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Quando ero militare, 28° puntata (sottotitolo: un cognome da controllare)

Dopo la "quattro giorni" passati a Noto,  il rientro a Catania ci fece rimpiombare nella quotidianità, ognuno col suo ruolo, ma con quel ricordo di quattro giorni in giro per la città di Noto.
Io ricominciai a compilare "fogli di congedo illimitato provvisorio", e il tenente colonnello Distefano a voler rientrare a casa alle 11.00/11.30, quindi continuò il "patto segreto" quotidiano.
In quei giorni erano in "visita di leva" i ragazzi di Acireale e, ovviamente, ne conoscevo molti.
Uno di questi era (ed è) nipote di un Senatore della Repubblica. Inutile dire che lo conosco da sempre, come tutta la sua famiglia.
Lui stette sempre al suo posto, rispettò i turni, rispettò gli orari ed i giorni, ma dopo la visita medica, che ne sancì la condizione di "riformato", ovvero che non avrebbe dovuto fare il servizio militare, successe di tutto.
Devo precisare che le visite mediche venivano eseguite dal Colonnello Franco con grande scrupolosità, visite coadiuvate dal alcuni Ufficiali di Complemento medici, di cui ho un ricordo bellissimo.
Inoltre le misurazioni dell'altezza, del peso, della circonferenza toracica, venivano eseguite da alcuni Carabinieri, fra cui l'appuntato Motta, gentilissimo, che poi scoprii abitare a Viscalori (Viagrande).
Ebbene quel ragazzo, di cui ometto il nome, alto, magro, e sempre sorridente, rientrava nella categoria "insufficienza toracica", e venne qualificato come "riformato".
Tutti quelli riformati passavano al vaglio del Colonnello Di Bella, che comandava la piccola casermetta, per verificare l'iter complessivo.
Ecco che quel "cognome" venne notato dal Colonnello Di Bella e, sapendo che ero di Acireale, venne tutto rosso in viso, arrabbiatissimo (come suo costume, perchè era sempre arrabbiato), e mi disse "vai a prendere questo ragazzo e me lo porti qui davanti a me, subito!"
Andai da lui, che era in cortile ad attendere, e gli dissi di seguirmi; e lui sempre sorridente.
Lui mi seguì ed appena entrati nella stanza del Colonnello Di Bella, carpetta aperta, il colonnello chiese al ragazzo innanzi tutto se fosse parente del Senatore della Repubblica. Lui rispose "si, certo".
Ma il colonnello disse "si risponde con un "signor sì signor colonnello"".
Il ragazzo sorrise e disse "ma non è che sono un militare, comunque signor sì signor colonnello".
A sentire questo "non è che sono un militare" un pugno sul tavolo del colonnello fece saltare per aria tutti, soprattutto le penne poste nel portapenne ed i vari timbri.
Il colonnello disse al ragazzo di spogliarsi di nuovo per verificare nuovamente le misurazioni che ne avevano sancito la "riforma", atto questo che segnava una mancanza di fiducia al carabiniere di servizio lì da anni.
Comunque l'appuntato, visibilmente disturbato, eseguì innanzi al colonnello la misurazione e ... guarda un pò ... erano quelle stesse indicate nella scheda presente nella carpetta; nè un centimetro in più, nè un centimetro in meno. E guarda caso anche il peso corrispondeva.
Il colonnello non si diede pace e gli fece di nuovo verificare le misure, girando intorno al ragazzo, rimasto in mutande ...
Niente da fare, il colonnello aveva "fatto acqua" e non si voleva arrendere, ma davanti all'evidenza, divenuto rosso/violaceo in viso, chiuse la carpetta e, dopo che il ragazzo venne fatto rivestire e mandato via, mi disse "voi acesi ..." ed io risposi "mi dica pure acitani", e poi aggiunsi "ha visto che era tutto giusto, come sempre è diffidente".
Lui mi interruppe e mi mandò via con un gesto con la mano.

... domani continua ...

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