era solo una perdita di tempo.
Ma ciò che fece Francesco è solo all'inizio ...

... continua domani ...

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