Dopo la disamina dei costi fatta nei giorni scorsi, e prima di passare ai "pro", è da porre in evidenza altri quattro aspetti importanti della coltivazione di questa pianta da legno.
Innanzi tutto non essendo una pianta autoctona non sappiamo, ancor oggi, quali insetti polifagi, o "minatori" possano interessare le foglie o il fusto/tronco, e pertanto non possiamo ipotizzare alcuna lotta antiparassitaria nè per quanto riguarda i costi da sostenere ad ogni eventuale trattamento (ovviamente dipende dal principio attivo da utilizzare), nè per quanto riguarda la ripetizione degli stessi durante la coltivazione e l'accrescimento di queste piante. Quindi questo dato, almeno per oggi e per la nostra regione, è del tutto sconosciuto.
Altro aspetto importante scaturisce da una domanda: "che fine faranno le piante a ciclo esaurito".
E mi spiego meglio: non è che dopo il terzo taglio della massa legnosa la pianta muore, o cessa di ricacciare; dopo il terzo taglio, almeno per la produzione di legno da industria, non viene più presa in considerazione la produzione stessa, e(forse) solo per quella da biomassa.
E allora la domanda "che fine faranno le piante a ciclo esaurito" è d'obbligo.
Si dovrà provvedere alla loro eliminazione, a costi aziendali ovviamente, e con quali costi?
E le radici, che a detta di chi la introduce o ne ha già fatto la prova di coltivazione, sono assai fittonanti, sembrerebbe che si approfondiscono nel terreno per oltre 4-6 metri (ci devo credere?), come verranno tolte? A che costi?
E queste piante, così veloci a crescere e ripullulare, diverranno piante infestanti? Avremo una sorta di eucaliptus o di ailanthus "2.0"???
E ... terzo aspetto ... durante la fese produttiva dei tre cicli di taglio ... se le società che oggi forniscono le piante e redigono il contratto di acquisto ... fallissero?
Quale garanzia "a lungo termine" ha ogni singolo produttore?
E ... quarto aspetto ... se le superfici aziendali da destinare a questa coltura devono necessariamente essere "discrete", perchè non possiamo pensare di coltivare un ettaro soltanto, e poi vederci raccolta la produzione (da legno da industria o da legno per biomassa), pensiamo che alle società che oggi propongono la coltivazione di questa pianta ... converrà spostarsi per produzioni ridotte?
Ovviamente l'introduzione di questa coltivazione va commisurata alle potenzialità del territorio, alla disponibilità degli imprenditori agricoli, ma anche e soprattutto al sistema di raccolta, concentrazione e trasporto delle masse legnose. Ed ovviamente ... se non si comincia ... non "si arriva" mai ...
... domani continua ...
Questa 4a puntata è stata proprio negativa...
RispondiEliminaIn attesa dei Pro
Michelangelo